lele mora - foto di massimo sestini
Quello di Lele Mora più che un racconto è un romanzo d’appendice a puntate, degno di “Guerra e pace” almeno per la lunghezza dell’atto di nascita – Dario Giulio Alessandro Gabriele – che gli attribuisce Wikipedia, «assolutamente falso», smentisce l’interessato, «sono registrato all’anagrafe come Dario e battezzato Gabriele per volontà di mia madre, due nomi soltanto».
Conobbi Mora nel 1989 a Verona, nello studio dell’avvocato Roberto Scaravelli, in lungadige Matteotti. Era reduce dal cosiddetto «processo per la coca dei Vip». Mi affidò il memoriale delle sue allegre serate con Patty Pravo, Diego Armando Maradona, Claudio Caniggia, Gustavo Delgado.
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E ottenne così la sua prima copertina su un settimanale nazionale. Ora, al nostro quarto incontro, scopro che ha vissuto in un convitto di Adria retto dalle orsoline e dalle francescane angeline, che ha studiato per cinque anni dai gesuiti, come Jorge Mario Bergoglio, e che diventò amico del futuro cardinale Pietro Parolin, attuale segretario di Stato vaticano.
Per fortuna ha cambiato strada, altrimenti la Chiesa avrebbe potuto ritrovarsi con un papa Lele I. Si è accontentato di essere il pontefice massimo della tv, «l’80 per cento dei palinsesti dipendeva da me», arrivando in 40 anni di attività a diventare l’agente di oltre 500 star dello spettacolo e dello sport fra le più amate dal pubblico. Abbiamo tutti creduto che avesse cominciato come parrucchiere.
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Invece mi spiega che ha insegnato all’Istituto tecnico alberghiero di Bardolino per tre anni, dopo averlo frequentato fino al diploma, e che, ben prima dei ristoranti di Milano (uno in società con Simona Ventura), ha gestito la trattoria Il Capriolo a Quinto di Valpantena, nell’hotel dismesso usato di recente dalla prefettura per alloggiarvi 40 immigrati.
Lele Mora – «l’unico italiano immune dal Corona virus, nel senso di Fabrizio», si prende in giro – nasce a Bagnolo di Po (Rovigo) il 31 marzo 1955 da genitori contadini. Il padre si chiamava Arno, «perché fu partorito sull’omonimo transatlantico che riportava in Italia mio nonno e la moglie, una brasiliana conosciuta a San Paolo, dov’era emigrato in cerca di fortuna». La madre, Almerina Pavan, era originaria di Castagnaro. «Da quando è morta, nel 2017, non rivolgo più la parola alle mie due sorelle, offeso dal modo in cui hanno amministrato i suoi risparmi».
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I Mora ebbero sei figli. Uno morì di broncopolmonite a 18 mesi dalla nascita. L’agente dei divi si sposò il 3 ottobre 1974 con Maria Giovanna Girardi, napoletana. Dal matrimonio nacquero Diana, 44 anni, e Mirko, 40.
La coppia divorziò nel 1982. «Manteniamo un rapporto meraviglioso. Mia moglie era gelosissima, senza motivo. No, non delle attrici stupende che frequentavo: di Barbara, un’amica». Mora è già bisnonno: Giulia, la primogenita di Diana, l’anno scorso ha partorito Rachele. È toccato a Mirko Mora, sposato con una modella, tenere alti i vezzi alfabetici del padre: i figli Lorenzo, 4 anni, e Ludovica, 3, hanno consentito di perpetuare il monogramma LM che dava il nome all’agenzia di famiglia. Il manager dello spettacolo se l’era fatto dipingere persino sulla coda del suo aereo, un Falcon 5 da 10 posti, confiscatogli dai giudici.
GINO MESSINA LELE MORA
Ma il jet era a noleggio?
No, mio. Tenevo due piloti e una hostess a libro paga. Per portare gli ospiti nella sua villa in Sardegna.
Un po’ esagerato.
Per la verità, le ville a Cala Granu di Porto Cervo erano due, costruite a mia immagine e somiglianza, con le piscine che s’intrecciavano. E l’aereo mi serviva anche sulle rotte internazionali. I vip non usano i voli di linea. Mandai a prendere Dustin Hoffman negli Stati Uniti e Leonardo DiCaprio a Parigi, mentre stava girando “La maschera di ferro”. A farmi conoscere Leo fu il marito della giornalista Chiara Geronzi, figlia di Cesare, il banchiere.
lele mora e le mascherine della pivetti live non e' la d urso
Come divenne agente dei vip?
Il mio amico Paolo Rossi, il Pablito del Mundial 1982, mi presentò Giampiero Malena, manager di Pippo Baudo e Beppe Grillo, il quale mi aprì la strada dicendomi: «Sei paziente, educato, premuroso. Perché non ti cimenti nel lavoro che faccio io?». Così mollai l’Istituto alberghiero per dedicarmi a Patty Pravo, Loredana Bertè e Nilla Pizzi. Senza rimpianti per la cattedra.
Insegno ancora. Ho tenuto corsi in Scienza della comunicazione allo Iulm di Milano, alla Ca’ Foscari di Venezia, all’Università Roma Tre e alla Federico II di Napoli. Ma non serve la laurea? Ne ho sette ad honorem.
Non doveva diventare prete?
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Si trattava di una generica vocazione a fare del bene, nata vedendo mio padre che dopo ogni mietitura regalava sei sacchi di grano ai gesuiti. A 18 anni capii che era meglio se mi sposavo. Mi trasferii a Verona. Una bellissima signora, vedova e senza figli, abitante in vicolo Disciplina 10, mi affittò una delle tre camere dove ospitava gli studenti. Mi mantenevo lavorando in Bra, al ristorante Pedavena.
Dopo le nozze, andai ad abitare in vicolo Tre Marchetti e poi a Madonnina di Prabiano, tra Villafranca e Valeggio. Dove ospitava Patty Pravo, Maradona, la Bertè da poco sposata con il tennista Björn Borg, e il figlio di Alain Delon, Anthony.
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Eh, ho perso il conto di quelli che venivano lì: Sylvester Stallone, Fiorello, Ornella Vanoni, Fred Bongusto, Jovanotti, Eros Ramazzotti, Ornella Muti, Pamela Prati, tutte le ragazze di “Non è la Rai”, Pierre Cosso, il protagonista del “Tempo delle mele”, e Clayton Norcross, il Thorne di “Beautiful”. Ogni giorno era un set diverso.
Come riusciva ad attovagliare così tante vedette?
Me le portava una cara amica, Giannina Facio, la ex di Julio Iglesias, attuale compagna di Ridley Scott, il regista di “Blade Runner” e “Il gladiatore”. Aveva addirittura preso il domicilio fiscale a casa mia.
Ma che motivo avevano costoro di venire in campagna da lei?
lele mora irene pivetti
Era un eden. Cucinavo per loro i polli ruspanti e le verdure dell’orto. O li portavo a mangiare i tortellini sul Mincio. Allora perché ha abbandonato il paradiso terrestre? Mentre partecipavo a una serata con Elenoire Casalegno, irruppero i banditi armati di pistole. Cercavano la cassaforte. I miei genitori si spaventarono a morte. Poi si scoprì che uno dei rapinatori era un carabiniere. Bibi, un mio amico, fungeva da palo. Così nel 1998 decisi di traslocare a Milano.
Quanto incassava dai divi?
Se erano famosi, il 10 per cento del loro cachet. Se lo erano un po’ meno, il 20. Se li creavo io, arrivavo al 50. Oggi continuo a fare il talent scout, ma non ho più una mia agenzia. Mi occupo di star internazionali. Nel 2019 ho portato Madonna all’Eurovision. Lavoro con i Gente de Zona. Sa chi sono?
Confesso la mia ignoranza.
LELE MORA PAPA GIOVANNI PAOLO II
Un gruppo musicale cubano, quello di “Bailando”. Hanno raggiunto 25 miliardi di visualizzazioni su Youtube. Sono venuti all’ultimo Festival di Sanremo. Due anni fa un capo di Stato di cui non posso fare il nome voleva invitare Lady Gaga a una cena riservata in Cecenia.
Gli organizzatori si rivolsero a me: accontentati. Ho trascinato Paris Hilton e Pamela Anderson a Kiev per l’elezione di Miss Ucraina. Lì però ho mandato mio figlio Mirko, perché ho una pecca: parlo francese, tedesco e spagnolo, ma non spiccico una parola in inglese.
Ma dopo le varie condanne non si era convertito al volontariato?
LELE MORA
L’ho fatto per due anni mentre ero in affidamento ai servizi sociali nella comunità Exodus di don Antonio Mazzi. Aiutavo la mensa dei poveri della Chiesa ortodossa e la onlus Pane quotidiano. Sto mettendo in piedi un centro di ippoterapia per bimbi Down. Fare del bene è l’unica cosa che mi riempie di gioia. Non dovrei parlarne.
Che ha combinato con Irene Pivetti e le mascherine antivirus?
Non c’entro. È una montatura giornalistica costruita su una vecchia intercettazione telefonica in cui parlavo con l’ex presidente della Camera di un prestito di 80.000 euro che mi aveva chiesto. Irene è una donna molto ingenua. Si è fatta fregare da un fornitore cinese e si ritrova indagata per frode.
In quanti processi è stato coinvolto, dopo il primo per la coca?
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Premesso che sono contrario a qualunque droga e che l’unica polvere bianca è quella sui mobili di casa, sono stato condannato per evasione fiscale, bancarotta e favoreggiamento della prostituzione nel processo Ruby. Passai 13 mesi di completo isolamento in un cubicolo nel carcere di Opera, controllato a vista, con 40 gradi d’estate, senza un ventilatore.
Niente fornello per cucinare. Mangiavo solo tonno Rio Mare. Frutta e verdura dovevo tenerle al fresco nel lavandino in cui mi lavavo. La finestra con doppie sbarre era priva di vetri, per impedirmi atti autolesionistici. D’inverno la temperatura scendeva quasi a zero. Ottenni un piumone solo grazie al certificato dello psichiatra.
Una camera di tortura.
lele mora azuz marzouk
All’entrata, il 20 giugno 2011, pesavo 118 chili. Quando uscii, l’1 agosto 2013, ero 48. Mia figlia aveva organizzato un concerto per i detenuti: mi fu impedito di parteciparvi. Il primo volto amico che vidi fu quello del cardinale Loris Capovilla, già segretario di Giovanni XXIII. In precedenza mi era apparso in cella padre Pio.
Nientemeno.
Sono molto affezionato al santo di Pietrelcina. Alla vigilia della pandemia, sono stato a pregare sulla sua tomba a San Giovanni Rotondo. Era devoto alla Beata Vergine del Pilastrello, quella che piangeva nel santuario di Lendinara. Anche. Quando torno a Bagnolo Po, passo sempre ad accendere una candela e a comprare i rosari da regalare agli amici. E pure a Benito Mussolini. È l’altra mia religione.
Soffre ancora di depressione?
No, l’ho curata.
In cella tentò il suicidio.
Sigillandomi naso e bocca con i cerotti che tenevano insieme l’abat-jour rotta. Mi risvegliai in infermeria. Ma non parliamone, è un ricordo terribile.
corona lele mora
La salvò l’agricoltura.
Il direttore mi autorizzò a coltivare un orto nella discarica del carcere. I miei figli mi spedivano per posta le sementi. Non potendo avere il concime, mi fu concesso di allevare 20 quaglie in gabbia. Usavo il loro sterco come fertilizzante. Regalavo verdura a tutti.
Teme di ritornare in galera?
Più della morte. Dovrebbero andarci solo gli assassini, i pedofili e i mafiosi.
Come conobbe Fabrizio Corona?
Me lo presentò nel 1998 un photoeditor. Si qualificava come press agent, in realtà comprava immagini dai paparazzi e le vendeva ai giornali. Gli ho insegnato tante cose belle, lui ha fatto tante cose brutte. Simona Ventura mi disse: «O ti stacchi da Corona o ti lascio». Non la ascoltai e lei cambiò manager. Lo mollai nel 2010.
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Che definizione ne darebbe?
Molto furbo. Non intelligente, ma brillante. Affetto da smania di protagonismo e bramosia di denaro. Gli regalai otto auto di lusso, l’ultima una Bentley, e gli diedi i soldi per comprarsi l’appartamento di via De Cristoforis a Milano, poi sequestratogli dalla magistratura. Al cuor non si comanda.
Lei rivelò che eravate amanti.
Mai detto. Gli ho voluto molto bene, lo consideravo un figlio adottivo. Quanto al sesso, lo faccio a casa mia, a porte chiuse, non sui giornali.
Però non querelò chi lo scrisse.
Seguo i tre consigli della mia mamma. Primo: non prendertela per nulla, perché sono due fatiche, una ad arrabbiarti e una a fartela passare. Secondo: non uccidere la gente, perché muore da sola. Terzo: non spazzare mai la neve, perché poi viene il sole e si scioglie.
Nel 1975 aprì a Verona, in via Unità d’Italia 98, il Lele club, primo locale gay della penisola.
simona ventura lele mora
Prima era chiamato «il bar delle mutandone». Lo gestivano due sorelle che mostravano gli slip quando si arrampicavano sugli scaffali per prendere la grappa. Un posto un po’ perverso, ma dove non si faceva sesso. Lo frequentavano politici, giornalisti, imprenditori, calciatori e pure qualche prete, attirati dai militari di leva della vicina caserma Duca di Montorio, giovani e belli.
Era frequentato da trans. Ava, Iva e Stefania.
Tutti morti, poverini.
Il Dipartimento per le Pari opportunità vieta l’uso del maschile.
lele mora e a destra marco ferri
Beh, ora della fine erano uomini, o no? La prima aveva più di 70 anni, era stupenda. Si credeva Ava Gardner. La seconda si era rifatta il naso per sembrare Iva Zanicchi. La terza la tolsi dal marciapiede: batteva a Porta Nuova. Federico Fellini venne con Giulietta Masina a Madonnina di Prabiano e restò incantato: «Ma qui siamo in un film! Questa non è “La dolce vita”: è “La grande vita”».
Anni fa lei mi disse: «I gay presto diventeranno maggioranza». Mi sa che aveva ragione.
Quando arriveranno al 51 per cento, gli invertiti sarete voi.
E il sesto comandamento? Lo chiedo al prete mancato.
Lo modificherei così: fa’ quello che vuoi, ma non fare quello che faccio.
Ma lei non portava le donne da incanto a Silvio Berlusconi?
simona ventura lele mora
Sì. Aveva la mania delle cene tricolori. Dall’antipasto pomodoro, mozzarella, basilico al gelato pistacchio, limone, fragola. Mai il secondo. Si rideva e si scherzava. Andati via i cortigiani, di notte il re si ritrovava da solo con i suoi soldi. Mi pare umano che cercasse di svagarsi. Ma non si è mai permesso di chiedermi il numero di cellulare di una ragazza.
Però le regalò 3 milioni di euro.
Per non farmi fallire. La metà se la trattenne Emilio Fede che intercedette a mio favore. Nella lettera c’era scritto che avrei restituito il prestito, senza interessi. Me lo impedì la giustizia, facendomi fallire.
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Fatturava 100 miliardi di lire l’anno, possedeva due Bentley e due Porsche, organizzava feste per 2.000 persone in Costa Smeralda. Com’è potuto accadere? Non lo so, non ho mai tenuto i conti. Adesso posso vivere con 1.000 euro al mese o anche con 100.
Errori ne avrà pur commessi.
Uno: aver aperto a Riccardo Iacona e alla troupe di “Tutti ricchi”, mandata da Michele Santoro, le porte delle mie ville in Sardegna. Mi sentivo un dio. Sbagliai a mettermi in mostra. È da lì che cominciarono i miei guai.
Le è rimasto qualche amico?
LELE MORA IN TRIBUNALE
Gli amici sono come i meloni: devi aprirne 100 per trovarne uno buono. Mi resta Massimo Scolari, uno svizzero che organizza eventi. Spesso viaggiamo insieme, ma io non ho i soldi per seguirlo nei Paesi esotici che frequenta.
Dalla sua vita movimentata che cosa ha imparato?
È meglio stare con la famiglia. Gli altri ti usano, soprattutto quelli a cui fai del bene.
LELE MORA IN TRIBUNALE EMILIO FEDE LELE MORA lele mora ai bei tempi cristian galella lele mora LAMBERTO SPOSINI E LELE MORA lele mora e lamberto sposini lele mora oggi yespica belen mora e nora lele mora ieri 10 lele mora ieri 2 francesca lodo lele mora belen belen e lele mora 3 mora con l'avvocato Mora legge la sua dichiarazione lele mora e armando sanchez lele mora e don mazzi foto lapresse lele mora en travesti lele mora 5 beatrice borromeo e lele mora lele mora ieri 3 lele mora e don mazzi costantino daniele e lele mora lele mora e ana laura ribas lele mora francesco arca e cristiano angelucci 2 lele mora ieri 6 lele mora ieri 9 lele mora oggi 6 lele mora oggi 2 lele mora ieri lele mora costantino briatore santanche' lele mora fiorani e consorte lele mora oggi 7 lele mora belen ceciclia capriotti lele mora giocvanna rigato e claudia galanti mora briatore lele mora e gessica notaro