Barbara Costa per Dagospia
lucio dalla disperato erotico poetico cover
“Non mi interessa parlare di omosessualità. E non ce ne sarebbe bisogno, nel caso fosse vero che io sia gay. Farci in merito delle dichiarazioni di voto mi sembra davvero ridicolo”. È Lucio Dalla, intervistato nel 1979, quando io non c’ero, ma eccome se c’ero, quando Lucio Dalla è morto, e quanti ne ho sentiti, di commenti stupidi, irrispettosi, nei suoi confronti? Attenti, perché ogni cosa è scritta, e pesata e stampata in "Lucio Dalla. Disperato Erotico Poetico" (Giunti), e l’autore, Andrea Pedrinelli, sì che si è fatto il mazzo: ha preso canzone per canzone, di Dalla, comprese quelle famose un cavolo, e ci svela tutto ma proprio tutto quello che c’è stato dietro.
lucio dalla rolling stone
E cosa e chi c’è stato? C’è chi è stato dietro al feretro di Dalla, ma di facciata, perché poi gli ha fatto (e gli fa) comodo pavoneggiarsi sui media a biasimargli i funerali cattolici (eh, ma Dalla era gay!), la sua fede cattolica (ma Dalla era di sinistra!), e che altro? Perché c’è ben altro. A Dalla da vivo lo hanno offeso, e gli hanno rotto le p*lle fino al ridicolo: c’è chi gli dava del “peloso puzzolente, e del busone”, che starebbe per fr*cio se non peggio, e si sa il motivo per cui lo facevano: l’invidia e quella che sfregia.
lucio dalla (9)
Chi parla invidioso di Dalla accusandolo di “calarsi le braghe per vendere”, di “scrivere male apposta per le classifiche”, di uno che “fa canzonette da Ricchi e Poveri” (qui hanno diritto a inc*zzarsi Angela e Angelo), poi con Dalla “patetico e trash” che è primo in classifica e ci rimane mesi, e vende milioni di copie, e all’estero è osannato, e ti crea brani ("Caruso", e non solo, "Caruso" la sanno pure i Metallica!) che fanno il giro del mondo graffiando il cuore a chiunque… sicuro che vai oltre i gomiti a rosicare!!!
Ma invece voi criticoni, voi che “dovevate insegnarci con tutte le cose/ non solo a parole”, potevate poco poco intuirlo che quei cortei e quegli slogan con cui nei '70 avete fracassato zebedei e vite, artisti come Dalla (con la chitarra di Portera), come Vasco (con la chitarra di Solieri), ve li hanno cannoneggiati e di santa ragione!!!
lucio dalla (5)
Nel gioco della vita ci sono sconfitti e vincitori, non si scappa, e Dalla ha vinto. Vince chi entra in testa alla gente “e pur distrattamente”, e ostinato non se ne va. A questo puntava Dalla, ci è riuscito, e che gli vuoi criticare? Che era omosessuale, e non te lo veniva a sbandierare? O che se lo viveva da persona libera e non te ne faceva lagna da svendere al gossip? Ma poi, Dalla, gay, lo era? In questo libro ci stanno tutti, pure chi insolente dubita dell’amore tra Dalla e Marco Alemanno, suo ultimo compagno, svilendone il rapporto “a maestro e allievo”.
E ci stanno altresì le donne, che Dalla ha amato, finite e no nelle sue canzoni: c’è Eva, e c’è Anna, sorella di un suo produttore, che è "Anna Bellanna", e "Bella" è Daniela, e c’è Anna Rosa maestra elementare che Lucio porta a casa da mamma Iole, e "Cara" è Dalla “a cena con una donna molto più giovane: immaginai una macchina da presa tra noi”.
lucio dalla 1965
Oddio, moralisti, come si fa, con Dalla che in più di un album ci sta dentro fotografato nudo, come si fa, se con De Gregori Dalla i marinai in originale non si baciano tra di loro, ma “sc*pano”? Ma come si fa a farvi capire che, in "Ciao", il verso “è colpa di non so di chi” non è anti-Nato? E come si fa se Dalla andava “a f*ga” per davvero, come canta in "Ballando Ballando" ? "Disperato Erotico Stomp", “è autobiografia pura: incontrai una z*ccola, mi incuriosì perché veramente bella ma con cui parlai di libri e sociologia”.
A tale z*ccola, va in regalo una copia di "Come è profondo il mare". E… Blanco, i guai non capitano soltanto a te: Dalla, quando va a Sanremo con "Piazza Grande" con Ron chitarrista, e Ron sbaglia l’attacco, “ma Lucio si voltò, rise, e bloccò tutto e fece ripartire il brano daccapo”.
lucio dalla casa
Ehi, sarà vero che Luca Carboni, nel 1981, in un ristorante, incontra Dalla, e gli dà “una busta con dentro i miei testi e il mio numero di telefono. Lucio la aprì, diede una scorsa ai fogli e senza aprir bocca la passò agli Stadio. Il giorno dopo ero a lavorare con loro”…? Pierdavide Carone, a Sanremo con Dalla un mese prima della improvvisa morte, paragona la sua "Nanì" a "4 marzo 1943". Chissà perché non se n’è accorto nessuno.
lucio dalla (8)
A metà anni '70, Lucio Dalla fa tre dischi mai rinnegati “su testi scritti da Roberto Roversi”, poeta impegnato, e… ci si ammala di stomaco! Dalla si invaghì dei testi di Roversi, con essi ha voluto sperimentarsi, in canzoni che non hanno avuto pubblico, ma mai ne ha sposato le gabbie politiche. Ma come fai a respirare con chi “non sente ragioni” e vive “in un universo allucinante, soffocante, senza via d’uscita”? Dalla, con e per Roversi, “un giorno stavo per buttarmi nel cesso”.
lucio dalla (4)
Ecco quanto gli rode a Roversi che Dalla lo molli per canzoni “firmate Lucio Dalla, musica e parole” prime in classifica: “Dalla ha voluto essere lasciato a cantare il niente”. Canterà Dalla post Roversi: “Ciao al tuo pugno chiuso/ caprone col pelo sul cuore”. E dirà: “Io non sono mai consolatorio, la mia musica non sana ferite”, e “la vera rivoluzione è essere normale”.
E quanto gli scoccia, a Pupi Avati, che Dalla era più bravo di lui? Avati "soffre" dal 1963, da quando “Dalla mi estromise dal sogno del jazz”. Estromise!? È Avati che briga, invano, affinché “non lo prendano nella stessa orchestra dove sto io”. È Avati che frigna che “Gino Paoli m’ha rovinato, ha scelto Lucio e non me!”. È vero questo: se Lucio Dalla è diventato Lucio Dalla, lo deve a Gino Paoli: “Senti mo' bene, tu sei matto”, gli risponde Dalla, la prima volta che Paoli, e ci sta pure Stefania Sandrelli, gli dice che deve cantare.
renato zero lucio dalla
Però poi Dalla a Paoli lo ha ringraziato una vita intera. Tranne che a Sanremo '67. Dalla sta alla camera n. 217, accanto alla n. 219 dove si spara Tenco. Dalla lo trova morto, con Dalila. È Dalla che dà l’allarme. Dalla mai ha creduto “al foglietto che ha lasciato Luigi. Per me Tenco si è sparato in un momento di debolezza, di paura”. Gino Paoli non sente ragioni: “Col corpo di Tenco ancora caldo, Lucio va sul palco, a cantare "Bisogna Saper Perdere" !? Io Lucio l’ho preso per il bavero, e attaccato al muro”.
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