Antonio Riello per Dagospia
art basel 2024 03
A Londra c’è una certa eccitazione per l’inaugurazione della tradizionale “Summer Exhibition” alla Royal Academy. Una mostra mercato, quella dell’Estate del 2024 (la 256esima edizione), che sembra particolarmente male-riuscita, ancora più incasinata e confusa del solito. Laura Freeman sulle colonne del Times la demolisce definendola come un caotico bazar, forse il peggiore visto da molti anni a questa parte. In effetti è sempre una strana e fragile cosa che oscilla tra il modesto e il sublime.
tracey emin at summer exhibition 2024
Tom Phillips nel 1900 la definì brillantemente, facendo diretto riferimento ad un racconto di Lewis Carroll (“Alice dentro lo Specchio”), come un misto di “Cavoli e Re”. Basta una leggera brezza per spostarla da una direzione all’altra (come nel film Mary Poppins). Quest’anno butta maluccio e stavolta la zoppicante politica britannica e la famigerata Brexit non c’entrano. Uscendo ci si ricorda di poche cose (e non necessariamente per la loro qualità). Una di queste è l’opera di Emily Allchurch, “Mirrored City”, un incubo di Kitsch universale dove uno scontatissimo panorama veneziano flirta goffamente con quello di Shanghai. Per risollevare gli animi ci sono, in verità, delle magnifiche opere di Tracey Emin.
exploriello
La gente che conta è comunque tutta a Basilea, infatti il “Circo” dell’Arte Contemporanea in questi giorni è in Svizzera per Art Basel e le relative “fierine” satelliti: Liste e Volta. E’ l’evento annuale che misura la temperatura del mercato dell’Arte, assieme alle grandi Aste stagionali di Sotheby’s e Christie’s. Per restare nel lessico meteorologico è qui che si capisce davvero dove sta soffiando il vento.
Art Basel è sempre suntuosa e importante. Si avverte subito chi comanda. Infuria sui media di settore la piccola e futile polemica (che si ripete regolarmente ogni due anni): come sia possibile che la fiera sia già predisposta - evidentemente in anticipo - sugli artisti in mostra alla Biennale di Venezia (che apre sempre solo qualche settimana prima).
summer exhibition ra london 03
Ma soprattutto c’è chi si chiede se questo - ipotetico - sfruttamento della rassegna veneziana accada per davvero. O meglio se sia un fatto di qualche rilievo. Nel senso che qui non si fa “Cultura” (come molti operatori insistono a dire, forse vergognandosi del proprio mestiere), qui semplicemente (e assai onorevolmente) si propongono in vendita delle opere d’Arte. Qualcuno offre cosette più “trendy”, qualcun’altro punta sui cosiddetti “valori sicuri” (traducibile molto spesso in “artisti pacificamente già deceduti”). Tutto qua. Le ambiguità, soprattutto quelle culturali, sono di solito un materiale pericoloso da maneggiare e non è mai una buona idea far finta di essere quello che non si è.
emily allchurch summer exhibition 2024
Basilea quest’anno è particolarmente sotto scrutinio per capire se ci sarà - o meno - un recupero del mercato. Paragonato al 2023 il giro di affari ufficiale delle aste del primo semestre mostra un drammatico –36%. Molte opere di autori importanti hanno deluso le aspettative.
Poche le eccezioni: Renè Magritte, Francis Bacon e Laurence Stephen Lowry. Funzionano ancora bene gli Impressionisti e i Post Impressionisti (ci sarebbe davvero da preoccuparsi se non fosse così). In Marzo la grande fiera di Maastricht, TEFAF, ha lasciato molti operatori perplessi (nel senso degli affari, non della qualità e della varietà delle proposte). Per cercare si limitare i danni alcuni paesi (Francia e Germania) porteranno l’IVA sulle opere d’Arte dal 19% al 7% (ai politici del “Bel Paese”, che tanto sbandiera di essere votato alle Arti, sembra non importare molto della faccenda…..).
art basel 2024 01
Le ragioni principali di questa crisi sono principalmente due
1)Si sconta, in termini generali, una bolla speculativa che aveva in anni recenti gonfiato i prezzi oltre la logica e il senso.
2)Le ripercussioni/incertezze causate dalle elezioni europee, da quelle britanniche e naturalmente da quelle americane di Novembre (con l’elefantone nel negozio di cristalli, Trump).
Ma va aggiunta una altra influenza negativa (in particolare per il mercato statunitense): l’ondata globale di antisemitismo legata al conflitto scoppiato a Gaza dopo l’attacco di Hamas del 7 Ottobre 2023 ha indotto parecchi collezionisti di religione israelita a rivedere le proprie priorità. In altre parole, la comprensibile ansia li ha inevitabilmente portati ad investire verso opzioni più “strategiche” (ovvero di sopravvivenza) rispetto all’Arte Contemporanea.
l s lowry
Si parla di persone che per ragioni culturali prima avevano una particolare affinità e famigliarità per l’acquisto di opere d’Arte. Un inatteso contrappasso per il folto schieramento di artisti-attivisti e curatori-attivisti che, da subito, hanno unilateralmente iniziato una intensa campagna anti-sionista che purtroppo spesso è tracimata in forme di antisemitismo vero e proprio.
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