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    TU MENI E IO TI INCASTRO – LE VIOLENZE COMMESSE DALLE SUORE NELL’ISTITUTO RELIGIOSO "SANTA MARIA DELLA PROVVIDENZA" DI ISCHIA SONO STATE SCOPERTE GRAZIE A UNA BAMBINA CHE È RIUSCITA A FILMARE CON UN CELLULARE GLI SCHIAFFONI CHE LE CONSORELLE DAVANO AI PICCOLI – DOPO LA DENUNCIA I CARABINIERI HANNO INSTALLATO DELLE TELECAMERE PER FILMARE COSA STESSE ACCADENDO MA LE SUORE LE RIMUOVEVANO PENSANDO DI INSABBIARE TUTTO...


     
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    Fulvio Bufi per il “Corriere della Sera”

     

    istituto religioso santa maria della provvidenza 1 istituto religioso santa maria della provvidenza 1

    È una storia di violenza e di bambini. Bambini vittime di violenza, ma anche bambini che quella violenza l'hanno denunciata e fatta scoprire. Ischia, Istituto religioso Santa Maria della Provvidenza, comunità educativa che ospita soprattutto bimbi in attesa di adozione o in affidamento a seguito di provvedimenti giudiziari.

     

    suora suora

    È un posto gestito e governato da suore, e le suore sono le protagoniste di quegli episodi di violenza denunciati da una bambina, confermati da altri, accertati dai carabinieri e sui quali la Procura di Napoli ha aperto un'inchiesta che ieri ha portato all'arresto di una delle suore dell'istituto e al divieto di dimora in Campania per altre tre, compresa la madre superiore, Angela De Bonis. Sono tutte accusate di aver picchiato in più occasioni i piccoli a loro affidati. Schiaffi sul viso e alla nuca, calci, capelli tirati, colpi dati con le pantofole sulle manine, nello stile delle bacchettate di un secolo fa.

    istituto religioso santa maria della provvidenza 3 istituto religioso santa maria della provvidenza 3

     

    I bambini avevano paura, ma non avevano a chi chiedere aiuto. Anche chi non viveva nella comunità, ma la frequentava soltanto durante il giorno per poi tornare a casa nel pomeriggio, e quindi poteva parlarne in famiglia, ha avuto difficoltà a essere creduto. E proprio questa difficoltà ha spinto una bimba di 9 anni a industriarsi affinché la madre la ascoltasse, anziché liquidarla ogni volta che lei le raccontava di come si comportavano quelle suore.

     

    istituto religioso santa maria della provvidenza istituto religioso santa maria della provvidenza

    E così, quando in un giorno del luglio scorso suor Maria Georgette Rahasimalala, cinquantacinquenne del Madagascar che all'istituto aveva mansioni di lavapiatti, si è accanita contro un bambino di cinque anni perché le aveva tirato il velo, e poi anche con il fratellino di otto che tentava di fermarla, colpendolo con tale violenza da fargli sanguinare il naso, la bambina ha filmato tutto, ogni attimo di quel comportamento selvaggio andato avanti nonostante ognuno dei piccoli presenti urlasse di smetterla.

     

    istituto religioso santa maria della provvidenza 2 istituto religioso santa maria della provvidenza 2

    Ma le suore se ne sono accorte e le hanno sequestrato il cellulare, restituendoglielo soltanto dopo averle imposto di cancellare le immagini, convinte che questo bastasse per nascondere anche quell'ennesimo episodio di violenza. Perciò ora sono ritenute tutte complici: oltre a suor Angela, anche Noeline Razanadraozy, 52 anni, pure lei del Madagascar, e la filippina quarantottenne Alice Albaracin Curay. Non immaginavano che la bambina avesse installato una app in grado di recuperare i file eliminati.

     

    carabinieri carabinieri

    Così quel video ha potuto farlo vedere alla madre che a sua volta si è confidata con una amica, inviandole le immagini e confessandole di aver paura di denunciare tutto, ma anche di continuare a mandare sua figlia da quelle suore. L'amica invece dai carabinieri ci è andata eccome. E ha raccontato tutto.

     

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    Durante le indagini le suore hanno scoperto le videocamere installate dagli inquirenti nell'istituto e le hanno rimosse. Ma non è bastato a tirarle fuori dai guai. Come a suor Georgette non è bastato andare a nascondersi a Roma. Così come ignorava l'esistenza delle app che recuperano i file, ignorava anche che esiste la geolocalizzazione. Che ha permesso ai carabinieri di rintracciarla rapidamente.

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