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    LISISTRATA A PARIGI - NON PIU’ SCIOPERO DEL SESSO CONTRO LA GUERRA, MA BRACCIA INCROCIATE PER LA DISPARITA’ DI STIPENDIO - SECONDO LE STATISTICHE, DALLE 16,34 DI IERI FINO AL 31 DICEMBRE LE DONNE FRANCESI LAVORANO GRATIS - SI FERMANO ANCHE LA SINDACA E MARINE LE PEN


     
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    Anais Ginori per la Repubblica

     

    MARIANNA MARIANNA

    Dal 7 novembre fino al 31 dicembre le donne francesi lavoreranno in perdita visto che secondo le statistiche hanno un salario annuo inferiore del 15,1 per cento in meno rispetto agli uomini. Non è un caso isolato, anzi è comune a gran parte delle lavoratrici occidentali, ma alcuni gruppi femministi hanno indetto ieri una strana manifestazione per denunciare la persistenza della disparità di stipendio tra i sessi.

     

    L’iniziativa prevedeva di incrociare le braccia dal pomeriggio di ieri, più precisamente alle 16.34: un modo di segnalare sul calendario il giorno e l’ora in cui l’attività professionale femminile smette di essere remunerata al pari con quella maschile. Il 15,1 per cento dello stipendio annuale corrisponde infatti a circa 38,2 giorni lavorativi. Tempo “regalato”, secondo lo slogan della protesta.

     

    foto marianna maggio francese foto marianna maggio francese

    Il calcolo stato fatto da una giovane economista, Rebecca Amsellem, sulla base dei dati Eurostat. Amsellem si è ispirata all’esempio dell’Islanda, paese dove è stato istituito un Women’s Day Off che si svolge ogni anno il 24 ottobre alle 14.38. L’appuntamento esiste da tempo ma l’edizione di qualche settimana fa è stata molto più partecipata del solito. Molte donne sono davvero andate via dall’ufficio a metà pomeriggio andando a manifestare davanti al parlamento di Reykjavik.

     

    In Francia il debutto è stato più morbido. «Non vogliamo che le donne lascino uffici e posti di lavoro, ma vogliamo contribuire a promuovere una presa di coscienza collettiva attraverso questa data simbolica », spiega Amsellem che guida il gruppo femminista “Les Glorieuses”. Proclamare un vero e proprio sciopero non era possibile. Ma la protesta si è diffusa sui social, con una petizione online, ed è riuscita a mobilitare anche il mondo della politica. L’hashtag #7novembre16H34 è stato ripreso dal premier Manuel Valls, da molti ministri del governo, e pure da Marine Le Pen con un apposito tweet. La sindaca di Parigi, Anne Hidalgo, ha eccezionalmente interrotto la seduta del consiglio comunale alle 16.34 per appoggiare la protesta.

    ANNE HIDALGO ANNE HIDALGO

     

    La Francia, come altri Paesi, ha varato molte leggi per combattere la discriminazione salariale, ma finora senza sostanziali progressi. Una delle prime misure di Barack Obama appena eletto fu varare il Lilly Ledbetter Act, dal nome di un’operaia dell’Alabama che aveva sporto denuncia quando aveva scoperto che guadagnava meno dei colleghi. Da allora il gender wage gap è rimasto bloccato intorno al 20 per cento. Uno studio del Forum economico mondiale ha valutato che lo scarto si riduce a un ritmo così lento che, continuano così, la parità di stipendio tra uomini e donne sarà raggiunta solo nel 2186.

     

    Tra i motivi che spiegano il livello retributivo più basso ci sono i contratti part-time, più usati per le donne e meno pagati, i congedi parentali, la difficoltà di accedere ad alcuni mestieri e incarichi di vertice. Ma al di là di cause oggettive, c’è una discriminazione pura e semplice, stimata intorno all’8,5% a parità di mansione e carriera: un dato che si spiega solo con un fattore culturale che stenta a modificarsi.

     

    DONNE E LAVORO IN FABBRICA DONNE E LAVORO IN FABBRICA

    Le francesi non sono neanche le più penalizzate. Il divario salariale nell’Ue è del 16,7%, in leggero aumento rispetto a quello di cinque anni fa (16,4%). Con il 22,3% di differenziale tra uomini e donne, la Germania della Cancelliera Angela Merkel non fa una gran bella figura. L’Italia ha sulla carta una disparità inferiore (6,1%) ma è una falsa buona notizia: il dato è infatti legato all’esclusione delle donne dal mercato del lavoro. Il nostro Paese ha un tasso di occupazione femminile al 47,32%, record negativo nell’Ue.

     

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