Da ispionline.it
mike pompeo
Cene di gala nei saloni del Dipartimento di Stato; lo staff trasformato in dogsitter per il cane Sherman o mandato a ritirare il bucato in lavanderia; aerei di Stato usati per volare in Kansas – dove potrebbe candidarsi al senato. È su questi ed altri casi di uso “disinvolto” di fondi pubblici da parte del Segretario di Stato americano Mike Pompeo che si concentrava l’inchiesta di Steve Linick, ex ispettore generale dello State Department USA.
“Ex” perché Linick, nominato dall’amministrazione Obama, è stato licenziato una settimana fa dal presidente Trump su richiesta dello stesso Pompeo. Le inchieste dell’ex ispettore toccavano però anche dossier più scottanti, come una vendita di armi per 8 miliardi di dollari all’Arabia Saudita, approvata bypassando il Congresso facendo appello alla “emergenza” della minaccia iraniana.
mike pompeo
Se l’obiettivo era quello di spegnere i riflettori puntati su Pompeo, però, il licenziamento di Linick rischia di ottenere il risultato opposto. Classe 1963, Michael Pompeo nasce a Orange, California, in una famiglia working-class. Si dimostra da subito uno studente brillante, primo della classe in ingegneria all’accademia militare di West Point. Dopo alcuni anni passati nell’esercito in Germania, Pompeo, si congeda con il grado di capitano, si iscrive all’università di legge di Harvard e dopo la laurea, lavora come avvocato in uno studio legale.
Nel 1998, sceglie di cambiare radicalmente la sua vita, divorziando dalla moglie – sua partner dai tempi del college – e si trasferisce a Wichita, Kansas, dove apre un’azienda di componenti per aviazione. A Wichita, Pompeo diventa diacono di una chiesa evangelica presbiteriana e conosce i fratelli Koch, una delle più ricche famiglie americane e fedele sostenitrice delle campagne repubblicane. Dopo diverse accuse per inquinamento ambientale e alcuni problemi finanziari, nel 2006 Pompeo lascia l’impresa e diventa presidente di un’azienda nel settore petrolifero.
mike pompeo abdul ghani baradar
Nel 2011, entra al Congresso come rappresentante del 4° Distretto del Kansas sull’onda del successo del Tea Party, un’ala libertaria e molto conservatrice del Partito repubblicano, nonostante le polemiche scatenate da un suo tweet in cui si riferiva allo sfidante democratico, Raj Goyles, come un “turban topper” (una “testa di turbante”). Dopo un primo momento di opposizione all’ingresso di Donald Trump alle primarie repubblicane del 2016, Pompeo si avvicina all’attuale presidente grazie all’intercessione del suo vice Mike Pence. Così, nel 2017 Trump lo nomina direttore della CIA dopo che, da deputato, si era occupato di questioni legate all’intelligence.
Quando lo scontro tra il presidente e l’allora Segretario di Stato Rex Tillerson porta alla cacciata di quest’ultimo, Pompeo coglie l’occasione e si fa avanti: Trump accetta, nominandolo State Secretary nel marzo 2018.
mike pompeo donald trump
Su molti temi, Pompeo e Trump sono perfettamente allineati: i due condividono l’ostilità per l’accordo sul nucleare iraniano raggiunto da Obama, l’impegno contro il terrorismo di matrice jihadista, e una linea dura contro l’immigrazione irregolare. In qualità di Segretario di Stato americano, Pompeo è diventato il portabandiera delle accuse mosse dall’attuale amministrazione alla leadership cinese per la gestione coronavirus e il principale sostenitore della teoria secondo cui il virus sarebbe avuto origine in un laboratorio. Le opinioni dei due divergono invece sulla Russia, rispetto alla quale Pompeo ha un approccio molto più duro di Trump.
mike pompeo
Al di là dei temi, però, la sintonia tra Trump e Pompeo deriva soprattutto da una visione simile della politica estera, basata su un approccio muscolare. Pur avendogli causato qualche imbarazzo, agli occhi del presidente, Pompeo costituisce una risorsa preziosa, per la sua capacità di tradurre gli umori e le intenzioni di Trump in un linguaggio comprensibile ai diplomatici e funzionari del Dipartimento di Stato. Il futuro di Pompeo dopo le presidenziali 2020 è inscindibilmente legato alla rielezione del presidente, ma secondo molti repubblicani il Segretario di Stato ha ancora una lunga strada davanti a sé: se non come candidato senatore a novembre, qualcuno lo vede addirittura come erede di Trump alle presidenziali del 2024.