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    “I MANESKIN? MI PARE CHE SI RAPPORTINO A UNO STILE MOLTO CODIFICATO E CHE NON SI APPLICHINO ALLE NOVITÀ” – LA STOCCATA DI LUDOVICO EINAUDI ALLA BAND ROMANA: "APPREZZO LA LORO PRESENZA SCENICA MA TEMO DI CONOSCERE DEL LORO LAVORO SOLTANTO LE COVER. IO, INVECE, MI CONCENTRO SU UNA SCRITTURA ORIGINALE, CHE TENDE A RINNOVARSI CONTINUAMENTE" – E POI IL NONNO CAPO DELLO STATO E LA CORSA PER IL QUIRINALE – VIDEO


     
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    Egle Santolini per "la Stampa"

     

    ludovico einaudi ludovico einaudi

    Più che il milione di abbonati al suo canale YouTube, più che i 150 mila su TikTok, più che lo sbalorditivo risultato dei suoi streaming in Gran Bretagna, due milioni e mezzo al giorno, a certificare il successo di Ludovico Einaudi è un soprannome: l'uomo che calma il mondo, soprattutto quello esaurito e deragliato dalla pandemia.

     

    Particolarmente adatto a questo scopo pare l'ultimo album, in uscita per Decca domani e accompagnato da una tournée che parte da Alba il 5 e 6 febbraio per poi toccare, tra le prime date, Firenze e Roma. Il titolo è Underwater e sono 12 tracce di piano solo, «forme brevi, quasi canzoni, scritte di getto», dall'evidente sapore meditativo. Ma prima, una curiosità non musicale.

     

    Einaudi, lei ci sta parlando da Dogliani, un posto che nella storia della Repubblica assume un significato molto preciso. Da nipote di suo nonno, che emozioni le suscita la battaglia in corso sul Quirinale?

    «La sto seguendo con grande attenzione. Spero che non si commettano errori e che si prenda la strada giusta».

     

    Maneskin al Rockin Eve 3 Maneskin al Rockin Eve 3

    Com' è andata durante il lockdown? Dai risultati, pare che le abbia portato ispirazione. «Avevo appena finito un lungo tour in Asia e in Australia e stavo passando una vacanza con la mia famiglia in montagna. Siamo rimasti isolati, lì e poi nelle Langhe. Ma era una situazione che conoscevo già: in un certo senso, per il mio album precedente mi ero creato un autolockdown, fatto di passeggiate e del desiderio di scomparire nella tormenta.

     

    Nel 2020 non ce n'è stato bisogno, perché a fermarsi è stato tutto il mondo. La mia testa ha cominciato a ossigenarsi, a liberarsi da quello che la opprimeva: in qualche modo, è stato come entrare in un paradiso terrestre. E intanto arrivavano notizie curiose. I pesci che tornavano in laguna, l'inquinamento che diminuiva nelle città: tanto da far pensare che, in fondo, basterebbe consumare di meno.

    ludovico einaudi 8 ludovico einaudi 8

     

    Ho cominciato a tenere una specie di diario musicale, a fare anche dei piccoli live di notte, senza avvisare nessuno e per il mio puro piacere. Mi sembrava di essere tornato ai diciott' anni, a un'età in cui ancora non avevo deciso bene che cosa fare. Poi a quelle improvvisazioni, che sembravano arrivare misteriosamente e che non seguivano alcuna logica, ho cominciato ad affezionarmici. Allora non ci ho messo troppo le mani, per non guastarne la natura».

     

    Ma dal 2020, visto che è così prolifico, avrà composto ancora qualcosa.

    «Nell'album è entrato anche un po' di materiale precedente. E sì, continuo a scrivere: diciamo che ho musica per molti album a venire»

     

    Cosa intende quando dice che questa musica porta in un'altra dimensione?

    ludovico einaudi ludovico einaudi

    «Che contiene nel Dna un certo distacco dalla terra, nonostante si nutra di sentimenti molto umani. Vola in alto. O, se preferisce, sott' acqua. Ho una natura abbastanza astratta, ma mi sono conquistato lo stesso un posto nel mondo, che sento di condividere con molta altra gente».

     

    Milioni e milioni, a quanto pare. A proposito, non è sensazionale che al vertice delle classifiche internazionali ci siano al momento due artisti italiani, lei per la classica, sia pure sui generis, e i Måneskin nel rock?

    «Apprezzo la professionalità e la presenza scenica dei Maneskin, ma temo di conoscere, del loro lavoro, soltanto le cover. Mi pare che si rapportino a uno stile molto codificato, che insomma non si applichino alle novità. Io, invece, mi concentro su una scrittura originale, che tende a rinnovarsi continuamente»

    LUIGI EINAUDI LUIGI EINAUDI

     

    Quanto sono importanti i titoli per capire la sua musica?

    «Non mi piacciono i brani connotati con un numero e basta, e del resto anche Beethoven, quando poteva, aggiungeva alle sue sonate dei titoli veri e propri: guarda caso, sono quelle che si ricordano di più. Qui ho usato frasi come Natural Light, Rolling Like a Ball, Luminous, Swordfish: prendeteli come una chiave di lettura molto libera, qualche volta come dei nonsense».

     

    L'anno scorso ha firmato le colonne sonore di due film ammiratissimi, Nomadland e The Father. Il metodo di lavoro che ha descritto è molto differente da quello che segue quando compone per il cinema?

    «The Father è stato un progetto molto accurato e pensato, dov' era necessario arrivare a un'estrema pulizia per non interrompere quel contesto narrativo e quell'atmosfera. Lì, ho lavorato soprattutto di sottrazione. In Nomadland, invece, sono partito da un repertorio che avevo già composto e registrato, intitolato Seven Days Walking, che si attagliava perfettamente allo spirito nomadico del film. Due pensieri lontani nel tempo e nella geografia che si sono incontrati».

    maneskin sanremo 2021 maneskin sanremo 2021 maneskin selfie post vittoria sanremo 2021 maneskin selfie post vittoria sanremo 2021

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