Tonia Mastrobuoni per “la Repubblica”
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Un documentario racconta la vita sessuale al di là del Muro: molto più libera ed emancipata che a Ovest «Sbronze e storie di letto»: quando chiesero alla poetessa Katja Lange- Müller di riassumere la vita nella Germania Est, lei rispose così. Il comunismo piccoloborghese del dittatore dalla vocina stridula, Erich Honecker, nascondeva un segreto. E la bohème della berlinese Prenzlauer Berg, cui Lange-Müller apparteneva, non c' entra nulla. C' entra invece la liberazione delle donne, la Aleksanda Kollontai e le femministe di là del Muro, ma anche il socialismo reale e la sua utopia.
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Fatta di donne che lavoravano come e quanto gli uomini dalla fine della Seconda guerra mondiale, quando di uomini ce ne erano pochi; che perciò - al netto della solita disparità di salario e di mansioni - trattavano con loro alla pari, desideri sessuali inclusi. Che potevano approfittare di asili nido, doposcuola e altre misure di welfare per non doversi occupare sempre dei figli e trovare il tempo per l' amore, le avventure, una vita erotica più libera e soddisfacente delle altrimenti più prospere e mobili tedesche dell' Ovest. Secondo uno studio sociologico comparativo del 1990, le cittadine della Ddr avevano il doppio degli orgasmi delle omologhe della Bundesrepublik, per dire.
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Lo racconta il documentario Do Communist Have Better Sex? di André Meier, citato dal New York Times. Il quotidiano americano ha constatato come le donne dell' Ovest «facessero meno sesso, e con minore soddisfazione, di quelle donne che dovevano mettersi in fila per la carta igienica». E che anche in fila dovevano stare attente alle spie della Stasi. Ma che poi, raccontano le intervistate, avevano più occasioni, più tempo, e meno riprovazione sociale.
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Divorzio, aborto, maternità singole, storie extraconiugali e avventure estemporanee non erano giudicate troppo male, nella Ddr. Anzi, erano un passatempo nazionale, una consolazione per chi poteva. E ora, le donne dell' Est ex avventurose intervistate dal New York Times raccontano delle figlie che hanno un vita molto diversa, ora che è tutto Ovest.
«Lavorano e lavorano» e hanno pochissimo tempo libero. Le figlie, interpellate anche loro, notano come le madri avessero impieghi fissi, case poco esaltanti ma garantite, assistenza pubblica. Mentre loro passano «da contratto a contratto», non se la sentono di fare figli, non hanno la testa per le avventure. Se fanno le studiose, ricordano come i loro predecessori sottolineassero «l' importanza del contesto socioculturale del piacere sessuale ».
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Lo dice Agnieszka Koscianska, antropologa dell' università di Varsavia, spiegando il punto di vista dei sessuologi dell' Est: «Sostenevano che anche le migliori stimolazioni non aiutano una donna a raggiungere il piacere se è stressata, lavora troppo, è preoccupata per i soldi e il futuro». E sono affermazioni che possono creare Ostalgie, nostalgia alla Goodbye Lenin, per una volta per buoni motivi.
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