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    LO SFREGIO VE LO FACCIAMO NOI, CONTINUANDO A VIVERE! - LUCIA ANNIBALI E’ MOLTO VICINA ALLE FAMIGLIE DI STEFANO SAVI E PIETRO BARBINI, I DUE RAGAZZI SFREGIATI DALLA “COPPIA ACIDA”: “INSIEME SUPEREREMO IL TRAUMA”


     
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    LUCIA ANNIBALI LUCIA ANNIBALI

    Franco Vanni per “la Repubblica”

     

    «Una grande donna», dice. Ma subito si accorge che non basta. «È un angelo — si corregge — l’avvocato Annibali è un angelo e abbiamo avuto la fortuna di incontrarla». Alberto Savi, padre di Stefano, quando pronuncia il nome di Lucia Annibali si emoziona. L’ultima volta si sono visti una decina di giorni fa, a casa dei genitori di Pietro Barbini. «Tutti insieme per un caffè, senza tristezza e senza sceneggiate», racconta Alberto.

     

    Per Lucia Annibali, avvocatessa di Pesaro, la vita è cambiata per sempre la sera del 16 aprile 2013 quando un uomo, mandato dall’ex compagno, le ha gettato in volto acido solforico.

     

    Per Stefano Savi e Pietro Barbini le date che non si cancellano sono quelle del 2 novembre e del 28 dicembre 2014. I giorni in cui una persona ha gettato loro acido in faccia. Per la procura di Milano, si tratta di Martina Levato, aiutata dal compagno Alexander Boettcher. Nel caso dell’aggressione a Barbini c’è anche una sentenza di primo grado, che ha condannato Boettcher e Levato a 14 anni di reclusione.

     

    stefano savi prima dell aggressione con l acido stefano savi prima dell aggressione con l acido

    «L’avvocato Annibali è forte e generosa — racconta Alberto Savi — . Ci insegna che ci vuole fiducia. Ci è vicina, lontano dalle telecamere e dalle chiacchiere». Il primo contatto fra la famiglia Savi e Lucia Annibali è stata una telefonata, lo scorso marzo. Poi sono arrivati gli incontri privati: con Stefano, con Pietro Barbini, con le due famiglie. Quindi, un evento pubblico, quando i genitori di Stefano hanno raggiunto la donna a Expo, dove era ospite per raccontare la sua storia. Un legame che non si è più rotto.

     

    «Ho una pelle nuova, una vita nuova, vestiti più belli e tanti posti dove stare quanti sono i miei amici», scrive Lucia Annibali nel libro “Io ci sono”, firmato con la giornalista Giusi Fasano. «Ci sta aiutando ad apprezzare i miglioramenti fisici e psicologici, a non mollare mai», dice Alberto Savi.

     

    stefano savi stefano savi

    A Stefano, Lucia ha mostrato su un iPad le fasi di trasformazione del proprio volto, dalla tragedia dell’aggressione al miracolo del chirurgo Edoardo Caleffi, che assieme alla sua squadra le ha fatto il dono di sentirsi di nuovo bella. Ai genitori di Stefano e Pietro, la Annibali ha spiegato il ruolo della famiglia nell’aiutare chi ha avuto il volto cancellato e cerca se stesso sotto le cicatrici.

     

    L’avvocatessa di Pesaro è elemento portante di una struttura solida, nata nelle corsie del reparto Ustioni dell’ospedale di Niguarda a Milano. Un’unione dettata dalla disgrazia comune di dovere assistere figli puniti senza colpa, con un’identità e un futuro da ricostruire. Dal dicembre 2014, quando Pietro ha raggiunto Stefano in ospedale, le famiglie si sono avvicinate. «I Barbini sono persone eccezionali — dice Alberto Savi — ci sentiamo, ci vediamo, parliamo di quello di cui bisogna parlare». Vale a dire: le decine di interventi chirurgici, i sogni di ragazzi poco più che ventenni, la terapia riabilitativa, le udienze penali.

    stefano savi stefano savi

     

    Pietro e Stefano si sono incontrati in ospedale, e per ora niente più. «Ci sarà tempo», dice Alberto. Pietro studia a Boston, a seimila chilometri di distanza da tutto. Stefano vive a Milano, in casa con i genitori e il fratello gemello. E non si è perso un’udienza contro Boettcher. A rappresentare i Savi nel processo sono gli avvocati Andrea Orabona e Benedetta Maggioni. I Barbini sono assistiti da Paolo Tosoni.

     

    Nella solida struttura che sostiene le famiglie Savi e Barbini non c’è solo Lucia Annibali. Da mesi i genitori dei due giovani ricevono lettere da chi ci è passato e può capire. «Ci scrive chi ha subito ustioni in incidenti stradali — dice Alberto Savi — o chi ha avuto il volto rovinato sul lavoro. Storie diverse, con un senso comune: la vita continua, ed è bella».

    STEFANO SAVI STEFANO SAVI

     

    Per Stefano Savi i medici registrano “progressi enormi”. Non è ancora in grado di leggere, quindi tornare a studiare Economia gli è impossibile. Ma un passo alla volta, la vista sta tornando. Operazione dopo operazione, la vita di dopo somiglia sempre più a quella di prima. Le serate fuori con il fratello Luca. Le telefonate con gli amici di sempre, «che gli sono vicini», dice Alberto.

     

    Domani, nel processo contro Boettcher, sarà sentito come teste Giuliano Carparelli. L’inchiesta ha chiarito che la notte del 2 novembre Martina e Alexander cercavano lui, “colpevole” di avere avuto un rapporto con la ragazza. Hanno sbagliato persona. Hanno colpito Stefano Savi, che gli somigliava.

     

    Levato e Boettcher hanno poi raggiunto Carparelli il 15 novembre, ma è riuscito a evitare il lancio di acido. Per questo, soffre. «Potevo esserci io al posto di Stefano», ripete agli amici. «Voglio chiedervi scusa», ha detto ai genitori di Savi. Alberto gli ha spiegato con affetto «che lui non c’entra, che è una brava persona e non ha niente da farsi perdonare».

    stefano savi sfigurato dalla coppia dell acido boettcher e levato 2 stefano savi sfigurato dalla coppia dell acido boettcher e levato 2

     

    Stefano e Giuliano non si sono ancora incontrati. Potrebbe succedere domani in Tribunale, anche se Stefano forse resterà a casa. Anche per questo, «ci sarà tempo», dice Alberto. È una delle lezioni di Lucia Annibali: il tempo è un alleato, fa parte della squadra: i medici, gli avvocati, la famiglia, gli amici, il tempo.

     

    Alberto Savi — come i genitori di Pietro e come i due ragazzi — è ancora nel mezzo del cammino. «Ogni giorno è difficile. Indietro non si torna, bisogna guardare avanti». Quando Stefano sarà in grado di fare da sé, per Alberto non sarà finita. «Mi auguro che mai nessuno soffra quello che sta passando mio figlio — dice Alberto — ma sono pronto a fare la mia parte, a raccontare cosa è possibile fare quando un tuo caro subisce una simile ferita». E lo farà come fa il suo angelo, il suo avvocato Annibali: «Senza tristezza e senza sceneggiate».

     

    alexander boettcher guarda stefano savi sfigurato dall acido alexander boettcher guarda stefano savi sfigurato dall acido STEFANO SAVI STEFANO SAVI

     

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