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    “LUCIFERO? QUEL RAGAZZO CERCA SOLO ALIBI” - LA RABBIA DEL PAPÀ DI CHIARA GUALZETTI CHE HA SPALANCATO LE PORTE ALL’ASSASSINO DI SUA FIGLIA: “IL RAGAZZO HA FATTO UNO STAGE CON ME. NON HA MAI DIMOSTRATO DEMONI NÉ SPIRITI. NON VORREI CHE MIA FIGLIA FOSSE MORTA PER NIENTE. SE IL RAGAZZO FOSSE RICONOSCIUTO INCAPACE DI INTENDERE E VOLERE POTREBBE NON ESSERE PROCESSATO E TORNARE LIBERO DOPO NON MOLTO TEMPO" – IL NEUROPSICHIATRA: “UN EQUILIBRIO INSTABILE E IMMATURO FORSE DOVUTO ALLA SITUAZIONE FAMILIARE”


     
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    Cla. Gua. per "il Messaggero"

     

    CHIARA GUALZETTI CHIARA GUALZETTI

    Vincenzo Gualzetti, il papà di Chiara, ha spalancato le porte all' assassino di sua figlia. A. ha frequentato la sua casa e ha svolto un periodo di tirocinio nella ditta che realizza illuminazione led. «Lo conosco, il ragazzo, ha fatto uno stage con me. Non ha mai dimostrato demoni né spiriti, sarà forse uno dei primi alibi che si sta creando. Io non vorrei che mia figlia fosse morta per niente e che non abbia giustizia».

     

    La casetta gialla della famiglia Gualzetti, ai piedi della salita che porta all' Abbazia di Monteveglio, è un via vai di amici e parenti. Nel cortile abbracciano la mamma Giusi, maestra all' asilo, e il padre in lacrime, che non si dà pace: «Mi auguro che paghi per quello che ha fatto. Se il ragazzo fosse riconosciuto incapace di intendere e volere potrebbe non essere processato e tornare libero dopo non molto tempo».

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    «AMATA DA TUTTI» Ma adesso l' unica cosa che conta per Vincenzo è afferrare per sempre il ricordo di Chiara e dire a tutti com' era la sua bambina. «Voglio raccontare la sua vita, i suoi sorrisi.

     

    Era una ragazzina solare, tranquilla, tutti le volevano bene. Era una persona semplice, amava la musica, gli animali, il tiro con l' arco, aveva tante amiche». E ottimi voto a scuola. Il padre mostra orgoglioso l' ultima pagella, «nella vita era una vincente». Era anche figlia unica e il vuoto, nella casetta gialla con i muri un po' scrostati e le persiane storte, è abissale. Vincenzo indica l' abitazione. «Volevo sistemarla per lei, sarebbe stata la sua eredità, ora a chi la lascio? Magari faccio un centro per i giovani, un ritrovo intitolato a suo nome per ricordarla anche quando noi non ci saremo più».

    VINCENZO GUALZETTI PADRE DI CHIARA VINCENZO GUALZETTI PADRE DI CHIARA

     

    Monteveglio è piccola e tutti si conoscono, «noi non temevamo che Chiara andasse in giro da sola in paese. Diciassette anni fa ho lasciato Napoli con mia moglie perché mia figlia nascesse qui, volevo crescesse in un posto sicuro per il suo futuro e ora non mi rimane niente: lei non ha più futuro e io non ho nessun futuro senza di lei». Ieri nel piccolo centro tra le campagne bolognesi l' atmosfera era sospesa, poche persone in giro, i più piccoli a casa. Una bambina sale di corsa le scale del centro ricreativo, con un libro sotto al braccio.

     

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    Il ricordo degli abitanti torna indietro di tre anni, a settembre 2018, quando in un comune vicino Giuseppe Balboni, 16 anni, è stato ucciso da un coetaneo con due colpi di pistola al volto e il suo corpo è stato gettato in un pozzo, dove è stato trovato una decina di giorni dopo. Allora era una brutta storia di soldi e di droga, oggi quella di una ragazzina che non ha capito in tempo che doveva scappare da chi le faceva del male. A Monteveglio adesso nessuno ha molta voglia di fermarsi, ma tutti conservano nel cuore un ricordo speciale di Chiara. «Veniva qui, comperava le sue riviste e faceva sempre due chiacchiere. Era una brava ragazza», riferisce l' edicolante. Un' amica di Chiara arriva a casa Gualzetti con la nonna, per portare conforto ai genitori. «Non avrei mai immaginato potesse succedere una cosa simile - commenta scossa - L' ho vista l' ultima volta venerdì in pullman».

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    Tiziana Tiengo, la dirigente scolastica dell' Istituto alberghiero Vigorelli, la scuola frequentata da Chiara, è di fronte a un' impresa difficile e dolorosa: «Siamo sconvolti, tutti quanti, e stiamo cercando di trovare il modo giusto per parlare con i suoi compagni, con la sua classe.

     

    Nei prossimi giorni faremo un incontro con una psicologa per aiutarli e affrontare insieme questa terribile tragedia».

     

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    FIACCOLATA La ragazzina, spiega la preside, era benvoluta da tutti. «Secondo i suoi insegnanti Chiara aveva delle buone relazioni con i compagni e andava bene a scuola. Aveva frequentato il secondo anno nella sede in Valsamoggia ed era uscita con la media dell' otto. Avendo scelto l' indirizzo di accoglienza turistica, dal prossimo anno si sarebbe trasferita nella sede di Casalecchio di Reno. Con lei non ci sono mai stati problemi, era un ragazza serena». Questa sera, per ricordarla, ci sarà una fiaccolata, «sarà un momento per onorare Chiara ma anche l' occasione per abbracciare la famiglia e stringersi intorno a loro come comunità in un momento così straziante», dice il sindaco Daniele Ruscigno. Il papà Vincenzo trova anche la forza di ringraziare: «Un pensiero a tutti per la vicinanza e agli inquirenti per quello che hanno fatto».

     

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    2 - «UN EQUILIBRIO INSTABILE E IMMATURO FORSE DOVUTO ALLA SITUAZIONE FAMILIARE»

    Val.Err. per "il Messaggero"

     

    Riccardo Zerbetto, neuropsichiatra infantile, esperto in dipendenze affettive, fa una premessa che ritiene doverosa: «Il fatto di volere comprendere una motivazione, per quanto astrusa, non significa giustificare. Siamo di fronte a un fatto di sangue così assurdo, che è normale interrogarsi. Anche se le risposte non possono mai essere soddisfacenti. Davanti alla morte niente e nessuno può dare la giustificazione». Ma poi lo psichiatra aggiunge: «Una motivazione per arrivare a un gesto simile, così estremo, dal punto di vista psichiatrico, c' è. È un impulso, anche se sappiamo che il ragazzo è uscito di casa con il coltello, per questo la premeditazione non si esclude».

     

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    Come è possibile che un ragazzo che non ha precedenti di violenza arrivi a tanto e uccida una coetanea che manifestava affetto per lui. Non è il consueto cliché dell' uomo respinto.

    «Dai pochi elementi emersi nella prima fase delle indagini è possibile prendere in considerazione alcuni aspetti che potrebbero avere avuto un peso. Questo ragazzo ha visto insediare la sua primogenitura da altri due fratellastri e da tre compagni che si sono aggiunti e da tre compagni della mamma. Una circostanza che certo non giustifica l' omicidio, ma che potrebbe avere reso il suo equilibrio affettivo instabile.

     

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    Nel suo profilo social si ritraeva, come molti coetanei, compiaciuto della propria immagine.

    «I selfie evidenziano un aspetto narcisista. Si ritrae con un addome tartarugato del quale si compiace. E forse in questa dinamica entra in gioco Chiara. Riguarda la polarità di Narciso ed Eco, con la fanciulla che finisce tragicamente (perché Narciso la respinge ndr). E questo ricorda Chiara che ha bisogno di conferme e affetto. Apprezzata per il suo fisico e la sua intelligenza, ma non appagata, come se volesse di più.

     

    Risulta che fosse lei invaghita di questo ragazzo. Questo amore non corrisposto, per lei, è stata una delusione e non sappiamo quanto, nella relazione intima tra questi ragazzi, lui si sia sentito inadeguato a corrispondere un sentimento che non provava.

    E questo può essere insostenibile per una psicologia immatura».

     

    Andrea diceva di sentire delle voci.

    «Qui subentra un altro elemento. È il diavolo, una voce, che gli fa compiere questo atto orribile. L' immaginario, già confuso del ragazzo, è stato inquinato dalla serie Lucifer. Un storia nella quale compare il figlio di Satana che, però, in qualche modo, aiuta a sgominare i criminali, quindi una situazione ambivalente.

     

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    Da un lato è il demonio ad agire, dall' altro Lucifer ha anche un compito positivo a cui assolvere. Una mente con dei tratti di ambivalenza probabilmente ha fatto una gran confusione. E così il ragazzo è quasi venuto incontro a quella che poteva essere stata una richiesta di Chiara. Questo non giustifica il gesto. Siamo di fronte allo sgomento. Qualcosa che rimane comunque misterioso».

     

    C' è un malessere generazionale?

    «Più in generale, c' è un fenomeno, come sappiamo dalla cronaca, abbastanza diffuso tra i giovani. Flirtare con il vietato e l' impossibile, giocare con la morte. Una situazione che ripropone il tema dell' ordalia, della sfida estrema, come nella roulette russa. Il piacere di provare il brivido della morte per assaporare la vita. Ed è una vita che spesso sfugge a questi ragazzi che ricevono molto. Oggi hanno più mezzi che ragioni per vivere in un vuoto semantico, come di fronte a un mondo che teoricamente promette tutto ma, come diceva Kierkegaard, l' angoscia sorge nel tentativo di cercare una direzione e un senso. La fragilità emotiva lascia vulnerabili».

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    Per un genitore è difficile capire.

    «Non c' è una risposta facile. E comunque non possiamo eludere la domanda.

    È come se l' umanità avesse perso la bussola per la traiettoria di senso, che ci aiuta a offrire una direzione di vita ai ragazzi. Di fronte alla mancanza di risposte, resta l' importanza di non eludere la domanda».

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