Coltello antisionista con manico in legno d’ulivo ??????? pic.twitter.com/OF6dHuU7Ln
— Rubio (@rubio_chef) June 1, 2023
Estratto dell’articolo di Giovanni Sallusti per “Libero quotidiano”
IL COLTELLO ANTISIONISTA DI CHEF RUBIO
Se ne sta lì da ormai cinque giorni, campeggia nell’agorà della democrazia cliccante e condividente, può apparire sullo schermo di ciascuno di noi mentre trasciniamo l’indice indolente facendo altro: un tweet che sarebbe sottoscritto tranquillamente dal dottor Goebbels. “Coltello antisionista con manico in legno d’ulivo”.
A corredo due foto di un coltellaccio con doppia lama (da un lato liscia, dall’altro seghettata) e relativo video con guida alla giusta impugnatura, il tutto condito con la bandiera palestinese, per chiarire espressamente quale sia la causa che potrebbe trarre giovamento dal corretto uso del simpatico utensile.
chef rubio
Autore della perla social non è il nuovo capo dell’Isis, bensì Chef Rubio, cuoco dal remoto e dubbio talentino televisivo, che per chiarire il proprio equilibrato approccio alla geopolitica mediorientale sulla biografia del profilo riporta le seguenti riflessioni: “Sionismo=Mafia, Genocidio, Pulizia Etnica, Colonialismo, Apartheid, Razzismo, Fascismo, Suprematismo”.
[…] Chef Rubio cazzeggia oscenamente con l’orrore, indugia compiaciuto nella mitologia terzomondista della lama come riscatto contro lo Stato ebraico occupante, la stessa tetra canzonata suonata dai galantuomini nazislamici di Hamas ogni volta che lanciano ondate di attacchi alle giugulari israeliane. […]
CHEF RUBIO
In ogni caso, poche palle: Chef Rubio pubblicizza sui social un coltello non generalista, non destinato ad affettare insaccati o pelare tuberi, ma con un obiettivo ben preciso, “antisionista”, che è il modo della gente che piace per dire antiebraico. Crea quindi un’associazione tra l’oggetto che lacera e le pelli lacerate, le vite lacerate, le pelli e le vite ebree. […]
Qui non c’è nulla di banale, non ci sono accenti e non ci sono dubbi: c’è il coltello antisemita, l’impatto visivo è più forte di qualsiasi edulcorazione linguistica. E allora proprio noi, liberali spelacchiati, dobbiamo riconoscere quando ci troviamo in prossimità del paradosso di Popper, del diritto di non tollerare gli intolleranti, di “considerare come crimini l’incitamento all’intolleranza e alla persecuzione, allo stesso modo che consideriamo un crimine l’incitamento all’assassinio”. Il coltellaccio peraltro rimanda a entrambi, alla persecuzione anche nella sua forma-limite dell’assassinio.
chef rubio
Quando mai dovrebbero scattare le regole della comunità di Twitter, […] se non in questo grottesco caso-limite? Chef Rubio lo sa, e ieri ha tentato la supercazzola giustificativa: “Sono antisionista […] e faccio l’artigiano, quindi le cose che creo sono antisioniste”.
Faccio cose antisioniste, pare il nuovo innocuo passatempo delle anime belle. Mentre “il male sta in chi sostiene i nazisti israeliani” […], “non nell’artigianato palestinese”. Lo dice lui, che il suo è artigianato militante. Lo sa quindi molto meglio di noi, quale uso del suo manufatto farebbero gli amichetti di Hamas e della Jihad Islamica, e quelli che la pensano come loro. Come lui.
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