Luca Josi per Dagospia
luca josi foto di bacco
In questa scombiccherata e tragica crisi c’è il sospetto che scopriremo un po’ più in là una cosa banalissima, un fattore che avrà influenzato tante delle scelte che oggi ci appaiono platealmente schizofreniche. Il materialismo è il pezzo forte del marxismo; una specie di pietra filosofale capace di ricondurre ogni azione umana all’influenza del denaro e dei rapporti economici (perdonate la rozza riduzione del concetto).
Oggi, acquisita l’idea che viviamo in un sistema di valori fortemente orientato dai soldi - “tutto ha un prezzo (perché tutto ha un costo)!” - è singolare che questo principio esistenziale valga solo per alcuni modi di esistere e non per altri (come se nello stesso mondo taluni fossero soggetti a certe leggi di gravità mercantili, tipo le escort o i calciatori, e altri, come gli intellettuali del sapere, dell’informazione o gli attori della politica, no).
VLADIMIR PUTIN JOE BIDEN - ILLUSTRAZIONE TPI
Nel novecento un genio, abbastanza del male (categoria ondivaga), Willi Münzenberg, consigliò prima a Lenin e poi a Stalin d’impegnarsi, sì, nella costruzione di armi tradizionali e letali, ma di concentrarsi soprattutto sui vantaggi che le democrazie e le società aperte aprivano loro.
Una società chiusa è controllata e monitorata su tutto ciò che il regime non vuole circoli tra i suoi cittadini; la società aperta, invece, è per definizione permeabile e penetrabile dalle influenze esterne; la si può infiltrare senza tanto clamore essendo assai difficile distinguere quello che è un vitale diritto di critica da una provocazione strumentale diffusa in modo organizzato.
Willi Munzenberg
Chiamatela propaganda o come volete, ma funziona più o meno così: tu Occidente - un esempio a caso - rappresenti la società di mercato, i tuoi cittadini vivono di libertà e anelano al benessere. Un competitore di quella stessa società, teorizzava Münzenberg, può utilizzare, come nello Judo, la forza dell’avversario - l’accoglienza al dibattito e alla diversità - per rovesciargliela addosso: “sei aperto alle politiche dell’ambiente?
STALIN LENIN
Stressa al suo interno gli ambientalismi e impantana tutti i processi produttivi! La tua società è aperta al confronto sociale? Fai esplodere tutti gli “ismi” possibili delle rivendicazioni sociali e porta la stessa all’impasse!”. All’inizio del secolo il mondo dell’Est applicò tutto questo nel campo dell’ambiente, del lavoro, dei diritti e anche bellico, finanziando i movimenti pacifisti occidentali, mentre e Est si armavano a spron battuto (e non di fionde; e ai loro concittadini non era consentito esprimere alcuna critica verso le politiche belligeranti dei propri governi e ancor meno nei confronti delle pratiche industriali, domestiche, altamente inquinanti).
consumismo
Ma quanto costa un’arma? Domanda generica: sistemi d’armi complessi, come una portaerei - che si muove con le sue migliaia di persone specializzate, decine di aerei, e una flotta di navi e sommergibili al seguito – valgono svariati miliardi di dollari. Un missile di quelli sparati sull’Ucraina dovrebbe costare tra gli uno e i due milioni di dollari. Una stima, per difetto, del costo quotidiano della guerra, per la Russia, è superiore ai 230 milioni di dollari; la spesa militare russa pare essere di 65,9 miliardi di dollari; quella cinese di 293.
Münzenberg sosteneva questo: alle società occidentali puoi far paura in tanti modi: gli mostri quanto sei violento, come sopprimi i diritti e la tua capacità di muovere i carri armati come vagoni della metropolitana. Loro - noi occidentali - possono indispettirsi e reagire (ma il calcolo è che le società dei diritti si ammorbidiscano e tendano, sempre più, a cercare punti di ragionevolezza e incontro per non usare le armi, anche di fronte a palesi soprusi).
consumismo
E qui Münzenberg acuisce il suo ragionamento: perché non rinunciare a qualche obice, cingolato, aereo o fregata e investire direttamente quei soldi per modificare, da dentro, l’opinione di quelle società prima che siano le armi a indurle a una, ispirata, riflessione? In Italia, per esempio, in piena guerra fredda, a pagare molti autobus, striscioni e panini dei cortei e delle marce della pace contro i perfidi Cruise e Pershing occidentali fu il compagno Ponomariov, Direttore del Dipartimento internazionale del PCUS (ovvero: un SS-22 russo in meno e cento marce della pace in più! In occidente, ovviamente).
binge shopping
Essendo la storia del mondo, non solo occidentale, ma planetaria, sensibile alle corruzioni dei principi, la dottrina Münzenberg trovò un’autostrada. Tutta la guerra fredda è stata infettata da quei soldi (direte: ma anche gli americani lo facevano. Sì, ma gli americani eravamo diventati anche noi, cioè il mondo libero, quello che con migliaia di contraddizioni distribuiva progresso e crescita; certo la modernità inquina, ma nel suo progresso porta anche soluzioni, diversamente dal regresso; guardate le fabbriche a Est …).
Quindi come funziona il meccanismo? Più o meno così. Se hai una classe politica che per allungarsi la vita è pronta a vendersi la mamma o almeno ad affittarla - mentre si racconta gravida di grandi progetti e moralizzazioni, tra scontrini e rimborsi - ritenete sia capace di opporre un muro a ogni tentazione e di mostrarsi resistente, refrattaria e impermeabile a qualsiasi aiuto e contributo (di fronte all’ineluttabile principio di realtà fatto di mutui della casa, di rate dell’auto e del frigo)? Direi di no.
rottame di un aereo russo a leopoli
Nei trent’anni dalla fine della guerra fredda è successo di tutto. Verso l’alto e verso il basso. Con la scusa della politica abbiamo avuto persone che con la geopolitica hanno moltiplicato le loro ricchezze giocando al risiko dell’energia e aprendo il nostro Paese a ogni scorribanda d’interessi (e così oggi, molti di quei protagonisti, immagino, vivono nel terrore di svegliarsi al mattino con la testa di un cavallo tra le lenzuola – regia di Francis Ford Coppola, se hanno il cavallo - e li capisco; sono tempi in cui gli ottimati dell’energia dell’est muoiono come mosche in una progressione degna di una sequenza di Fibonacci). Ci sarebbe da sorridere se non fosse drammatica, per amor patrio, la parata della solidarietà russa a cui assistemmo in tempi di Covid e tanto altro.
JOHNSON, DRAGHI E MACRON CADONO E PUTIN SE LA RIDE
E ancor più comici sono gli isterici cambi di maglia di chi nell’arco di qualche stagione ha attraversato ogni sorta di populismo per poi mostrarsi, oggi, felpato, azzimato navigatore della mediazione; essendo però la natura del contratto quella di Münzenberg, attenzione alle mosse dei vari cavalli, di Troia (per qualità e dimensioni parliamo più di cavallini, a dondolo); una volta presi, i servizi - monetari, d’informazioni o di semplice sostegno - il debito rimane e il richiamo della cambiale si aziona, da remoto, quando serve, in ogni momento.
Amici russi, nel dopo ’92, mi raccontavano una barzelletta che da loro andava per la maggiore: “Lo sai che differenza c’è tra un politico e una mosca? Nessuna. Si ammazzano entrambi con un giornale” o comunque si è dimostrato, con certa scientificità, che un modo per limitare l’azione di qualunque dissenso, di chiunque, lo si trova.
boris johnson draghi
Bene. Nel pallottoliere della partita “Europa contro Est” i meme segnano due set a zero per i secondi (per avere ottenuto le dimissioni di Johnson e Draghi). Sarà, comunque l’Occidente, con il suo modello di vita, stravince: numero degli oligarchi con ville, panfili e depositi bancari a Ovest? Svariate migliaia; numero di miliardari occidentali con dacie, yacht e conti su banche dell’Est? Zero (e comunque, anche Ponomariov, pagava in dollari perché, già allora, i rubli non li voleva nessuno).
Nella sintesi: per ora hanno aiutato (forse …) qualche partito, ci hanno comprato qualche azienda e certamente tante magioni. Fermiamoci lì. Le nostre libertà e il nostro modo di vivere valgono, molto, molto di più. Benvenuti nella nuova guerra tiepida (dove tutti i cretini vengono al pettine).