DAGONEWS
Andrea Bulleri per il Messaggero
ENRICO LETTA
Il nodo alleanze nel Pd? Se ne riparlerà «dopo i ballottaggi». Parola di Enrico Letta, che nel corso di un vertice lampo della segreteria convocata a Largo del Nazareno (obiettivo: impostare l'ultimo miglio di campagna elettorale in vista del secondo turno nelle città, il 26 giugno) prova a mettere fine a una discussione cominciata tra i dem ancor prima che lunedì sera si finissero di contare le schede.
Proseguire sulla via del «campo largo» con Giuseppe Conte, nonostante il magro bottino raggranellato pure al Sud dall'ex premier?
O mollare l'avvocato del popolo al suo destino, virando con decisione verso il centro (leggi: Carlo Calenda e Matteo Renzi)? Magari - è il ragionamento che si fa dentro Base Riformista, la corrente di deputati e senatori più vicini al leader di Italia Viva - portandosi dietro un pezzo di M5S, quel Luigi Di Maio che diventa più draghiano ogni giorno che passa.
enrico letta e giuseppe conte 1
Una diatriba in cui il segretario dem ha ripetuto fino allo sfinimento di non voler neanche mettere piede: «Si vince tenendo insieme i progressisti, non imponendo veti», la linea di Letta. Eppure le sue parole di ieri per la prima volta sono suonate come un'apertura. Un forse, lanciato come un amo in direzione del terzo polo, che di sedersi a un tavolo con i grillini (e con Conte in particolare) proprio non vuol saperne.
ENRICO LETTA 1
«Tutte le discussioni su alleanze, futuro e campo largo - ha detto Letta - le rimandiamo al dopo ballottaggio». Non un no, insomma, ma un dopo. Almeno così la legge un pezzo del partito, soprattutto chi - e non sono pochi - è convinto che a prescindere dalle intenzioni del Pd saranno presto i pentastellati a cambiare strada. «Il divorzio è già nei fatti, i Cinquestelle un altro anno così non lo reggono. Resta da vedere chi manderà per primo la lettera dell'avvocato», ragionava ieri col Messaggero un influente deputato.
IL CAMBIO DI ROTTA Ma dall'inner circle del segretario si affrettano a smentire: nessun cambio di rotta, nessun ripensamento dovuto al pressing di una parte del partito.
«Letta intendeva dire che questo è un momento in cui bisogna correre, e molto, per vincere ai ballottaggi. Non possiamo perdere tempo in discussioni sulle coalizioni. Quelle le faremo dopo», spiega Susanna Cenni, deputata ed esponente della segreteria Pd.
Lo stesso sostiene Francesco Boccia, responsabile Enti locali dem e regista di molte alleanze andate in scena alle urne domenica. «Il segretario ha solo chiesto a tutti di lavorare pancia a terra per i ballottaggi. Trovo lunare aprire un dibattito sulle alchimie quando abbiamo 62 città ancora al voto. Semmai bisogna cercare di unire il fronte il più possibile, incrementando il numero dei sindaci progressisti che portammo a casa nel 2017».
francesco boccia foto di bacco
Tenendo dentro anche Renzi e Calenda? «È naturale - risponde l'esponente dem -. Anzi, questo è il momento della verità: i centristi devono scegliere se sostengono i sindaci di centrosinistra oppure quelli di destra. Il pallino è in mano loro, ma mi pare evidente che o si sta di qua o si sta di là».
Sul perché il campo largo non abbia premiato i Cinquestelle, Boccia non si sbilancia: «È una discussione interna al loro partito. Ma sono convinto che alle politiche andranno meglio rispetto alle amministrative, come avviene per tutti: alle comunali ci sono le liste civiche che sottraggono milioni di voti». La mission del Pd non cambia: «Unire tutte le forze progressiste e riformiste insiste Boccia Anche Calenda». Purché tutti abbiano ben chiaro che «i finanziamenti del Pnrr li abbiamo ottenuti noi con il governo giallo-rosso, non la destra».
GIUSEPPE CONTE CON ENRICO LETTA
IL COMPROMESSO Pancia a terra, dunque. E stop alle critiche di chi continua a mettere in dubbio la rotta tracciata. Almeno fino a domenica 26. Poi, è la concessione implicita contenuta nelle parole del segretario, si aprirà la discussione. Un compromesso, insomma, offerto a quell'ala di deputati e senatori che avrebbero voluto tagliare i ponti con Conte già lunedì sera, alla vista dei risultati delle urne.
Un ramoscello d'ulivo che ieri è stato colto anche da Tommaso Nannicini, tra i democrat più critici del rapporto quasi esclusivo con Conte. «Basta dissanguarci in una discussione infinita su come tenere insieme tutto il possibile, basta congresso permanente», le parole di Nannicini. «Propongo una moratoria: fino a Natale, quando saremo tutti più buoni, smettiamola di parlare di alleanze, campi larghi e fronti riformisti». Decidere di non decidere, è la linea. E intanto, possibilmente, vincere nelle città.
conte letta