Estratto dell'articolo di Alessandro Ferrucci per il “Fatto quotidiano”
Testimone consapevole, selezionatore di emozioni, di esperienze. Portatore sano di una storia complessa in cui la Luna non si nasconde dietro un dito. E il proprio “io” è a servizio di un noi più complesso e articolato di un singolo sipario sull’esistenza.
oreste lionello nei panni di andreotti e leo gullotta in quelli della signora leonida
Così per capire Leo Gullotta è perfetto il tavolo di un ristorante, scelto da lui in una zona di Roma Est (“meno turistica, qui ancora ci si riconosce e si parla”), ed è sempre lui a indicare i piatti da ordinare, senza se e senza ma, senza appello a diete, orari o rischio di sonno post pranzo.
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penso a Turi Ferro, uno Zelig meraviglioso, guardarlo era già una lezione; o a Leonardo Sciascia seduto in platea, silenzioso, con le sue dita gialle, macchiate dalla nicotina; oppure Giuseppe Fava, con il suo sorriso unico e unico nello scrivere di mafia negli anni Sessanta, con tanto di mappe su chi comandava e dove. Pippo ha rotto i coglioni fino all’ultimo; (abbassa la voce) a Catania c’è una via intitolata a lui e ogni anno il 5 gennaio (giorno del suo omicidio, ndr) gli amici si radunano per ricordarlo. Non è mai venuto un sindaco. (Silenzio) Però non ho imparato solo dai big.
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pippo franco leo gullotta lorenza mario oreste lionello
Nino Manfredi.
Con lui ho avuto un rapporto meraviglioso; nel famoso quartetto dei “colonnelli”, lui è il più “americano”: in tutta la carriera non ha mai replicato un personaggio, ha cambiato sempre.
Questo è il mestiere dell’attore.
Tra i quattro colonnelli spesso è messo in coda. Perché Nino parlava, studiava e se incontrava un giovane valido se lo portava dietro e gli dava il giusto spazio.
Che vuol dire “parlava”?
Non stava zitto, non era accondiscendente; ho passato giornate incredibili con lui e Nanni (Loy, ndr) a provare i copioni, perché con loro due, prima del ciak, si approfondiva.
Manfredi ha la fama del “secchione”...
Conosceva pure le parti degli altri attori.
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Ha recitato nei “cinepanettoni” anni Settanta... Quelli delle soldatesse, professoresse o infermiere...
valeria marini leo gullotta pamela prati
Sì.Tutta esperienza, allora non sapevo nulla di cinema: in quel mondo ho capito come si sta davanti a una cinepresa, come si utilizza la voce.
E non pensava “oddio dove sono finito”.
Mai avuto questa puzza sotto il naso; invece è stata un’invenzione per campare.
Lei di sinistra, Pingitore di destra, avete mai discusso di politica?
Abbiamo lavorato vent’anni insieme al Bagaglino e lo spettacolo si provava tutti i giorni, eppure non abbiamo mai litigato; (sorride) tutto l’arco parlamentare è venuto da noi, è entrato nella nostra vignetta, si è fatto prendere per il culo, si è prestato alla liturgia e se proponevo qualcosa di diverso, Pingitore non mi limitava; (cambia tono) spesso sui giornali sono stato attaccato per la mia presenza nel gruppo del Bagaglino, come se per la mia carriera fosse una deminutio.
E invece...
È una stupidaggine; (pausa) ho partecipato anche all’ultimo film di Steno (Animali metropolitani del 1987, ndr), una pellicola non buona, ma almeno ho potuto lavorare con uno dei più grandi e sono riuscito a conoscerlo. Tra i film meno buoni c’è Stark System, regia di Armenia Balducci, compagna di Volonté. Anche lì, ho accettato per stare su un set con un gigante come Gian Maria.
leo gullotta 1
E...?
Persona grandemente professionale, appena lo conoscevi avvertivi una forza particolare; uomo non solare, da battaglia, qualsiasi tipo di battaglia; ecco, questo è uno dei casi in cui sono stato pagato per vivere dal vivo un pezzo di storia del cinema, una lezione di come si vive davanti alla macchina da presa.
Un’esperienza che non le è piaciuta?
Non lo dirò mai.
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Molti suoi colleghi preferiscono il set alla vita.
Per me sono due situazioni ben distinte che non si possono mettere insieme; anni fa Christian De Sica mi ha proposto una parte in Uomini Uomini Uomini, dovevo interpretare un omosessuale, e io lo sono, ma questo non vuol dire che ho portato dentro la mia vita. E poi De Sica è un professionista che conosce come pochi questo lavoro: preciso, puntale, bravissimo.
A sua mamma ha parlato di omosessualità?
No, quando l’ho capito, lei era ormai anziana. Ho lasciato perdere. Ma a parte questo non ho mai avuto problemi, mai alcun turbamento, tanto che la questione è uscita nella conferenza stampa di Uomini Uomini Uomini, quando un giornalista è stato diretto e me lo ha domandato. E io: “Sì, perché?”; (pausa). Fino ai trent’anni sono stato etero, poi è accaduto qualcosa e ho solo capito che non mi piaceva più la crema ma il cioccolato.
leo gullotta foto di bacco
Rivede i suoi film?
Quando capita.
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Con Tornatore ha girato Il camorrista.
Ero all’Anfiteatro di Campobello di Mazzara, a un certo punto arriva un ragazzo, si presenta: “Piacere, sono Giuseppe Tornatore”. “Piacere”. “Vorrei saper perché non ha gradito la sceneggiatura de Il camorrista”. “Ma io non ne so nulla”. “L’ho data al suo agente”. “Mai ricevuta”. A quel punto l’ho interrotto: “Parteciperò a questo suo film”. Poi sono andato alle poste e ho mandato un telegramma al mio agente: “Non ti interessare più a me”.
Come mai ha accettato così?
Per la buona fede, perché era arrivato fino a lì per cercarmi; grazie a quel film ho vinto il mio primo David.
pier francesco pingitore leo gullotta pamela prati
Farà mai il regista?
A ognuno il suo mestiere. Non ci si può improvvisare e l’arte di arrangiarsi non è per me.
Il Bagaglino le manca?
È stato un momento bellissimo, lo ricordo con piacere, però non ho nostalgia.
Ha conosciuto Berlusconi?
Inevitabile. Ma a differenza di molti miei colleghi non mi sono mai prostrato e non ho accettato i suoi regalini.
Che regalini?
Si presentava con orologi per gli uomini e gioielli a forma di farfalla per le donne. L’orologio non l’ho preso.
Da quando ha perso la “e” aperta alla catanese?
(Ride) Se m’incazzo torna.
Lei chi è?
Una persona perbene. Da sempre
(Per la cronaca: dopo tre antipasti, i tonnarelli cacio e pepe, la coda e il dolce. Tutto buonissimo. Chi scrive è andato in crisi).
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