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Gianluigi Nuzzi per "la Stampa"
Quest' ennesima mattanza di corpi violati si poteva evitare. E c' è poco da meravigliarsi se i telefonini di Barbablu, al secolo Antonio Di Fazio, il ricco violentatore seriale che narcotizza le vittime per poi palpeggiarle e fotografarle, sfornano gli scatti di altre vittime.
In tutto, nell' ordine di cattura il giudice Chiara Valori indica 54 foto riconducibili a quattro vittime, una nel 2019, le altre negli anni successivi, ma sarebbero molte di più. Oggi tre ragazze si faranno avanti in procura e solo lì si capirà se sono tra le ritratte nei telefonini o altre.
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Ma questa storia va avanti da più tempo e a più riprese erano emersi gli atteggiamenti quantomeno borderline di questo imprenditore farmaceutico, classe 1971, che vede nel suo passato almeno dal 2009 le prime segnalazioni, le prime denunce vuoi per stalking o per sequestro di persona. Indagini poi archiviate per mille motivi ma che adesso potrebbero venire rivitalizzate in una prospettiva tale da indurre il procuratore aggiunto Maria Letizia Mannella ad allargare il fronte dell' inchiesta.
Per stagliare un primo orizzonte bisognerebbe bussare a un ingresso secondario dell' ambasciata americana di via Veneto a Roma, dal quale si accede ai discreti uffici dell' archivio: in un' annotazione informativa ormai ingiallita, risalente al decennio scorso, si fa riferimento proprio a lui.
Gli americani inciampano su Di Fazio dopo il suo rocambolesco rapporto con una cittadina di Chicago di origini italiane, iniziato con il classico «due cuori e una capanna» e matrimonio, ma in sei mesi precipitato in incubo, sfociando in separazione e reciproche querele.
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La signora aveva denunciato il marito per stalking e persino sequestro di persona, ma l' imprenditore era riuscito a riequilibrare i ruoli, perché mentre la donna si medicava in ospedale, era corso a denunciarla a sua volta, sostenendo di esser stato da lei aggredito a colpi di spray al peperoncino.
Di Fazio respingeva ogni accusa ma negli Usa l' ex moglie, forte del padre avvocato di Chicago, aveva raccolto ampi sostegni. Partirono anche raccolte di fondi per tutelare la connazionale che voleva portare l' imprenditore farmaceutico in un' aula di giustizia. Il giudice archiviò entrambe le posizioni.
Insomma, uno scontro senza esclusione di colpi, dal quale emerge però un aspetto certamente interessante: ritroviamo infatti un' inattesa analogia con la dinamica giudiziaria dell' ultimo episodio al vaglio ora degli inquirenti. Infatti, la giovane studentessa bocconiana di 21 anni, appena dopo aver denunciato gli abusi sessuali è stata denunciata da Di Fazio per un' improbabile estorsione, pur di delegittimarla.
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Ma non è stato creduto. Del resto, Di Fazio non ha mai avuto alcuna particolare considerazione del gentil sesso e le scelte estreme hanno sempre caratterizzato la sua esistenza. L' aveva capito anche una sua ex fidanzata quando si era ritrovata pedinata da un investigatore privato, che tra l' altro le aveva piazzato numerose microspie in casa per ascoltarne ogni respiro.
L' imprenditore temeva che la donna lo tradisse e per questo aveva arruolato un' agenzia di investigazioni che controllava tutti i movimenti con telecamere collocate nell' appartamento.
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Anche questo era un campanello d' allarme rimasto inascoltato. Sono passati 12 anni da quell' episodio ma l' idea sul mondo femminile è sempre la stessa. Lo capisce bene anche e proprio l' ultima vittima quando si ritrova nella casa dell' aguzzino di via Tamburrini, la sera di venerdì 26 marzo.
Di Fazio vuole impressionarla con il suo tenore di vita, le auto di lusso, il grande appartamento dietro al parco Sempione. «Eh vedi, i soldi... i soldi... a voi donne interessano solo gli uomini con il denaro», le dice tronfio, in una curiosa inversione psicologica dove attribuisce agli altri quello che forse pensa lui stesso.
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Lei strabuzza gli occhi, incredula: «Ma guardi - gli risponde - il mio ragazzo non è certo ricco, anzi, ha origini umili ma assai oneste e dignitose e se lo amo non è certo per i soldi». Ed è un dettaglio che rimane impresso nella mente di Di Fazio per giorni e giorni, almeno fino al 5 aprile, quindi dopo la denuncia, quando conversando con la propria fidanzata al telefono, cerca di ridimensionare le accuse e riferendosi al fidanzato della vittima lo liquida con disprezzo, come un «pecoraro senza soldi».
Un brutto incubo che vedrà farsi avanti diverse vittime. Di oggi, di ieri e di anni fa. Donne che magari non avuto il coraggio di denunciare. «Sono sconvolta per chi ho incontrato - afferma la studentessa di 21 anni - ma sono anche fiduciosa nei magistrati e negli inquirenti, stanno lavorando con grande attenzione». Poi, un sorriso dolce e ferito, saluta e torna a studiare.
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