Estratto dell’articolo di Giacomo Salvini per Il fatto Quotidiano
berlusconi meloni salvini alle consultazioni
La conferma di Ernesto Maria Ruffini all'Agenzia delle Entrate e di Alessandra Dal Verme al Demanio e la sostituzione di Marcello Minenna alle Dogane sono solo l'antipasto di un piatto più ricco di nomine che arriverà da qui alle prossime settimane: nel 2023 scadono 67 incarichi nelle partecipate pubbliche, il governo dovrà far eleggere 10 componenti laici del Csm e scegliere i vertici della Corte dei Conti. Per non parlare della Rai dove è attesa una norma per rimuovere l'amministratore delegato Carlo Fuortes.
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Il primo episodio che ha fatto infuriare gli alleati, soprattutto la Lega, è stata la decisione di sostituire il commissario alla ricostruzione Giovanni Legnini con il meloniano Guido Castelli: non tanto per la nomina in sé (Castelli è molto stimato trasversalmente) ma perché nessuno era stato avvertito.
meloni berlusconi salvini al quirinale
Poi c'è anche una questione di merito, perché le prime tre nomine dello spoils system meloniano non sono andate giù ai vertici di Lega e all'ala dura, ronzulliana, di Forza Italia: Ruffini all'Agenzia delle Entrate è stato considerato intoccabile perché protetto dal Quirinale, mentre in molti malignano sulla parentela tra Dal Verme e il commissario Europeo all'Economia Paolo Gentiloni (è la cognata).
"Ruffini è un renziano di ferro dice un dirigente di peso di Forza Italia la conferma di Dal Verme è evidentemente un modo per tenere buoni rapporti con Gentiloni a Bruxelles nel momento in cui il governo sta rinegoziando il Pnrr". Insomma, il senso è che da ora in poi Meloni dovrà coinvolgere e concedere qualcosa a Matteo Salvini e Silvio Berlusconi. E il primo scoglio è proprio la decisione su Alessandro Rivera, direttore Generale del Tesoro, che Meloni vuole allontanare nonostante le resistenze del ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti. Le due conferme pesanti del Consiglio dei ministri di martedì hanno creato malumori anche in Fratelli d'Italia, dice un parlamentare di maggioranza.
berlusconi meloni salvini al quirinale
Per tutto il giorno, infatti, nelle chat di governo giravano le dichiarazioni di Meloni del 4 giugno scorso in cui commentava così le parole di Ruffini secondo cui in Italia ci sono "19 milioni di evasori perché hanno almeno una cartella esattoriale": "Dipingere gli italiani come un popolo di evasori è inaccettabile - spiegava la leader di Fratelli d'Italia - Il direttore Ruffini invece di straparlare di evasione dovrebbe avanzare proposte per un fisco più equo e più sostenibile". Due giorni fa, lo ha confermato al vertice dell'Agenzia delle Entrate. Quello delle partecipate e dei vertici dei ministeri, però, non è l'unica partita che si sta giocando.
ernesto maria ruffini foto di bacco
Ieri alle 14 alla Camera, su proposta del presidente Lorenzo Fontana, si sono riuniti i capigruppo di maggioranza per trovare la quadra sui membri laici del Csm e sulle presidenze delle commissioni Bicamerali ancora ferme (su tutte la Vigilanza Rai e l'Antimafia). Ma, al netto delle difficoltà tecniche di rappresentanza dei gruppi (alcuni rischiano di non essere rappresentati causa il taglio dei parlamentari) manca l'accordo politico: Fratelli d'Italia avrà l'antimafia e vuole fare la voce grossa anche sul Csm (prendendone 5). A gestire il dossier a Palazzo Chigi è il sottosegretario Alfredo Mantovano. Lega e Forza Italia però non ci stanno. A questo punto è probabile che le prime votazioni vadano a vuoto.
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