• Dagospia

    “LO STEMMA DEL PAPA NON È EQUIPARABILE A UN MARCHIO DI ALTA MODA” - ASSOLTO IL VENDITORE DI ROSARI CONTRAFFATTI CON LO STEMMA PONTIFICIO: “IL FATTO NON SUSSISTE” PERCHÉ NON SI TRATTA DI UNA GRIFFE FAMOSA - QUINDI IL VATICANO NON HA DIRITTO ALLA PROTEZIONE COMMERCIALE DEL COPYRIGHT? E QUINDI, SI POSSONO VENDERE TAZZE E OGGETTI RELIGIOSI TAROCCATI?


     
    Guarda la fotogallery

    Giulio De Santis per il “Corriere della Sera - ed. Roma”

     

    GADGET CON L IMMAGINE DI PAPA BERGOGLIO 3 GADGET CON L IMMAGINE DI PAPA BERGOGLIO 3

    «Lo stemma del Papa non è equiparabile ai marchi di alta moda, come quello di una griffe famosa». Questo è il presupposto dal quale è partito il pm Silvia Pirro per chiedere l' assoluzione di Mizanur Rahman, bengalese, sotto processo con l' accusa di aver violato la legge vendendo oggetti contraffatti con l' immagine del Papa o con lo stemma pontificio. Richiesta accolta dal giudice Alida Bracone che ha assolto Raham con la formula perché «il fatto non sussiste». Sentenza che ha respinto la richiesta di condanna avanzata dello Stato Città del Vaticano, costituitosi parte civile nel processo attraverso l' assessore per gli Affari Generali, monsignor Paolo Borgia, rappresentato dall' avvocato Michele Gentiloni Silverj.

    GADGET CON L IMMAGINE DI PAPA BERGOGLIO GADGET CON L IMMAGINE DI PAPA BERGOGLIO

     

    Michele Gentiloni Silveri Michele Gentiloni Silveri

    La pronuncia di ieri scardina la protezione commerciale del copyright dello stemma pontificio? Il giudice accoglie la tesi del pm sul diverso valore giuridico tra un marchio commerciale e il marchio papale? Per dare una risposta alla domanda sarà necessario leggere le motivazioni della sentenza che verranno depositate tra novanta giorni. La formula utilizzata per assolvere il commerciante, titolare di un esercizio commerciale in corso Vittorio Emanuele dove si vendono souvenir turistici, lascia aperta ogni possibilità.

    papa francesco alla giornata mondiale della gioventu' di panama 2 papa francesco alla giornata mondiale della gioventu' di panama 2

     

    Di certo dopo questa decisione la battaglia lanciata dal Vaticano nel febbraio del 2018 per difendere il suo marchio incontra una chiara battuta d' arresto. D' ora in poi vendere souvenir con l' immagine del Papa taroccata potrebbe non comportare più una condanna automatica. O perché l' imputato dimostra di essere inconsapevole di stare smerciando oggetti taroccati. O perché, essendo valida la tesi del pm, l' intera disciplina sulla difesa del copyright papale andrebbe ridiscussa da capo.

     

    GADGET CON L IMMAGINE DI PAPA BERGOGLIO GADGET CON L IMMAGINE DI PAPA BERGOGLIO

    Ecco la ricostruzione di questa storia: il 28 marzo del 2016 la Finanza sequestra nel negozio di Rahman, 40 anni, souvenir, rosari, portachiavi e tazze. In tutto 195 pezzi. A motivare il provvedimento, il fatto che sui monili siano state impresse immagini dei papi, in particolare Bergoglio e Giovanni Paolo II, senza avere il via libera della Santa Sede. Motivo per cui il pm Antonella Nespola dispone la citazione in giudizio del commerciante con l' accusa di commercio di prodotti con segni falsi.

     

    papa francesco papa francesco

    La procura individua il Vaticano come parte offesa, anche perché a inizio 2018 la Santa Sede lancia una campagna a difesa del copyright dello stemma papale. Obiettivo: stroncare l' uso commerciale di questo marchio contraffatto. Ieri nel corso della discussione, però, il pm ha messo in dubbio che lo stemma riconducibile alla Santa Sede possa godere delle stesse tutele di un marchio commerciale. «Non è un marchio alla moda il cui scopo è creare profitto», è stato il ragionamento dell' accusa in aula. Di conseguenza per il magistrato le immagini taroccate sulle tazze e sui rosari venduti da Rahman non rappresentano una violazione del Codice penale. Pertanto il bengalese - difeso dagli avvocati Marco Tedaldi di Tavasca e Raimondo Rossi- va assolto.

    GADGET CON L IMMAGINE DI PAPA BERGOGLIO GADGET CON L IMMAGINE DI PAPA BERGOGLIO

     

    Opposta la tesi della parte civile, secondo cui la violazione del copyright configura un reato. Ha vinto il bengalese. «Aspettiamo le motivazioni della sentenza per capire come muoverci in futuro», commenta l' avvocato Michele Gentiloni Silverj.

    Guarda la fotogallery


    ultimi Dagoreport