Francesco Schirru per www.goal.com
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Idolo dell'Inter, ora fa beneficenza ed aiuta il figlio ad emergere. Il suo soprannome? Per anni è stato male interpretato.
Leggende metropolitane, miti da sfatare, storie talmente radicate che una volta sviscerate e spazzate via, fanno perdere l'aura di immortalità tutta attorno. Non sempre, però, guardare oltre il palcoscenico porta alla delusione. Non sempre osservare dietro le quinte fa perdere qualcosa. Anche se qualcosa di cui si era convinti non è poi reale, c'è così tanto di cui parlare ed analizzare che il punto forte non è il solo.
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Quando si parla di Julio Ricardo Cruz, il suo soprannome, El Jardinero, è sempre stato un surplus della sua persona, una ciliegina su una torta dolce e gustosa per milioni di tifosi. Alcuni rimmarranno delusi nel constatare che in realtà non era veramente un giardiniere prima della sua sontuosa vita calcistica, ma fermarsi alla mancata professione proletaria sarebbe folle.
[…] A 'Il Posticipo', Cruz racconta il suo nuovo mondo così. Politica, beneficenza, osservatore e consigliere:
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"Ho lasciato l'Italia e sono tornato in Argentina. Mi sono goduto un po' la vita. Al primo anno sono stato benissimo con la mia famiglia e i miei bambini. Al secondo ho fatto un po' di politica: ho lavorato con l'ex presidente Mauricio Macri. Sono stato con loro quattro anni. Poi mi sono allontanato perché la politica non fa per me. Ho scelto di fare beneficenza. Da tre-quattro anni faccio il papà. Seguo mio figlio Juan Manuel: gioca nel Banfield, un anno prima della pandemia è diventato professionista. Sto aiutando lui ed altri ragazzi: voglio che facciano una bella carriera.
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Penso a quello che sto vivendo con mio figlio. Non pensavo che sarebbe diventato così grande al Banfield dove ho cominciato io. Mi somiglia molto anche dal punto di vista fisico. Vederlo capocannoniere della sua squadra è stata una bella sorpresa. Spero che possa fare quello che ho fatto io nel mondo del calcio. Sto parlando con alcune squadre per portarlo in Europa: in Inghilterra o in Italia, meglio ancora".
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[…] Vuole tenersi occupato seguendo i figli, dopo aver provato a seguire l'azienda agricola di famiglia La Lorenita:
"Me ne sono occupato dopo aver smesso. Pensavo alle mucche. Era una bella cosa. Però se sei stato nel calcio per tanti anni, la cosa migliore è fare quello che hai sempre voluto. La fazenda rappresenta un momento della mia vita: ce l'ho ancora, ma non ci faccio caso. Poi io non sono fatto per la campagna".
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Ogni tanto ci ha provato, ad immergersi nella natura. Quei pochi momenti sembrano aver sovverchiato il resto della sua vita per il grande pubblico, ma la realtà è che Cruz ci ha provato, si è divertito per un po', senza mai confermarsi. Del resto l'erba dei campi è stata legata a lui in tutta la vita, con quel soprannome, il Jardinero, divenuto una seconda pelle. Si è narrato per anni di come il Banfield lo abbia scoperto mentre per caso, durante una pausa del suo lavoro da giardiniere, ha fatto vedere ai pari età come si amoreggiasse con il pallone.
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Si è narrato di come la sua bravura nel calcio era tale che una serie incredibile di personaggi orbitanti attorno al calcio, da scout ad allenatori, fino agli immancabili dirigenti, pregassero Cruz di lasciare il giardinaggio e il verde di tale arte per spostarsi sul verde del terreno pallonaro. Niente di più sbagliato, niente di più elevato astrattamente dopo un unico piccolo episodio. Uno di quelli che accadono nel calcio e che nel 2021 sarebbe subito scoperto.
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Julio Cruz, El Jardinero, per qualche secondo, un istante incollato senza possibilità di staccarlo, volente o nolente:
"È nato quando ero negli Allievi del Banfield: un giorno mi ero messo a giocare col tagliaerba e qualche giornalista mi aveva visto. Alla mia prima partita ho fatto un gol molto pesante con cui abbiamo vinto 2-1 alla Bombonera contro il Boca. Tutti i giornalisti si chiedevano chi fossi.
Volevano intervistarmi, ma non mi andava. Al lunedì un giornalista, che mi aveva visto giocare, mi ha battezzato "Il Giardiniere", ma io non tagliavo davvero l'erba dello stadio del Banfield. La storia del mio soprannome è nata così".
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[…] Cruz ha vinto 14 trofei in carriera. Julio Ricardo ha segnato 10 reti alla Juventus. Ha disputato 22 gare con la Nazionale argentina. I tifosi si sono inchinati a lui, portandolo a dire calmi, sono io che dovrei farlo. Ha vissuto al top la sua vita calcistica, ma per qualcuno l'ultimo gradino non è mai stato raggiunto. Forte sì, top no. Soprattutto perché nell'estate 2009, mentre l'Inter stendeva il filo nerazzurro dell'eternità, veniva ceduto alla Lazio. Come Suazo ha mancato di poco il Triplete, per pochi mesi, per poche settimane. Eppure, alza le spalle, sorride e pensa in positivo, perché il periodo meneghino era chiuso, senza rammarico.
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Chi pensa ancora che Julio Ricardo Cruz sia soprannominato Jardinero per un reale passato da giardiniere, cappellino sul capo e felci ovunque, dovrebbe fare lo stesso: la verità non intacca la leggenda. Nessun rimpianto.
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