george soros
Pierluigi Bonora per “il Giornale”
Se Sergio Marchionne, presidente di Ferrari, ha commentato di recente il saliscendi del titolo in Borsa come «inspiegabile», c' è qualche analista che ha cominciato a pensarla più o meno alle stesso modo: «Ferrari è molto volatile e si fatica a capire perché...».
Ieri, a esempio, le azioni sono letteralmente schizzate verso l' alto, con un +10,6% che ha portato il valore del titolo a 34,53 euro, in scia alla notizia dell' ingresso del magnate (e speculatore) George Soros nel capitale della «Rossa» con 850mila azioni.
C' è però una precisazione da fare: secondo il Form consegnato alla Sec dai fondi mondiali Usa è risultato che, al 31 dicembre scorso, il Soros Fund Management detenesse lo 0,45% della Casa automobilistica quotata a Wall Street il 21 ottobre precedente.
soros ferrari
A questo punto c' è da chiedersi se la quota è rimasta invariata o ci sono stati cambiamenti. Il magnate potrebbe avere investito nel marchio italiano del lusso proprio durante l' Ipo a New York, al prezzo di 52 dollari per azione, mentre ora il titolo tratta intorno al 30% in meno rispetto ad allora (ai prezzi odierni il pacchetto vale oltre 29 milioni di euro).
È comunque bastato questo (la scommessa di Soros su Maranello) per imprimere a Ferrari una forte accelerazione in Piazza Affari.
Mercati, dunque, alle prese con Ferrari sull' ottovolante, mentre da Mediobanca Securities arriva la raccomandazione outperform sul titolo con target a 50 euro.
ferrari borsa soros
«I valori attuali in Borsa - osservano gli analisti di Piazzetta Cuccia - scontano già lo scenario peggiore possibile e ai multipli attuali (14-15 volte gli utili futuri) è ai livelli minimi se si considerano ad esempio le performance storiche di Porsche».
In pratica, Ferrari sarebbe al riparo da ulteriori ribassi sia in termini di multipli sia di stime.
In Borsa, di riflesso, bene l' intera galassia Agnelli con la «cassaforte» Exor (+4,3% a 28,16 euro), Cnh (+4,3% a 5,93 euro, gruppo pure inserito da Mediobanca tra le azioni da preferire) e Fca (+5,1% a 5,87 euro).
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Su quest' ultimo, però, resta da vedere come il mercato accoglierà la nuova caduta verticale, in gennaio, delle vendite di auto in Brasile: -38%, con il sito focus2move che ricorda come si tratti del maggior calo di immatricolazioni in dieci anni.
In questo scenario che trova origine dell' alta inflazione, dai gravi squilibri fiscali e dalla crisi in cui si dibatte il Paese, il gruppo Fca resta al comando della classifica dei produttori pur perdendo il 43,8%, mentre il marchio Fiat (-53,6%) è stato scavalcato nella graduatoria non dal rivale storico Volkswagen (-47,4%), bensì da Chevrolet (-42,2%).
Rivelazione, invece, è Jeep con Renegade (+1.593%, oltre 5mila quelle immatricolate in un mese) dopo l' avvio della produzione nel nuovo impianto di Fca a Goiana, nello Stato di Pernambuco, nel Nordest del Brasile, dove sarà prodotto anche il pick-up Fiat Toro, appena presentato.