Laura Anello per “la Stampa”
«Bisogna fare in fretta, più che in fretta. Se gli aiuti del governo nazionale e regionale arrivano tra quindici giorni, e altri quindici servono per distribuirli, rischiamo grosso. L'annuncio sarebbe un boomerang. Il disagio si trasformerebbe in violenza».
LEOLUCA ORLANDO
Leoluca Orlando, sindaco di Palermo, ha già predisposto tutto per distribuire le risorse: «Appena arriveranno i soldi, saremo in condizione di partire subito con la distribuzione degli aiuti alimentari».
Ci sono da suddividere in tutto il Paese 4miliardi e 300 milioni dello Stato, e altri 400 milioni attribuiti con un' ordinanza di Protezione civile. E poi ci sono i cento milioni di euro messi a disposizione dei Comuni dalla Regione siciliana «Chiariamo subito che i quattro miliardi e trecento milioni non sono risorse aggiuntive, sono i soldi che spettano ai Comuni per il 2020, già inseriti nei bilanci. Solo che di solito vengono erogati a giugno, a luglio, anche a ottobre, e questa volta vengono dati adesso.
Questi soldi, insieme a quelli messi a disposizione dal provvedimento della Protezione civile che ancora non mi risulta firmato, sono una misura-tampone che potrà servire per quindici giorni. Ma l'intervento strutturale arriverà con il decreto già annunciato, il Cura Città, che darà nuovo ossigeno e consentirà ai Comuni di sbloccare le loro risorse che erano immobilizzate per il Patto di stabilità, patto che adesso è saltato. Si tratta di centinaia di milioni».
LEOLUCA ORLANDO
Una pioggia di denaro. Non c'è il rischio di un ritorno a una cultura dell'assistenza al Sud?
«Chiariamo subito. Qui non si tratta del Sud, si tratta di tutto il Paese. Perché il disagio sociale che sta scoppiando al Sud, esploderà anche al Nord. E basta leggere i messaggi nella chat che ho con gli altri sindaci italiani. Prima i sindaci del Nord dicevano: 'A noi non servono questi provvedimenti', adesso si sono accorti che l' emergenza sta cominciando anche lì. E poi un' altra cosa vorrei dire. Qui non stiamo dando soldi a nessuno, stiamo dando da mangiare. Pacchi della spesa. Pasta, pane, latte, zucchero. Ai vecchi poveri e ai nuovi poveri. Titolari di bed and breakfast, collaboratori di agenzie di viaggio, istruttori delle palestre oggi chiuse. Tutto il mondo dei lavori atipici, che non può accedere agli ammortizzatori sociali dei dipendenti, e che non ha partita Iva. Questo non è assistenzialismo, è welfare».
leoluca orlando
Non si può nascondere il fatto che sia venuto fuori anche tutto il lavoro nero. Fenomeno che è più del Sud che del Nord.
«Vero anche questo. Un reddito di cittadinanza più esteso potrebbe servire anche a questo, sarebbe un incentivo all' emersione. Tu dichiari che lavoravi in nero e hai il reddito per due o tre anni».
Reddito di cittadinanza. Adesso lo invoca anche lei. Ma non era assistenzialismo?
«Se non ci fosse stato il reddito di cittadinanza, avremmo avuto le rivolte di piazza. Io penso che debba essere un provvedimento a tempo finalizzato al reinserimento nel lavoro. Per salvaguardare il capitale sociale, quello che dobbiamo accompagnare durante l' emergenza e che nella maggior parte dei casi tornerà a fare quel che faceva prima. Nel turismo, nei servizi, nella cultura".
Le razzie ai supermercati, le minacce, gli inviti alla rivolta, i poliziotti chiamati sbirri, hanno fatto tornare la Sicilia a un immaginario che sembrava sepolto. Dov'è finita la Palermo elegante, Capitale della cultura, solidale, antimafiosa?
reddito di cittadinanza
«Esiste, ed è stragrande maggioranza. Abbiamo sospeso il pagamento della Tari, e un sacco di cittadini mi ha detto: 'Io ho lo stipendio, posso pagare e pago'. C'è un fiume di gente che mi chiede come fare donazioni, e da lunedì sarà possibile donare al Comune per gli interventi sociali. Ma in una grande realtà urbana, grazie ai social network, anche l'intervento di pochi acquista grande eco, e può avere un effetto di contaminazione. Bisogna tenere la guardia altissima e denunciare queste presenze».
mafiosi con il reddito di cittadinanza
Lei ha detto che si è sentito come ai tempi delle proteste di piazza di trent'anni fa, quando si gridava che la mafia dava lavoro e lo Stato lo toglieva
«Sì, ora che è la lotta al virus che toglierebbe lavoro. In ogni caso la mafia è lì che soffia sul fuoco e prova a speculare sul bisogno. Una strategia arcaica, tradizionale per Cosa Nostra: se il medico non arriva, cioè lo Stato, qualcuno va dallo stregone. E allora bisogna che il medico arrivi in fretta. Più in fretta possibile».