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    POLEMICHE IN PICCOLO - LO SCENEGGIATORE DEL FILM "IL CAPITALE UMANO" GARANTISCE A QUELLI CHE CRITICANO SENZA AVER VISTO IL FILM: LA BRIANZA NON C'ENTRA NIENTE


     
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    Francesco Piccolo per il "Corriere della Sera"

    Piccolo FrancescoPiccolo Francesco

    Il punto è questo: basterà andare a vedere il film per chiudere ogni polemica sulla Brianza. Chiunque lo abbia fatto, con un po' di onestà, può dire facilmente che è un film sull'Italia, non sulla Brianza. Se abbiamo scelto di portare dalle nostre parti un romanzo americano (americanissimo) è perché aveva dentro tutti i sintomi che il nostro Paese sta vivendo in questo momento - quindi, si potrebbe dire che è un film sul tempo presente, a prescindere dai luoghi. E non avevamo né intenzione né bisogno né desiderio di scagliarci contro una qualsiasi parte del Paese.

    Abbiamo scelto di ambientare la nostra storia, i nostri personaggi, in Brianza perché - come affermano tutti, anche i più polemici - è un fatto incontrovertibile che lì girano più soldi. E quindi è lì che si vede meglio quando i soldi smettono di girare. Uno squalo della finanza è lì che trova complici danarosi per investire in azioni spericolate. Tutte le cose che sto dicendo hanno un rapporto con la realtà, ma sono soprattutto materia narrativa condivisibile che spinge a dire: mettiamo i nostri personaggi lì dentro.

    FRANCESCO PICCOLOFRANCESCO PICCOLO

    Quello che è stato travisato delle parole di Virzì è la sua divertente e sincera dichiarazione di ingenuità: ha raccontato sempre Livorno e Roma, un'isola meridionale o toscana, è la prima volta che aveva a che fare con paesaggi del genere, con la neve e le ville brianzole. Abbiamo fatto i sopralluoghi insieme, tanti mesi fa, alla ricerca di un luogo che potesse raccontare bene quello che volevamo raccontare. Tutto qui.

    TUTTI I SANTI GIORNI DI PAOLO VIRZITUTTI I SANTI GIORNI DI PAOLO VIRZI

    Se il film è riuscito, se molti stanno andando a vederlo, è perché la combinazione di tutti questi fattori, reali e immaginari, riesce a dare conto delle intenzioni. E soprattutto riesce a fare quello che sempre un racconto sulla provincia deve fare: rappresentare la parte per il tutto. C'è Ornate - questo paese sintetizzante - ma è il Paese che vogliamo raccontare, che vuole essere raccontato. Se c'è un teatro in procinto di trasformarsi in un supermercato questo riguarda l'Italia, non Como.

    Soltanto chi non ha visto il film può pensare a un'accusa verso una parte del Paese «che lavora». Ma è appunto perché lavora che era terreno fertile per la nostra storia! E di conseguenza le violenze, le brutture e le infelicità hanno il suono e le scenografie di quei luoghi. Tutto qui. Ma questo capita sempre, in ogni film. E visto che si parla di Virzì, basterà ricordare una battuta de La prima cosa bella : «Ma cosa c'hai te contro Livorno?». «Tutto» risponde Mastandrea.

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    Se si vuol raccontare una storia amara, bisogna sia adorare sia detestare i personaggi che si mettono in scena. Si può anche guardarli da lontano, in modo freddo, come ha fatto Woody Allen con la sua Blue Jasmine . Noi abbiamo provato invece a star loro vicino, mentre scrivevamo o mentre Virzì e gli attori costruivano il film; abbiamo provato a voler bene a Bernaschi e alla moglie, a quell'essere viscido di Ossola.

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    Solo che questo non significa salvarli né assolverli. L'amore si risolve nel raccontarli con sincerità. E l'amore si risolve anche con l'idea che quelli non sono altro da noi, ma sono una parte di noi che ci piace di meno ma che sappiamo che esiste. Se solo ci fosse chiaro questo, vivremmo già in un Paese migliore. Migliore di quello che si vede nel Capitale umano , e di quello che si vede guardandoci intorno.

     

     

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