Fra. Gri. per “la Stampa”
magistratura
Non è andato bene, lo sciopero dei magistrati per protesta contro la riforma del Csm. Secondo i dati dell'Anm, avrebbe aderito appena il 48% dei togati. Meno della metà della categoria. Ci sono state punte di particolare disaffezione: adesione allo sciopero soltanto al 23% in Cassazione, 39% in Sardegna, 38% a Roma, 36% a Milano, 33% a Torino, 25% a Trento. Un duro colpo che la dice lunga sulle spaccature che attraversano la magistratura.
«In un contesto generale non facile - dice il segretario generale dell'Anm, Salvatore Casciaro - un livello di adesione all'astensione intorno al 50% è comunque importante. Dimostra come l'Anm si sia fatta interprete autorevole del disagio e della preoccupazione reale di tanti magistrati». Eugenio Albamonte, pm romano e segretario di Area, vuole essere ottimista: «In considerazione anche della grande campagna che è stata fatta contro lo sciopero dei magistrati, che ovviamente colpisce anche gli stessi magistrati, è un dato comunque significativo».
magistrati
L'adesione di meno della metà dei magistrati allo sciopero, però, indebolisce oggettivamente la protesta. Gli avvocati, la controparte di sempre, non nascondono la soddisfazione. «È un giorno triste, l'ennesimo per la giustizia», commenta la presidente del Consiglio nazionale forense, Maria Masi. «Fino all'ultimo momento abbiamo confidato in un ripensamento che non c'è stato.
Un'occasione sprecata per dimostrare che, anche di fronte a ipotesi di riforma non del tutto condivisibili, la magistratura italiana, a cui la Costituzione affida il potere e il dovere di applicare la legge e alla quale i giudici sono soggetti, avrebbe potuto scegliere di far prevalere il senso di responsabilità».
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I più espliciti a esultare sono i politici. «Lo sciopero dei magistrati si sta rivelando un prevedibile flop. Ora il Parlamento vada avanti senza indugio», dichiara l'onorevole Enrico Costa, vicesegretario di Azione. «Era uno sciopero "politico". Un ennesimo arroccamento corporativo. C'è un problema di credibilità che non dipende da inesistenti manovre esterne, ma dai conflitti e dai veleni interni che hanno compromesso la stessa funzionalità del Csm», afferma Anna Maria Bernini, presidente dei senatori di Forza Italia.