Emanuela Giampaoli per il Venerdì – la Repubblica
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Un pomeriggio del 2009 il teologo e filosofo Vito Mancuso riceve una mail da Domenico Sputo, lo pseudonimo scelto da Lucio Dalla ancora oggi inciso sul campanello della sua casa bolognese in via d'Azeglio.
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E quando non parlavate di Dio?
«Discutevamo di tutto, una sera mi intrattenne su Attila, aveva letto qualsiasi cosa, era ferratissimo. Una inspiegabile fascinazione per il re degli Unni. Poi si confidava sugli altri cantanti: Lucio Battisti non gli piaceva, amava, naturalmente, De Gregori benché non ne capisse la ritrosia. Lucio al contrario adorava essere riconosciuto, non si sottraeva mai da foto e selfie. Con Guccini invece non si sono mai presi. Quello che stimava più di ogni altro era Franco Battiato, li accomunava il misticismo. Desiderava lo incontrassi, aveva preso casa in Sicilia a fianco al cantautore siciliano, poi come molte altre cose, non ci fu il tempo».
Che altri progetti avevate?
lucio dalla paola pallottino
«Mah, per esempio, voleva portarmi nelle fogne di Bologna, nei sotterranei.
Diceva che ci aveva accompagnato Patti Smith e le erano piaciuti più dei canali di Venezia».
(...) Una volta affermò scherzosamente di essere uno dei cantanti più ricchi, "solo Vasco guadagna più di me" si inorgogliva». Però non è stato trovato alcun testamento. «In realtà vedeva diversi notai, aveva già architettato tutto, c'erano diversi progetti testamentari, solo non ha concluso».
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LUCIO DALLA lucio dalla lucio dalla da bambino lucio dalla lucio dalla suona il sax