• Dagospia

    LO RICONOSCETE? (NO, NON E' ENZO AVITABILE!) - NON SI E’ NEGATO NULLA. COCAINA, EROINA, CANNE, TEQUILA, DOPING E UN INFARTO. OGGI DICE CHE NEYMAR E’ STATO USATO DA BOLSONARO, ESALTA RICHARLISON CHE SI È ESPOSTO CONTRO IL PRESIDENTE USCENTE E SOSTIENE CHE IL BRASILE E’ DI TUTTI: “L'ESTREMA DESTRA DI JAIR BOLSONARO HA CERCATO DI IMPOSSESSARSI DELLA MAGLIA VERDEORO DEL BRASILE. MA NON CI È RIUSCITA” – DI CHI SI TRATTA?


     
    Guarda la fotogallery

    Enrico Currò per la Repubblica

     

    link to media galleryWALTER CASAGRANDE

    Walter Casagrande, 59 anni, nazionale brasiliano al Mondiale 1986, artefice al Corinthians con Socrates, Wladimir e Zenon della democrazia corinthiana, ex centravanti di Torino e Ascoli, in Qatar come commentatore per A Folha de Sao Paulo e Uol , ha rifiutato in nome dell'indipendenza di pensiero di entrare nello staff del presidente Iacio Lula.

     

    Perché la Seleçao, pur avendo vinto qui 2 partite su 2, ha qualche problema politico?

    «Sono gli strascichi delle scelte dei golpisti, l'estrema destra di Jair Bolsonaro, che ha cercato di impossessarsi della camiseta , la maglia verdeoro del Brasile. Ma non ci è riuscita».

     

    L'ha indossata in pubblico, durante i 4 anni da presidente, e anche in campagna elettorale.

    «Lui e i suoi seguaci hanno provato a espropriarla al popolo, che ne è il legittimo proprietario al di là delle opinioni politiche: quei colori appartengono a tutti i brasiliani.

     

    Però i bolsonaristi hanno perso le elezioni e adesso sa qual è l'effetto?

    link to media galleryWALTER CASAGRANDE

    Che non la mettono più, perché loro non sono brasiliani: sono golpisti».

     

    Però la indossa l'aggressore bolsonarista di Gilberto Gil qui a Doha.

    «Un insulto gratuito, da deficiente. Gilberto Gil è tra i personaggi più importanti della storia culturale del Brasile. Ed è uno dei simboli della prevalenza dell'amore, un vero pacifista che ha saputo contrastare sul serio, non a parole, la dittatura militare. E ne ha pagato le conseguenze».

     

    Per un calciatore sembra difficile resistere alle lusinghe del potere.

    «Per Bolsonaro si sono pronunciati ad esempio Neymar, Thiago Silva e Dani Alves. Ma è sempre una questione di opinioni personali».

     

    Invece Richarlison si è esposto contro il presidente uscente. Lei lo ha apprezzato sul suo blog.

    «Io della democrazia corinthiana ho fatto parte, quando ancora c'era la dittatura militare. Si tratta sempre di essere coerenti con se stessi. Se giocassi in nazionale ora, non rinnegherei mai i miei principi. Non potrei mai avere paura di dire quello che penso: la democrazia corinthiana è stata un passaggio molto importante, nella storia del calcio brasiliano e della società».

    link to media galleryWALTER CASAGRANDE

     

    Era l'autogestione al Corinthians: l'opposto del calcio social di oggi?

    «Sul web ho discusso con Raphinha. Lui, dopo le critiche a Neymar, ha detto che il popolo brasiliano non si merita di avere il talento di Ney. Io dico che non si merita la povertà, la distruzione dell'Amazzonia, i fazendeiros che sterminano gli indigeni. E che non si è meritato un presidente che non comprava i vaccini, così sono morte 700 mila persone. Altro che il talento, con tutto il rispetto».

     

    Neymar è stato usato dai bolsonaristi?

    «Un po' sì, è stato usato».

    Il Paese sembra proprio spaccato in due: si vede anche a Doha.

    «Ma la polizia, in Brasile, il risultato lo ha condizionato. Ha impedito a molte persone che volevano votare Lula l'accesso al seggio. Io, però, credo che in questo Mondiale si veda altro: l'entusiasmo della Torcida».

     

    Merito della partenza ottima?

    link to media galleryBOLSONARO CON MAGLIA DELLA LAZIO

    «La squadra ha cominciato bene. Con la Svizzera è stato decisivo l'ingresso di Rodrygo. Stimo Tite, ma stavolta è stato troppo prudente. Lo trovo capace, equo, pronto a tornare sui suoi passi, anche se per togliere Fred ci ha messo quasi un'ora. La Seleçao fatica sempre con due mediani che appoggiano il pallone sulle fasce, in orizzontale. Invece Rodrygo e Paquetà sanno verticalizzare».

     

     Il Brasile può vincere il Mondiale?

    «Commento la Seleçao dal 1999. Se torna Neymar, sì, le possibilità ci sono. Lui e Rodrygo possono scardinare tutte le difese con la loro velocità di pensiero. Io vedo il quartetto Rodrygo Neymar-Vinicius-Richarlison».

     

    Da ex campione attento ai diritti umani ritiene che questo Mondiale in Qatar si dovesse giocare?

    «Almeno questo Mondiale ha permesso di capire che in Qatar non vengono rispettati i diritti dei lavoratori, delle donne, della comunità Lgbtq+ e ha portato l'attenzione sulle cose terribili che succedono in Iran».

     

    Il calcio conferma un grande potere.

    «Sì. E grazie al calcio i brasiliani stanno tornando a riappropriarsi dei colori della bandiera e della maglia del Brasile. Tutti quanti».

     

     

    Guarda la fotogallery


    ultimi Dagoreport