Cristina Marconi per “il Messaggero”
BATTIBECCO TRA THERESA MAY E JUNCKER
O Westminster approva l' accordo raggiunto dalla premier Theresa May con Bruxelles o si rischia che il Regno Unito resti nell' Unione europea. A dirlo è uno dei principali esponenti pro-Brexit del governo britannico, il ministro della Commercio internazionale Liam Fox, secondo cui le possibilità che si esca dalla Ue scendono a «50 e 50» se verrà bocciata la proposta sul tavolo, la cui adozione, a suo avviso, è l'unica via «per essere sicuri al 100%» che il risultato del referendum del 23 giugno 2016 abbia seguito.
Dopo le settimane infuocate che hanno portato alla decisione della May di rimandare il voto previsto per l'11 dicembre scorso davanti alla certezza matematica di una sconfitta, ci si prepara al nuovo voto in Parlamento a metà gennaio.
IL LAVORO DI DOWNING STREET
MAY JUNCKER
Sebbene il dibattito sia entrato in pausa per le feste, è facile immaginare che a Downing Street si continui a lavorare per garantire che i Tories sostengano la linea della May, cercando di risanare le fratture che hanno portato parte del partito a chiedere un voto di sfiducia nei confronti della premier. Voto che ha portato alla riconferma della May e all'impossibilità di sfidarla nuovamente per i prossimi dodici mesi, ma che non le garantisce quel sostegno parlamentare senza il quale la premier, e con lei tutto il paese, è destinata a rimanere in una situazione di stallo.
LIAM FOX
La Brexit è in calendario per la sera del 29 marzo del 2019, ma con l' incertezza attuale nessuna ipotesi può essere esclusa, neppure quella che il Regno Unito finisca col restare nella Ue, magari in seguito ad un secondo referendum. Oppure che esca in maniera disordinata, senza accordo con Bruxelles e con le regole penalizzanti del Wto. «Se non approviamo questo (l'accordo della May, ndr), non sono sicuro che darei più di un 50% di chances» alla Brexit, ha spiegato Fox.
I Brexiteers sostengono che l'intesa raggiunta con Bruxelles lasci troppo potere alla Ue attraverso la cosiddetta clausola di salvaguardia sull'Irlanda, quella che per impedire che venga posto un confine fisico tra le due parti dell'isola celtica prevede che in caso di mancato accordo sui rapporti futuri tra Ue e Regno Unito l'Irlanda del nord resti parte del mercato interno.
MAY JUNCKER
In caso di no deal il confine verrebbe comunque messo. In un' intervista al Sunday Times, Fox ha cercato di parlare agli euroscettici come lui, parte più riottosa del partito conservatore, spiegando che la bocciatura del piano della May «manderebbe in frantumi il legame di fiducia con l'elettorato», di fatto «tradendo» la volontà dell' elettorato. Un punto, questo, su cui la May è più volte tornata, visto che il suo compromesso altro non è che l'interpretazione più coerente e attuabile del risultato delle urne. Piani alternativi che tengano conto della richiesta di porre fine alla libera circolazione dei lavoratori non ce ne sono, mentre il secondo referendum per la premier sarebbe una grave violazione della volontà popolare, oltre che l' inizio di una fase di ulteriore spaccatura del paese.
brexit
MALUMORI EUROPEI
L'incertezza a Londra, alimentata anche dai laburisti che cavalcano l'onda del dissenso verso la May, continua a creare malumori a Bruxelles. «Mettetevi d'accordo e diteci cosa volete, le nostre soluzioni sono sul tavolo da mesi», ha spiegato il presidente della Commissione Ue Jean-Claude Juncker in un'intervista, giudicando «del tutto irragionevole che parte dei britannici pensi che spetterebbe all'Ue proporre una soluzione a tutti i loro futuri problemi» e in particolare a quelli irlandesi. Juncker ha anche respinto i «sospetti» che l'Ue voglia tenere dentro i britannici «a qualsiasi prezzo» ed ha insinuato che la «maggioranza dei deputati britannici provi una profonda diffidenza verso l' Ue e la signora May».