Fabrizio Dragosei per il "Corriere della Sera"
cartello di vladimir putin
Sono passati solo tre mesi ma la Russia sembra essere piombata in un'altra era geologica. Certo, anche prima dell'Operazione militare speciale in Ucraina iniziata il 24 febbraio c'erano le sanzioni occidentali.
Ma i cambiamenti di queste 15 settimane hanno portato il Paese in una situazione che molti paragonano a quella degli anni più bui della Guerra Fredda. Per ora i negozi sono ancora relativamente ben forniti ma presto buona parte dei prodotti che provengono dall'Occidente non si troveranno più.
mc donalds in russia
E la stessa cosa capiterà nell'industria che già fatica a procurarsi pezzi di ricambio. Inclusa quella estrattiva da cui dipende la sopravvivenza stessa dell'economia russa. Le notizie sono arrivate prima a blocchi, con gli annunci delle restrizioni che scattavano da un giorno all'altro e delle aziende che se ne andavano.
Poi è proseguito uno stillicidio di pessime novità per l'intera nazione e per i singoli consumatori. Niente più collegamenti aerei diretti con il 90 per cento del mondo, niente più Ikea, McDonald's e jeans Levi's. Fine dello shopping compulsivo al Gum, al Crocus Village di Mosca e negli altri centri del lusso dove «tutti» avevano dovuto aprire, da Louis Vuitton a Ferrari e Lamborghini.
levis
Solo per andare a Helsinki oggi ci vogliono ore e ore di treno se non si vuole volare tramite Istanbul o Erevan in Armenia. Non si trovano i bottoni, manca il mastice per le otturazioni dentarie.
Se prima si discuteva della bandiera sotto la quale dovevano sfilare gli atleti russi, ora il problema è risolto drasticamente: fuori tutti da tutti gli sport (o quasi). Anche il campionato di calcio russo cambia faccia. Entro fine giugno se ne andrà buona parte dei giocatori stranieri.
ikea in russia
«Back in the Ussr», solo che ai tempi dell'Unione Sovietica a Mosca e Leningrado venivano a giocare anche i fenomeni ucraini. Belanov di Odessa e Blokhin di Kiev, entrambi vincitori del Pallone d'oro, tanto per fare due nomi. Oggi, se pure ci fosse un fenomeno russo, non sarebbe nemmeno preso in considerazione dalla giuria.
Ben più serie le carenze nell'industria. Via tutte le compagnie petrolifere straniere che collaboravano (e fornivano la tecnologia) nello sviluppo dei giacimenti: Shell, Bp, Total. Stop alle ricerche nell'Artico (l'ambiente ringrazia) e a nuovi stabilimenti di liquefazione del gas per poterlo vendere anche senza i gasdotti.
la russia dopo le sanzioni 8
La Russia esporta ancora tanto metano e tanto petrolio (i cinesi fanno affari d'oro comprando l'Urals scontato a 70 dollari il barile) e riceve montagne di valuta. Ma forse questo non durerà, perché i clienti diminuiranno, anche per paura di finire a loro volta sanzionati. E i pozzi non riusciranno a funzionare a regime.
la russia dopo le sanzioni 7
Come pure i voli interni: Aeroflot e gli altri da anni usavano velivoli occidentali. Sta crollando l'import, anche se Putin sostiene che «tutto va bene» e la Russia si sta organizzando per commerciare con nuovi partner: «Espanderemo la cooperazione con i Paesi che sono interessati».
la russia dopo le sanzioni 6
Ma il suo stesso ministero delle Finanze dice che in aprile lo Stato ha incassato il 33% in meno di Iva sulle importazioni. Ogni giorno arriva una brutta notizia per i cittadini ordinari che hanno sempre più difficoltà a trovare lavoro, visto che in migliaia sono a spasso per la chiusura di molte aziende.
Tra breve rimarranno disoccupate anche le donne impegnate nel settore dell'utero in affitto, che in Russia è legale. Una legge appena passata in prima lettura alla Duma vuole proibire agli stranieri di rivolgersi alle russe per questa pratica.