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    L’ENEA (E ANCHISE) DELLA FORESTA AMAZZONICA – UN GIOVANE INDIGENO HA CARICATO IL PADRE SULLE SPALLE, TRASPORTANDOLO PER DODICI ORE ATTRAVERSO L’AMAZZONIA PER FARLO VACCINARE CONTRO IL COVID – IL VIRUS HA COLPITO 57MILA NATIVI BRASILIANI E NE HA UCCISI 853: “LA FORESTA E LE FAVELAS SONO FORSE I LUOGHI DOVE ANCORA SI CONSERVA UN'IDEA DI APPARTENENZA CHE VA ALDILÀ DEL PROPRIO OMBELICO. HANNO UN PROFONDO SENSO DI RESPONSABILITÀ CHE SI CONFERMA ANCHE NELL'EMERGENZA PANDEMICA…”


     
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    Gabriele Santoro per "il Messaggero"

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    Il flagello del Covid-19 colpisce duramente anche l'Amazzonia e il vaccino è una risorsa tutt' altro che facilmente raggiungibile. Il ventiquattrenne indigeno Tawy non ha esitato nel camminare per ore con il padre Wahu di 67 anni, affetto da problemi fisici, sulle spalle per garantirgli la principale forma di protezione dagli effetti letali del virus. Tawy e Wahu appartengono alla comunità indigena Zó'é che conta circa 325 persone e vive nel Nord del Pará.

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     FOTO VIRALE SUI SOCIAL 

    È stato il neurochirurgo cinquantaduenne Erik Jennings Simões a immortalare la storia con una delle fotografie destinate a rimanere negli album della lotta alla pandemia. Jennings lavora da molti anni in una missione per la tutela della salute in Amazzonia. Il 2 gennaio ha condiviso nel proprio profilo Instagram lo scatto, che risale al 22 gennaio 2021, divenuto ora virale. 

     

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    Nel social network Jennings racconta così la vicenda: «Questo è stato il momento più significativo del 2021. Tawy ha legato a sé il padre con una portantina di corde intrecciate e si sono messi in viaggio. Ha camminato per sei ore nella foresta tra molti ostacoli per arrivare al nostro centro vaccinale. Dopo la somministrazione sono tornati al villaggio. Finora la popolazione Zó'é non è stata colpita da alcun contagio». 

     

    La scelta di Tawy ha un forte valore culturale, perché sfida il lassismo che ha caratterizzato soprattutto nella prima fase in Brasile il contrasto alla pandemia. Un'attenta testimone sul campo della situazione in Amazzonia è Eliane Brum, classe 1966, nata a Ijuí nel sud del Brasile, giornalista e scrittrice di rilievo internazionale, tra le più importanti narratrici delle trasformazioni sociali, ambientali e politiche del gigante sudamericano. 

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    «Il coronavirus infesta i villaggi indigeni e minaccia le popolazioni isolate spiega Brum Il covid-19 e i mancati interventi rischiano di smantellare la resistenza per la tutela ambientale. Lasciare che la pandemia avanzasse nella foresta e negare misure di prevenzione e protezione ha avuto come risultato la morte di diversi importanti leader indigeni, che guidavano i loro popoli nella lotta per la terra e per la conservazione della foresta». 

     

    FAVOREVOLI ALLA VACCINAZIONE 

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    La volontà di Tamy mostra anche il grado di apertura al mondo degli indigeni, sempre più minacciati nel loro ecosistema, che hanno accolto con favore la campagna vaccinale. «La foresta e le favelas sono forse i luoghi dove ancora si conserva un'idea di appartenenza che va aldilà del proprio ombelico prosegue Brum. 

     

    Gli indigeni e gli altri popoli che abitano la foresta amazzonica vedono se stessi come parte della natura e si sono mostrati capaci di vivere per millenni senza distruggere il mondo degli altri. Hanno un profondo senso di responsabilità che si conferma anche nell'emergenza pandemica». Il pericolo principale deriva da chi arriva da fuori nella foresta e gli abitanti vogliono proteggersi. Secondo i dati della segreteria per la salute indigena il virus ha colpito 57mila nativi brasiliani e ne ha uccisi 853 che è una proporzione considerevole per queste comunità. 

     

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    La sfida, come in altri luoghi del mondo di difficile accesso, è prettamente logistica insieme alla mancanza di assistenza sanitaria che affligge la Regione. La squadra guidata da Jennings Simões è riuscita a raggiungere luoghi impervi, si è spinta fino ai villaggi e si è messa in connessione anche grazie alla radio. 

     

    All'inizio della vaccinazione contro il Covid-19 le popolazioni indigene sono state considerate una priorità, perché sono quelle più difficili da tutelare. In questo caso è stato fondamentale il dialogo costruito dall'équipe di Jennings, che ha trasmesso fiducia e posto le basi per la campagna nei villaggi, con il rispetto delle tradizioni culturali degli Zó'é.

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