Federico Fubini e Fiorenza Sarzanini per www.corriere.it
mario draghi
Ci sono almeno quattro fronti che coinvolgono l’Italia dopo la decisione della Russia di invadere l’Ucraina. E vanno oltre il ruolo diplomatico che il nostro Paese può svolgere al fianco dell’Unione Europea e della Nato. Perché riguardano le conseguenze pratiche che la guerra può avere per i cittadini e per i militari italiani.
Il presidente del Consiglio, Mario Draghi, durante l’informativa urgente alla Camera sulla crisi in Ucraina, ha specificato che «le forze italiane che prevediamo essere impiegate dalla Nato sono costituite da unità già schierate in zona di operazioni - circa 240 uomini attualmente schierati in Lettonia, insieme a forze navali, e a velivoli in Romania». Naturalmente per un’eventuale coinvolgimento nelle operazioni della Nato serve un voto del Parlamento che autorizzi la missione.
A questo contingente -come ha specificato nei giorni scorsi anche il ministro della Difesa, Lorenzo Guerini - potrebbero aggiungersi altre forze «che saranno attivate su richiesta del Comando Alleato. Per queste, siamo pronti a contribuire con circa 1.400 uomini e donne dell’Esercito, della Marina e dell’Aeronautica, e con ulteriori 2.000 militari disponibili». In tutto si tratta di poco meno di 4.000 soldati.
ITALIA GUERRA RUSSIA UCRAINA
Draghi, parlando nella giornata di giovedì, ha detto che «con gli Alleati della Nato ci stiamo coordinando per potenziare immediatamente le misure di sicurezza sul fianco Est dell’Alleanza e stiamo rafforzando il nostro già rilevante contributo allo spiegamento militare in tutti i Paesi Alleati più direttamente esposti».
Mercoledì 23 febbraio la 173rd Airborne Brigade ha comunicato che «circa 800 soldati della 173/a brigata aviotrasportata Usaf di stanza a Vicenza sono in partenza per la Lettonia, dove saranno dispiegati per rafforzare le capacità difensive dell’alleanza Nato, in seguito al peggioramento della crisi tra Russia e Ucraina».
Sigonella, pur essendo una struttura «non avanzata» in relazione allo scenario attuale, da giorni vede partire diversi droni «Global Hawk» per la sorveglianza dell'aria interessata crisi internazionale in atto.
Le bollette e l’aumento in due mesi. Le centrali a carbone
mario draghi 3
Il prezzo del gas naturale in Europa si è impennato del 30,5% in poche ore dall’attacco russo su Kiev e le altre città ucraine, salgono molto tutte le materie prime e il petrolio Brent a 104 dollari supera un’altra soglia psicologica.
Gli scenari di guerra fanno prefigurare un’accelerazione dell’inflazione. E si può prevedere che nel giro di due mesi salirà in maniera considerevole il prezzo delle forniture di gas e quindi le bollette. (Qui l’approfondimento dell'Italia sulle conseguenze economiche per l'Italia della guerra).
La crisi ucraina sta portando a una svolta che farà discutere anche nelle politiche energetiche dell’Italia. In Parlamento Mario Draghi ha dato il senso dell’emergenza in corse sui prezzi del gas e dunque dell’elettricità (che in Italia per circa metà, una quota record, viene prodotta proprio dal metano). «Potrebbe essere necessaria la riapertura delle centrali a carbone, per colmare eventuali mancanze nell’immediato – ha detto il presidente del Consiglio - Il governo è pronto a intervenire per calmierare ulteriormente il prezzo dell’energia, ove questo fosse necessario, e sì questo è necessario».
BORSA GUERRA RUSSIA UCRAINA
In sostanza Draghi ha dato due indicazioni di peso: la prima è che con i prezzi del gas naturale in Europa sopra i 100 euro a megawattora, potrebbero diventare necessari presto nuovi sussidi almeno alle famiglie più vulnerabili e alle imprese energivore. E questa volta non sarà più possibile deliberarli senza prevedere uno scostamento di bilancio, cioè più deficit e più debito pubblico rispetto al previsto.
Ma la seconda novità è proprio la nuova apertura al carbone, la fonte fossile più inquinante in termini di emissione di CO2 nell’atmosfera. Il peggioramento delle condizioni geopolitiche e l’assenza di alternative alle forniture russe – punto d’arrivo di anni e anni di miopia strategica dell’Italia su questi temi – sta producendo un ritorno al carbone. Non solo in Italia, per la verità: anche in Germania le centrali più inquinanti stanno tornando ad operare e probabilmente mai tanto carbone era stato bruciato in Europa e al mondo come in questi mesi. Con buona pace della transizione “verde”.
Il crollo delle Borse
In tutti i mercati finanziari oggi 25 febbraio è tornata un po’ di distensione. Sia sulle Borse europee, che risalgono tutte di circa il 2% (inclusa Piazza Affari). Sia sul mercato dei titoli di Stato, dove lo spread fra Bund tedeschi e Btp italiani a dieci anni torna a distendersi verso quota 160 punti base, dopo essere arrivato a una punta di 180 nella giornata di ieri.
RUSSIA UCRAINA CONSEGUENZE ITALIA
Sia, infine, sui mercati delle materie prima dove le quotazioni del gas naturale e del greggio (Brent) sono in parziale ripiegamento dopo le fortissime fiammate di ieri. Le piazze finanziarie internazionali tirano un sospiro di sollievo perché iniziano a pensare che le sanzioni europee contro Mosca non saranno così dure da portare un duro colpo alla stabilità del sistema finanziario russo.
Ieri subito dopo la notizia dell’attacco sferrato da Putin erano andate molto giù tutte le principali piazze azionarie alla notizia dell’attacco all’Ucraina. Poco prima delle 11 di mattina Londra perdeva il 2,5%, Francoforte perdeva il 3,5%, Parigi il 3,1% e Piazza Affari quasi il 3,9%.
Molto peggio naturalmente la Borsa di Mosca che era crollata del 45% con il rublo che sprofonda in previsione di nuove sanzioni in arrivo contro la Russia.
Anche lo spread fra Bund tedeschi e Btp italiani a dieci anni era risalito rapidamente dai 164 punti dell’apertura ai 174.
I profughi in arrivo dall'Ucraina e i ricongiungimenti familiari
guerra russia ucraina - donna ferita
Ricongiungimenti familiari tra gli ucraini che già si trovano in Italia e i loro parenti che sono invece in patria: è questa l’emergenza che potrebbe coinvolgere nei prossimi giorni il Viminale.
Secondo l’ultimo censimento Istat nel nostro Paese «ci sono circa 236mila persone, per il 75% donne. La regione che ne ospita il numero maggiore è la Lombardia, seguita da Campania ed Emilia Romagna».
È possibile che molti presentino domanda e - trattandosi di motivi umanitari - è prevedibile che le istanze debbano seguire una corsia preferenziale.
persone rifugiate nella metropolitana a kiev 1
Sulla distribuzione dei profughi dovrà invece essere l’Europa a decidere ma la divisione in quote non è mai stata accettata dal blocco dei Paesi dell’Est e quindi appare difficile che adesso si riesca invece a raggiungere un accordo concreto.
Il blocco dei Tir e la distribuzione delle merci
Le Regioni chiedono al governo di intervenire con urgenza per scongiurare il blocco degli approvvigionamenti. Lo dice in maniera netta il presidente della Conferenza e governatore del Friuli Venezia Giulia Massimiliano Feriga: «La situazione che si sta determinando a seguito dell’aumento delle tariffe dell’energia elettrica e del rincaro dei carburanti sta diventando preoccupante anche in relazione alle proteste degli autotrasportatori. C’è il rischio di possibili blocchi di approvvigionamento e di circolazione delle merci, in particolar modo nelle Regioni del Mezzogiorno. Chiediamo che il Governo attivi al più presto su questi temi un tavolo di confronto con le Regioni coinvolte».
putin