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Luca Beatrice per “il Giornale”
juicy salif di philippe starck
Bufala colossale o vera innovazione sociale? Quando si parla di design il dubbio aleggia, soprattutto nei giorni milanesi del Salone del mobile, con tanto di «Fuori salone», mille eventi, mostre, apericena (design pure loro), cene stellate, naturalmente food design.
C'è chi dice che tutto è design e c' è chi invece, e ha ragione, vorrebbe delimitarne il campo alle espressioni meno improvvisate, fondate sullo stile e l' armonia al servizio della funzionalità, in un tempo in cui lo stile si è trasformato, insopportabilmente, in brand.
Impossibile comunque determinare i confini dei designer che, proprio come gli artisti, rifiutano il termine artigiano, salvo poi recuperarlo quale elemento aggiunto di sapienza, visto che l' high tech sembra passato di moda e anche da queste parti il passato sfonda.
Esce a proposito il divertente volume illustrato Maledetto design.
L' ossessione pop delle icone scritto da Alessandra Coppa e pubblicato da Centauria (pagg. 160, euro 19,90). L' autrice, architetto e giornalista, mette insieme alcuni di quegli oggetti iconici, entrati a far parte dell' uso comune più per life style che per praticità, sottolineandone sì l' importanza nella diffusione popolare e interclassista del design stesso, ma anche gli evidenti difetti, gli orpelli inutili: sedie scomode, poltrone impraticabili, aggeggi che non funzionano.
Avete mai provato a spremere un limone con il Juicy Salif di Philippe Starck? Praticamente impossibile, meglio usare questo ragnetto allungato come soprammobile. E, sempre per rimanere in zona Starck, c' è ancora qualcuno che oserebbe acquistare i suoi nanetti da giardino postmoderni trasformati in sgabelli?
La Conica di Aldo Rossi è una caffettiera con cui è facile scottarsi e sbrodolare il contenuto. Il Cactus di Drocco&Mello, il Pratone di Ceretti, Derossi e Rosso, entrambi prodotti da Gufram, sono oggetti plasticosi inutilizzabili però fanno arredamento come un Tappeto natura di Piero Gilardi.
A proposito di artisti, già nel 1945 Bruno Munari disegnò Singer, una sedia diabolicamente scomoda, adatta all' ospite indesiderato. Il Sacco di Gatti, Paolini, Teodoro, divenne famoso perché il povero Fracchia non riusciva in alcun modo a starci sopra. Simbolo di potere e classe le Visavis di Antonio Citterio, non c' è ufficio dirigenziale che non le abbia acquistate. E che dire di Him&Her, la parodia nuda della Panton Chair secondo Fabio Novembre? Se poi avere bambini piccoli in casa, meglio evitare il Tavolo con ruote di Gae Aulenti: si scheggia facilmente e diventa tagliente come una lama.
Disincantate, a tratti irriverenti, le interviste di Coppa con i maestri del design italiano: tra questi, Italo Rota (data l' età, avrei evitato la foto a torso nudo), Andrea Branzi, Michele De Lucchi, Massimo Iosa Ghini, Mario Botta. Molte di queste icone pop le troverete nel nuovo Museo del Design aperto ieri in Triennale a Milano e diretto da Joseph Grima. Un altro passo verso la piena diffusione di un linguaggio diventato super-pop, come la perfomance o il rap. In quanto a definirlo, mi vengono in mente le parole di Cetto Laqualunque: «Tutto tutto, niente niente».
le visavis di antonio citterionani da giardino di philippe starcktavolo con ruote di gae aulenti
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