Estratto dell'articolo di Giorgio Terruzzi per il “Corriere della Sera”
carlos sainz vince a singapore
Stato di grazia. Quando i gesti, persino i più complessi, si fanno armonici, certi; quando i pensieri volano alti, istintivi e felici; […] Sembra innamorato Carlos Sainz mentre stupisce e vince. Una trasformazione sorprendente quanto l’aerodinamica della sua Ferrari. Luce negli occhi, una sicurezza da leader, la reputazione ribaltata nel giro di un mese per regalare all’enorme famiglia rossa ciò che era atteso da Leclerc.
Abbiamo una inversione di ruoli ma anche una modalità molto diversa. Carlos non infiamma, procede per calcolo e misura, con una padronanza mentale svelata da comunicazioni audio in corsa simili a bollettini da calma piatta. Nessuna sbavatura, una ratio dominante, ciò che gli ha permesso di evolvere dentro la stagione più critica, quella che avrebbe potuto trasformarlo in un gregario ad alto rendimento. Lo spettacolo offerto a Singapore porta un marchio anomalo e sconcertante.
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Per un attimo ha fatto pensare alla strepitosa vittoria di Villeneuve in Spagna, 1981: Laffite, Watson, Reutemann e De Angelis alle calcagna, racchiusi in un secondo, tenuti dietro sino al traguardo. Sì ma Sainz da Villeneuve è lontanissimo per stile e carattere; approccio e attitudine. Di simile c’è la tensione di chi guarda, la sensazione di avere di fronte un giorno memorabile. Non solo per merito di Carlos.
Nel momento in cui è lui a ostentare i gradi di capitano, Leclerc offre il suo lato migliore. Accoglie e supporta, protegge e si complimenta con una sincerità onorevole, una bellissima umanità.
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Non deve essere facile per Charles accorgersi di aver smarrito il proprio oro, guidare una Ferrari che non lo premia affatto, lo affligge. Eppure, onesto e umile come un vero soldato. Per questo, se non per gratitudini pregresse, merita di essere sostenuto proprio ora. […]
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