Carlo Tarallo per “La Verità”
ADDESTRAMENTO DEL BATTAGLIONE AZOV
Avranno poco più di 10 anni, i bambini e le bambine che il battaglione Azov ha addestrato a combattere nei suoi «campi estivi», tra fucili, mitra, finte granate e tanta tanta disciplina militare.
A educarli alla battaglia, militanti della formazione neonazista ucraina, tra svastiche tatuate e aiuole a forma di Wolfsangel, la famigerata «trappola per i lupi», stemma del Battaglione Azov adottato inizialmente dal nazismo e in seguito da alcune unità militari Ss della Germania hitleriana.
Non manca, come potrebbe, un bel tatuaggio con la scritta «White Pride» sulle gambe di una ragazzina: «Orgoglio bianco», slogan molto utilizzato dalle organizzazioni bianche separatiste, nazionaliste, neonaziste e suprematiste per promuovere punti di vista razzisti.
BATTAGLIONE AZOV
Il video realizzato nel 2017 dal Guardian è un documentario molto interessante per capire quali sono gli ideali che venivano inculcati ai ragazzini e alle ragazzine che sceglievano (loro o i loro genitori) di partecipare a questi campi estivi, ma anche per sottolineare come sia cambiata, in questi ultimi due mesi, l'opinione delle leadership politiche e intellettuali occidentali rispetto al neonazismo: le sacrosante condanne senza appello si sono trasformate prima in una sorta di tolleranza e poi addirittura in una glorificazione delle gesta del Battaglione Azov, le cui lodi sono state cantate, scritte e twittate da opinionisti e direttori di giornali progressisti, moderati e sedicenti tali.
VOLONTARI DEL BATTAGLIONE AZOV
Il campo estivo di Azov ricorda i campi scuola dell'Opera nazionale Balilla dei tempi del fascismo, e pure la Hitler Jugend, la Gioventù hitleriana, organizzazione giovanile fondata dai nazisti per accogliere i giovani a partire dai 10 anni, e addestrarli alla vita militare, anche se uno dei responsabili, nel video, a domanda sui simboli nazisti tatuati sul corpo dei militanti, risponde che «ognuno può tatuarsi quello che vuole, ma quelli che lavorano coi ragazzi non hanno svastiche, simboli delle Ss e così via».
battaglione azov
In realtà li hanno, come si vede nel filmato, ma quello che se possibile impressiona ancora di più è vedere questi bambini impegnati in simulazioni di combattimenti in battaglia, lanci di granate, evacuazioni, alzabandiera, esercitazioni con le armi e le maschere antigas. Ordine e disciplina militare, un bel lavaggio del cervello a base di inni e motti di battaglia, e sotto gli elmetti appaiono i visi di bambini e bambine alcuni dei quali, probabilmente, ora sono al fronte sotto le bombe vere.
UN MEMBRO DEL BATTAGLIONE AZOV
C'è anche la simulazione di come si tenta di sopravvivere al lancio di una granata da parte del nemico: un urlo e tutti a terra, e se un compagno è ferito si impara a portarlo via tentando di fargli meno male possibile. Ci sono punizioni severe, ad esempio, per chi viene pizzicato con le sigarette: il bambino malcapitato viene costretto a effettuare faticosi esercizi, e insieme a lui anche i suoi amici, pure se non c'entrano nulla.
«Solo i nazionalisti», dice un istruttore, «possono dare qualcosa al nostro Paese. Non i democratici, non i liberali, perché ci insegnano un'altra cultura, ma noi abbiamo la nostra cultura». E i piccoli azovisti? Qualcuno dice che tornerà anche il prossimo anno, altri invece no, non lo faranno, perché «è monotono».