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Lello Arena è intervenuto ai microfoni di Rai Radio2 nel corso del format "I Lunatici", condotto da Roberto Arduini e Andrea Di Ciancio, in diretta dal lunedì al venerdì notte dalla mezzanotte alle sei del mattino, in onda anche su Rai 2 sempre in diretta dal lunedì al venerdì notte tra l'una e le due e quaranta circa.
Lello Arena ha parlato di Massimo Troisi: "Finalmente nel libro che ho scritto 'C'era una volta' si raccontano certi fatti, si racconta la storia che ci ha portato a conoscerci e a lavorare insieme. Una storia fatta di mille colpi di scena, di mille accadimenti strani che hanno fatto sì che questa storia poi diventasse una storia vera. Come ci siamo conosciuti io e Massimo? La prima volta che l'ho visto fu in una recita parrocchiale.
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Un attore, che doveva fare un piccolissimo ruolo, si era ammalato, aveva la febbre a 40. A tutti era venuto in mente Massimo per sostituirlo. Si sapeva che era un ragazzo simpatico. Praticamente Massimo ha esordito sul palco per sostituire un salumiere che aveva la febbre. Doveva presentare i vari salumi che portava. Mi ha chiesto 'ma li devo dire in ordine?' e questa cosa che doveva durare sei secondi è durata sei minuti con la gente che si sentiva male dalle risate. Da quel momento lui ha capito che questa risata continua che lo accompagnava a teatro diventava una risorsa. Per cui ha capito che forse c'era una strada nella quale mettere mano"
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Lello Arena ha parlato de 'La Smorfia', il trio che componeva insieme a Massimo Troisi e ad Enzo Decaro: "Ci siamo persi per strada tante volte eppure siamo riusciti a creare La Smorfia, ad andare in televisione, siamo stati uno dei gruppi italiani che rispetto al teatro leggero ha avuto uno degli esiti più leggendari.
A Roma abbiamo frequentato i teatri che frequentavano Gassman, Proietti, lo stesso Eduardo. Ci siamo tolti degli sfizi di gran livello. A Napoli i biglietti in vendita costavano 3000 e fuori c'erano i bagarini li vendevano a 50.000. La nostra è una storia strana e bella, per questo ho pensato che dovevo raccontarla io che la conosco bene, non altri al posto nostro".
1996 Ezio Greggio Enzo Iacchetti e le veline Lello Arena Marina Graziani Alessia Mancini
Ancora su 'La Smorfia': "Se abbiamo mai litigato? No, perché fortunatamente avevamo capito che non serviva a niente. Eravamo tre personalità molto forti. A parte quella di Massimo che era irraggiungibile, lui stava in un altro pianeta, su un altro universo. Per questo forse soffriva un po' di solitudine. Stava in un posto dove altri come lui non c'erano. La carriera de La Smorfia è stata sempre molto felice, quando sono arrivati i contrasti abbiamo sciolto la compagnia perché avevamo capito che era un progetto che non sarebbe durato nel tempo. Abbiamo chiuso al massimo delle sue possibilità per evitare che il pubblico avvertisse quegli scricchiolii che noi già avvertivamo".
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A Lello Arena non è andato giù qualcosa che è stato scritto su Massimo Troisi: "Massimo era molto sensibile. Oggi siamo più ricettivi su questi temi. Forse per lui si sarebbe parlato di bambini diamante. Brillava di un colore suo, particolare e personale. Non ce n'era un altro come lui e quindi secondo me quando sei così sai che stai in un posto dove come te non ce ne stanno. Per questo stai un po' da solo. E noi all'epoca non ce ne siamo tanto resi conto. Vivevamo con lui ma questa cosa ci è sfuggita.
C'è rimpianto dovuto al fatto che nessuno all'epoca immaginava un epilogo così tragico. Pensavamo che Massimo ancora a lungo sarebbe stato parte delle nostre giornate. Lui conosceva bene il suo problema di salute, ma nessuno pensava a un epilogo così tragico e veloce. Quando è arrivata la notizia della sua morte stavo in un posto molto festoso, ero all'aperto in una festa, mia figlia si stava esibendo in un saggio di ginnastica e quindi c'erano musica, palloncini, bambini che ridevano. Quando è arrivata la notizia per tre giorni tutti i telefoni che potevano squillare hanno squillato. 24 ore su 24. E' stato un momento terrificante".
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Ancora Lello Arena su Troisi: "Io nel mio libro voglio dire e ristabilire la verità. Molti hanno scritto imprecisioni. Per esempio il discorso sulla malattia di Massimo spesso viene utilizzato come grimaldello emotivo per ottenere il consenso del lettore. Ma la malattia di Massimo, tranne che per il suo epilogo drammatico, non è mai stato un problema per noi. Massimo quando tornava da Houston poteva stare in scena due ore e mezza, poteva giocare a pallone, frequentare le signorine che tanto gli piacevano e che tanto sono state tra le sue preferenze e le sue cure. Non c'era bisogno di raccontare la sua malattia in modo morboso".
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Sulle donne che impazzivano per La Smorfia: "Abbiamo avuto donne che pagavano i portieri d'albergo per farsi trovare in camera nostra. Noi avevamo 26 anni, immaginate com'era la situazione. Io avevo due avversari come Enzo e Massimo, potevo solo ritirarmi. Enzo era di una bellezza sconcertante le prime file a teatro erano piene di ragazze che volevano solo vedere lui. Massimo aveva una bellezza diversa ma piaceva molto. Io facevo un po' il fanalino di coda ma non avevo di che lamentarmi".
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