Lettera a Natalia Aspesi pubblicata da “Il Venerdì di Repubblica”
Ma che ne è di noi single in questo annus horribilis?
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Sono una prof, una delle cinquanta-che-sono-i nuovi trenta, pure bella, sono single non per scelta ma costretta dalla mia indole erotica che mi consente di vivere l' amore solo quando è «eros che squassa le membra invincibile indomabile fiera ecc».
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Mi ritorna in questi giorni, dove il ricordo è un bene-rifugio perché il futuro è nebbioso, la peste di Artaud che ha una funzione, cioè quella di spazzare via ciò che doveva cadere, di rappresentare l' irrapresentabile.
Gli ultimi giorni a febbraio, in quella insoddisfacente vita normale, colui che inseguo da un anno si stava forse un po' sciogliendo, è tornato single e forse il richiamo dei sensi chissà, ero tremante e speranzosa, mi sarei accontentata di questo, anche soffrendo, meglio di niente.
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Ora tutto è interrotto, ci siamo sentiti un volta solo per gestire le lezioni online, lui è un bel po' più giovane, un adultescente. Intuisco di non dispiacergli ma niente di più, così mi impongo di mettermi il cuore in pace, o fatalista attesa, tanto lui ha 35 anni e di tempo davanti molto, a me ogni giorno, poi settimane e mesi sembra perso il tempo e mai sarà dato indietro.
Natalia Aspesi
Mentre compiango i poveri morti di questa ecatombe, mentre l' esistenzialismo che ho abbracciato fin dal liceo diventa una necessità, mentre provo a fare didattica online e mi blocco non per motivi tecnici ma perché in una videoconferenza con i miei studenti temo il groppo alla gola di chi guarda i suoi "figli" senza saper mentire, sento che l' isolamento a cui sono costretta non è lo stesso dei miei colleghi "che si stanno godendo figli e consorti".
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Per me non è cambiato molto da "prima", anche prima con rammarico dormivo sola, ma ora non ho più quell' unica cosa, l' attesa, la speranza irragionevole che mi faceva alzare al mattino.
LA RISPOSTA DI NATALIA ASPESI
NATALIA ASPESI
Mi spiace di aver dovuto tagliare la sua lettera spietata, bellissima, che mi fa pensare a quanto sono fortunati i suoi studenti. È vero, noi viviamo di banali suddivisioni generalizzate: i bimbi, i vecchi, gli innamorati, le famiglie, che in questo momento incaselliamo in situazioni ovvie e scontate.
Ognuno invece è un' isola, e ogni isola ha diritto alla sua integrità, realtà, diversità, alle sue paure, al peso della sua esclusiva, personale situazione. Essere soli desiderando un dono incerto anche nella normalità, e proibito in questo tempo irragionevole, è uno sperdimento, un dolore più doloroso. Eppure le invidio, nella solitudine, il desiderio di colmarla con l' eros, corpo, anima, pensiero, memoria. Mi perdoni l' ovvietà, lei almeno ha il conforto della cultura, di ritornare a quella letteratura che insegna e in cui, dice, «ho sempre ritrovato una verità che forse non è quella di tutti, ma la mia sì».
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Quel giovanotto desiderabile, comunque c' è sempre, forse non irraggiungibile come lei pensa, quando si tornerà al lavoro. E penso che lei abbia tutte le virtù per svegliarlo.
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