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    LONDRA, CHE FRIEZE CHE FA - ASTE MILIONARIE - STRAPOTERE DELLE SUPERGALLERIE - CRESCITA VERTIGINOSA E ARBITRARIA DEL VALORE DELLE OPERE - ARTE ITALIANA CONTEMPORANEA SCOMPARSA O QUASI


     
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    1 - RICCO È BELLO
    Alessandra Mammì per "l'Espresso"

    dan graham alla lisson gallerydan graham alla lisson gallery

    Qualcosa è cambiato. Non solo da quel 2003 in cui dalla costola di una fanzine d'arte ("Frieze" appunto) nacque una fiera giovane e scapestrata sotto due tendoni in un parco. No, qualcosa è cambiato persino dallo scorso anno, quando la giovane fiera è diventata talmente adulta da riprodursi e partorirne un'altra: Frieze Masters, al lato opposto del Regent's Park. Ora Masters è cresciuta in grandezza e numero di espositori. Ha dimostrato che il Novecento è più vicino al barocco che a Damien Hirst.

    Mette Matisse accanto a Bruegel per scoprire che non sono poi così lontani e con un gesto critico riporta i bellissimi disegni inediti di Pollock tête-à-tête con opere dei nativi d'America. Così raggiunge il doppio scopo di aumentare l'attenzione dei media e gli investimenti dei big spender sulla fiera intera, mentre non sembra soffrire troppo per la perdita di paesi come Grecia, Turchia, Romania e Portogallo che quest'anno non hanno passato la selezione. Qui ben più dura dei diktat della Merkel.

    SERPENTINE DI ZAHA HADIDSERPENTINE DI ZAHA HADID

    Se Masters è cresciuta, Frieze si è aggiustata. Meno gallerie e più spazi per i grandi brand dalla Lisson Gallery a Gagosian. Meno artisti da scoprire, più prezzi di cui stupirsi. E si ripete il nome del miracolato Oscar Murrillo, ventisettenne colombiano di stanza a Londra. "Il nuovo Basquiat", si dice in giro con inconsciente cinismo (speriamo di no, per lui, Basquiat è morto male e giovane).

    Artista balzato dai 20 mila dollari del 2011 al record di 400 mila sterline e ora assestato intorno alle 200 mila nello stand del potente David Zwirner. Gallerista inevitabilmente ringraziato nel colofon della mostra personale allestita nella pubblica istituzione di South London. Così come il catalogo della antologica di Sarah Lucas a Whitechapel si è realizzato grazie alla galleria Sadie Cole HQ o la stupefacente messa in scena di Elmeer&Dragset al Victoria&Albert si deve al contributo delle gallerie Massimo De Carlo e Victoria Miro.

    robert pruitt alla galleria massimo di carlorobert pruitt alla galleria massimo di carlo

    Tutti appuntamenti d'obbligo nel tour di visite organizzato per i visitatori vip di Frieze e di quella London Art Week che negli anni la fiera ha costruito intorno a sé moltiplicando aste, vernissage, eventi, conferenze in una giostra creativa e finanziaria (vedi l'intervento di Germano Celant a pag. 98) che non risparmia nessun angolo né istituzione dell'immensa città.

    Qualcosa è cambiato nell'intera Londra. Qui, ogni cosa appartenga al mondo dell'arte è cresciuta, si è duplicata, solidificata. A cominciare da quelle strutture agili, leggere, fluide (Frieze in primis) che avevano accompagnato l'esplosione artistica degli anni Novanta. In Hyde Park a pochi metri dalla prima è nata un'altra Serpentine Gallery. Onda immacolata di vetro e cemento disegnata da Zaha Hadid.

    Un altro simbolo salutato dai più come immagine di una Londra ormai indiscussa capitale del glamour, dell'arte e dei soldi che contano. Guardato con sospetto da chi invece scopre nel neonato padiglione «la stessa candida eleganza di una gonna di Anne Fontaine in una vetrina di Sloane Street e nella forma sinuosa delle colonne l'eco di un tacco di Prada» (Jay Merrick, "The Independent"). Comunque sia la parola d'ordine è Thinking Big. Charles Saatchi lo ha urlato insieme a Christie's nell'appuntamento clou dell'Art Week. Un'asta benefica per la stessa Saatchi Gallery che vendendo le opere supersize della collezione potrà così continuare con la politica di ingresso libero e le attività didattiche.

    tracy emin all'asta saatchitracy emin all'asta saatchi

    Ma benefica è stata anche per chi, invitato alla affollata festa, ha pasteggiato con litri di champagne ottimi panini al roastbeef e sublime fish&chips finto povero. Il tutto vagando negli immensi spazi di un edificio abbandonato in New Oxford Street dove installazioni giganti trasformavano lo stupefatto pubblico in un popolo di lillupuziani di fronte al Saatchi Gulliver. Uomo capace di un tale "coup de théâtre" e geniale sistema di autofinanziamento che ha meritato pienamente quei 3 milioni 635 mila e 720 euro arrivati nelle casse del privato museo Saatchi, grazie all'asta e soprattutto al Thinking Big.

    frieze art 2013frieze art 2013

    Questa è la Londra dell'arte nel tredicesimo anno del nuovo Millennio. Per Massimo De Carlo, gallerista milanese con raggio d'azione internazionale,«il luogo che sa adattarsi alla realtà contemporanea meglio di altri. Polo culturale ed economico capace di modificarsi attraverso frequenti aggiornamenti senza rincorrere il mito del cambiamento radicale che, basta veder quel che accade in l'Italia, spesso condanna all'immobilismo.

    frieze art 2013frieze art 2013

    Come nei nostri smartphone è l'aggiornarsi continuamente che ha trasformato questa città in un hub, piattaforma da dove si arriva, si parte, si ritorna come canale privilegiato verso gli Stati Uniti e il Far East, l'India e Hong Kong». Ragione per cui MDC, acronimo con cui battezza le sue gallerie, ha aperto da un anno in quel di Mayfair, uno spazio di tre piani che occupa quasi interamente un signorile palazzetto d'epoca (direbbe un immobiliarista). Qui con azzardo compositivo vengono accostate una personale del nostro maestro minimal Enrico Castellani all'ultima produzione di Rob Pruitt, americano neopop, salito nelle classifiche della glam parade per una annunciata partnership con lo scarparo delle celebrità Jimmy Choo.

    frieze art 2013frieze art 2013

    Pruitt-Castellani: fotografia di due anime del mercato. Da una parte l'artista del momento, nome internazionale di grande potenzialità mediatica, che governa il territorio e difende il valore delle opere anche perché eclettico, divertente, modaiolo e super fotografato. Dall'altra il venerabile maestro nazionale dalla solida carriera ma ancora sottovalutato sul mercato globale e dunque con promettente margine di crescita. Le aste lo sanno bene.

    frieze art 2013frieze art 2013

    È il segreto del successo delle Italian Sales. Un successo continuo che porta record dopo record i nostri Burri, Fontana, Manzoni a quotazioni un tempo inimmaginabili. La sera del 18 ottobre gli italiani da Christie's hanno superato ogni previsione raggiugendo complessivamente i 31 milioni e 621 mila euro più spiccioli con un venduto del 92 per cento e un top raggiunto da un sacco di Alberto Burri del 1953: 3 milioni 533 mila 510 euro, per esser precisi. Sono cose che fan piacere. E non si può non condividere l'entusiasmo di Mariolina Bassetti, chairman di Christie's Italia, «per un grande maestro del Novecento che merita tanto interesse anche in vista della retrospettiva che il Guggenheim di New York gli dedicherà nel 2015».

    Ma dall'altra parte preoccupa vedere che la valorizzazione dei maestri passati non corrisponde alla stima del Paese presente. Le gallerie italiane in fiera sono ormai pochissime. Quattro nella selezione ufficiale: due milanesi, una torinese, una napoletana (De Carlo, Giò Marconi, Franco Noero, Raucci/Santamaria), le altre (tutte avventurose gallerie di Napoli) nelle sezioni di tendenza. Gli artisti poi son ancora meno. Manca quasi completamente la nuova generazione, è praticamente scomparsa quella di mezzo.

    Poca Arte Povera, niente Transavanguardia, solo qualche nome Vezzoli o Cattelan che individualmente si è imposto. Per il resto sopravviviamo tra i Masters come un bel ricordo del passato che unisce Tiepolo a Fontana, ma non ha più né l'agilità, né la forza economica, né il prestigio delle sue istituzioni per saltare sulla giostra impazzita del nuovo mondo dell'arte. In questa Londra, capitale di una finanza globale che ora detta anche i nuovi canoni del Bello.

    2 - UN GRANDE MAGAZZINO CON IL MEGLIO DELL'ARTE
    Germano Celant per "l'Espresso"

    È un mondo senza frontiere quello che, nel territorio dell'arte, sta creando ansia perché diffonde l'idea che non sia più possibile disporre di un luogo di riferimento, capace di funzionare quale filtro per valutare i nuovi contributi creativi. È un mutamento dovuto alla mondializzazione delle informazioni artistiche e del loro mercato diffuso che ha totalmente annullato il ruolo propositivo dei musei e delle gallerie, fulcro per oltre un secolo del potere selettivo e decisionale.

    frieze art 2013frieze art 2013

    Oggi tale apparato di analisi e di ricerca è scavalcato dalla mobilità mediatica delle immagini che raffigurano gli oggetti prodotti dall'artista. La sua diffusione attraverso innumerevoli canali tecnologici, diventati mezzi privilegiati per creare opinione e sostegno, azzera ogni possibilità di verifica e di prova, quando di valore concettuale ed emotivo. A contare è ora l'affermazione amplificata dall'eccesso d'esposizione e d'eccitazione effimera, con tutte le sue varianti connesse al glamour e al decoro, che rende tutto indefinibile, impersonale e simile.

    FRIEZE ART FAIR LONDRAFRIEZE ART FAIR LONDRA

    Si rende sempre meno necessaria l'esperienza dal vero dell'opera, per cui il processo dell'esporre e il suo consumo in una certa città o in una certa istituzione, appare irrilevante. Da qui la perdita di centralità delle capitali artistiche: prima Parigi, leader delle avanguardie storiche, poi New York dagli anni Cinquanta ai Novanta, dall'action painting alla Pop e minimal art. Con la caduta del Muro di Berlino la società informativa ed economica si è dilatata al globo: si è affermato un mondo d'arte senza leadership che non sia quella del capital gain.

    Venendo a mancare un'area di appartenenza, di una "credenza", simbolica o politica che la sostiene, l'opera si traduce in un bene fluttuante, connesso al valore economico che le viene attribuito e riconosciuto dai sistemi finanziari. Pertanto l'arte, come affermava Warhol, non è solo un business, ma è in business. Diventa uno strumento di profitto e di scambio, il luogo di esposizione, museo o galleria, si tramuta in showroom dove sono mostrate le lussuose merci che giungono dagli studi degli "artigiani".

    FRIEZE ART FAIR LONDRAFRIEZE ART FAIR LONDRA

    Essendo difficile a causa delle identità e radici (dall'Asia al Brasile, dal buddismo al cristianesimo) distinguere la novità, l'esaltazione del cambio di prodotto viene affidata alla messa in scena dei risultati di una generazione successiva all'ultima, in modo da evidenziare non tanto l'emergenza di nuove idee, ma la pretesa di essere originali per età e per l'uso delle esaltanti tecnologie.

    Un'affermazione che nella sua attualità riguarda un gruppo di artisti,da Wade Guyton a Kelley Walker, nati intorno al 1972, che ricorrono a processi legati alla digitalizzazione e alla stampa computerizzata. Tale moda è solennizzata con la loro messa all'asta, dove la conferma dell'innalzamento di valore sostituisce la verifica storico-linguistica. Non è un caso che le case d'aste e poi le fiere d'arte, nel corso degli ultimi vent'anni, siano diventate gli strumenti di valorizzazione: le prime attraverso la costruzione artificiosa del continuo innalzamento della valutazione economica e le seconde con l'offerta diretta degli oggetti d'arte.

    frieze art 2013frieze art 2013

    Oggi il viaggio di scoperta dell'arte non si basa più sulla frequentazione di luoghi dove risiedono gli artisti, da Parigi a New York, da Berlino a Londra, ma da una visione totale del mondo creativo divenuto gigantesco. A chi s'interessa d'arte risulta impossibile, causa la sua ubiquità terrestre, venirne a conoscenza diretta per una eventuale verifica.

    E siccome è rischioso affidarsi alla solennizzazione sperimentale, delle Biennali e di Documenta, il luogo viene ricostruito, per ora, nelle fiere d'arte. In questi agglomerati convergono da tutti i continenti i migliori galleristi,"promotori" dei "veri" valori dell'arte. A loro è affidata l'elaborazione di una situazione affermata o da scoprire, sostenuta non da un'analisi teorica, ma da un impegno economico e futura garanzia di riacquisto. È la massima offerta di sicurezza data al consumatore che ha così la possibilità di navigare, senza infiniti viaggi, in un unico grande magazzino per appropriarsi di un frammento di "terra" artistica, da piantare nel suo palazzo.

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    Tale comunità artificiale e temporanea, da Art Basel a Frieze, non si materializza nelle precedenti capitali artistiche, ma nelle città ad alto potenziale bancario: Basilea, Hong Kong Londra, terminali e depositi di una ricchezza globale. È in questi free market che atterrano gli ossessionati della conoscenza e della possessione dell'arte.

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    Qui sono aperti i migliori negozi, o gallerie monomarca, da Zwirner a Gagosian, da Hauser & Wirth a Werner che proliferano nel mondo e vivono sul transito dell'opera dallo studio dell'artista alla casa o museo privato del collezionista. Qui si attua la libertà di sentirsi connesso, senza vergogna, alle mode artistiche e alla loro temporanea mercificazione, dove l'arte si offre quale feticcio capace di tramutare un veicolo di messaggi in uno strumento di decorazione del proprio potere.

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    Tutto senza ansia e paura, in modo che sia possibile entrare in contatto con l'idea pura quanto economica dell'arte, senza dover intrecciare il proprio sguardo, a volte appassionato a volte speculativo, con la visione spiazzante e radicale dell'artista. Se mai questa esiste ancora.

     

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