Giorgio Terruzzi per il “Corriere della Sera”

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Leclerc- Verstappen; Vertsappen -Leclerc. Erano attesi, in coppia, da almeno due anni. Sono arrivati, insieme, per una lotta destinata a segnare un'epoca. Questa, la loro. Ciò che è accaduto tra il Bahrein e l'Arabia compone un manifesto da Oscar.

È strepitoso il rendimento di entrambi, sono minutaglie gli errori guidando su ritmi da qualifica permanente. Il tutto mentre Hamilton fa i conti, per la prima volta, con un attacco doppio e preoccupante che può segnare un cambio generazionale. Regalando alla F1 uno spettacolo nuovo e ricco perché, quando c'è di mezzo una Ferrari, cambiano musica, passione e incassi.

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I due non si amano, ma si stimano. Lottano ma non fanno a ruotate, almeno per ora. Hanno stili diversi viaggiando al limite. Sembra più votato all'attacco deliberato Max, pare più lucido e scaltro Charles che adesso si trova in testa al Mondiale con un margine importante, considerando un testa a testa destinato a durare una intera stagione.

Anche a Gedda, pur perdendo, Leclerc ha mostrato una intelligenza tattica rara quando ha compreso di dover cedere il passo. Sulla sfida hanno influito alcuni episodi minimi. Una virtual Safety car che ha prodotto una riduzione decisiva del distacco di Verstappen; una bandiera gialla che ha impedito al pilota Ferrari di contrattaccare.

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Dettagli, sui quali molto probabilmente si giocherà questa sfida, ammesso che le due squadre continuino a sviluppare in parallelo, conservando un equilibrio sottilissimo. Piste a vantaggio di Leclerc, le più lente; circuiti favorevoli a Verstappen, i più veloci. Conterà la forma mentale di due ragazzi destinati a non dare e avere tregua per mesi. In questo Max ha qualche vantaggio causa frequentazione più assidua dei piani nobili. Che sia un fenomeno l'abbiamo compreso da un pezzo. Ma la lunga attesa che ha trattenuto Leclerc in retroguardia svela oggi uno smalto intatto, una ferocia spaventosa. Ciò che lo porta a replicare dopo ogni sorpasso, a non rinunciare, a tener salda e alta la bandiera Ferrari. Pochi, prima di lui, l'hanno fatto, lungo 75 anni di gioie terribili.

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