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    NANCY BRILLI MEMORIES! I CAPELLI CRESPI DOPO UN TRAUMA, LO SCHIAFFO A VIRZI’ (“HO LITIGATO CON LA PERSONA SBAGLIATA”), FOSSATI (“E’ STATO UN PRENDERSI E LASCIARSI”) E I SUOI AMORI: “SONO STATA TRADITA E HO TRADITO, PER RIPICCA. QUANTO SI PUÒ CADERE IN BASSO PER ORGOGLIO” - I RITOCCHI? NON HO FATTO NULLA"


     
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    Valerio Cappelli per il “Corriere della Sera”

     

    NANCY BRILLI NANCY BRILLI

    È sorprendente come l' immagine che si ha di Nancy Brilli, (l' attrice brillante capace di far ridere), sia lontana dalla sua vera natura: l' ombra dell' immagine e il corpo della vita camminano su strade che non si incrociamo mai. «La mia infanzia non la ricordo proprio, di mamma niente, eppure dieci anni (l' età che avevo quando morì) non sono pochi. È scomparsa dalla mia vita. Ho provato sotto ipnosi, con l' analisi. In varie forme. Niente. Nemmeno un ricordo. Troppo dolore». Quando guarda una foto di sua madre...È come se guardassi una sconosciuta. E mi spiace. Se perdi il ricordo della persona, la perdi».

     

    NANCY BRILLI NANCY BRILLI

    L' adolescenza? «Il periodo più brutto della mia vita. Sono cresciuta con mia nonna paterna e delle zie. Avevo l' endometriosi e non lo sapevo. Mia nonna con la fidanzata di allora di mio padre (un diplomatico e dirigente d' azienda che non c' era mai: non credo si sia mai reso conto di quanto ci sia mancato, a me e a mio fratello), mi tagliarono i capelli, mi tosarono come una pecora, divennero crespi. Sembra una scemenza ma non lo è. Una prepotenza, una violenza... Mia nonna indossava gli abiti di mia madre, fece un défilé per mostrarmi come se li era aggiustati».

     

    Una roba da andare via di casa. «L' ho fatto a 18 anni e un secondo. Volli essere autosufficiente. Vendevo orecchini e borsette fatte da me».

     

    nancy brilli nancy brilli

    Lei sembra uno spirito libero, una gatta selvatica. «Spirito libero sì, gatta selvatica posso diventarlo: se mi prendi contropelo come minimo soffio. Negli anni ho imparato a essere accomodante, e tanto selvatica nel lavoro non direi, anzi, sono super affidabile».

     

    Le idee (poco) chiare Il cinema quando è arrivato? «Pasquale Squitieri era padre di Vittoria, una compagna di classe, eravamo amiche. Pensavo di diventare grafica pubblicitaria ma non avevo le idee chiare. Feci il provino in modo inconsapevole. Pasquale girava il film su Claretta Petacci, che aveva una sorella, Miriam, attrice: interpretò se stessa; io feci lei da giovane. Ero sperduta, non sapevo come ci si muovesse nell' ambiente».

     

    Ma di lì a poco con Se il tempo fosse un gambero sbarcò nel grande Teatro Sistina di Pietro Garinei. «Non fu una vera decisione. Un mio amico per sfida mi aveva iscritto al provino. Cantai quattro canzoni, poi una scena con Enrico Montesano. La sala era buia, non sapevo chi ci fosse. Alla fine un signore alto alto col vocione mi prese sottobraccio: questo camerino è stato di Alida Valli, Ornella Vanni, Delia Scala. Ora sarà il suo. Era Pietro Garinei. Così capii che mi aveva preso».

    massimo ghini nancy brilli e gigi proietti massimo ghini nancy brilli e gigi proietti

     

    Quando realizzò che sapeva far ridere? «Subito. I tempi comici si imparano da bambini. Era il mio modo di piacere alle persone, un sorriso è più accattivante di chi fa quella tormentata, anche se lo ero. Perdendo mamma sono stata in seguito alla ricerca della costruzione di una famiglia. Evidentemente non ho un grande talento. Sono stata sposata due volte: la prima con Massimo Ghini (ci siamo conosciuti su un set, entrò sbagliando camerino, eravamo entrambi in mutande), la seconda con Luca Manfredi (il figlio di Nino), da cui ho avuto Francesco che ha 17 anni. Non sono il tipo di madre amica del proprio figlio, credo di avergli dato solidità. Massimo e Luca hanno madri forti: in realtà ho sposato loro. Scherzo, ma spesso sono andata a cercare la figura genitoriale».

     

    E adesso? «A quasi 53 anni la famiglia non è detto che debba essere quella canonica, anzi, quasi mai lo è. La famiglia sono gli amici che ti vogliono bene, persone insospettabili che entrano nella tua vita e diventano un riferimento forte, ti accettano come sei veramente».

    nancy brilli franca valeri pino strabioli nancy brilli franca valeri pino strabioli

     

    Storie lunghe Le sue storie sono state lunghe. Ivano Fossati: «È stato un prendersi e lasciarsi». Il chirurgo plastico Roy de Vita. «Un rapporto di 15 anni molto importante, quello in cui mi sono impegnata di più. Abbiamo dato grande peso al patrimonio affettivo dei figli». Non si è mai fatta ritoccare da lui? «Ne avrei fatti 100 di ritocchi, ci sarà un giorno che diventerò come Cher? Se uno non si accetta, ci si distrugge per piacere agli altri inseguendo un modello irraggiungibile. Che nel mio caso era quello di farmi amare da tutti. No, non ho fatto nulla.

     

    Conobbi Roy quando mi tolse una cicatrice per un intervento che sembravo Frankenstein. Avevo cisti di sangue. Sono stata imbottita di antidolorifici nella mia vita d' adulta. Ho avuto un tumore da una cisti gigante, degenerata: il mio trentesimo compleanno lo passai in clinica». Ha amato, è stata riamata. La gelosia? «Subirla è insopportabile, provocarla è umiliante. Sono stata tradita e ho tradito. Per ripicca. Ti rendi conto di quanto si possa cadere in basso per orgoglio».

    nancy brilli roy de vita nancy brilli roy de vita

     

    Il suo ideale di uomo: Schwarzenegger. «Ma lo dissi tanto tempo fa! Oggi cerco intelligenza, talento, umorismo». Nancy è affascinante, ma troppo «anziana» per la femme fatale , troppo giovane per la nonna. «Tutte le vie di mezzo le posso fare. Me lo diceva Virna Lisi: prima del film La cicala, nel ruolo della ex bella, era scomparsa da dieci anni. Nessuno la chiamava più. Dopo è ripartita alla grande».

     

    Il cinema non è stato generoso con lei. «Sono stata tra le prime a fare fiction. E questa cosa non fu vista bene (oggi tutti fanno tutto). Me lo disse Paolo Virzì, con cui litigai. Il suo primo film, Dimenticare Piombino, che poi si chiamò La bella vita, lo scrisse nella casa in cui abitavo con Massimo Ghini. Ci ripensò e disse che la mia immagine era troppo forte, non potevo fare l' operaia mentre andavo il sabato sera in tv da Pippo Baudo» .

     

    VIRZI' VIRZI'

    Lo schiaffo Ma il regista a cui diede uno schiaffo? «Era lui. Ho litigato con la persona sbagliata: è il più bravo, fa recitare gli attori in modo straordinario». E oggi? «Di fiction ne ho fatte tante, erano diventate troppo eguali a se stesse. Mi piacerebbe una serie fantasy per Netflix. Ci sto lavorando. Aspettare ruoli non mi basta più. La gente mi vuole bene. Ma non voglio diventare l' attrice che si produce i film perché nessuno glieli fa fare. A teatro ho una sensazione di reminiscenza.

     

    Mi riporta alle recite scolastiche. Penso che in quel posto non mi può succedere niente di male. Devo andare a abitare in un teatro. In effetti, ci abito sopra».

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