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Giuseppe Baselice per www.firstonline.it
Chiamatela pure “guerra dello spritz“. L’eterna sfida tra Italia e Francia sul mercato del vino si arricchisce di un nuovo affascinante capitolo: i cocktail. Oggetto della contesa è stavolta il drink da aperitivo a base di Aperol (o Campari), seltz e Prosecco, concettualmente importato in Italia dalla tradizione austriaca ma ufficialmente inventato in Veneto un secolo fa (e riconosciuto come cocktail dal 2011) e ormai famoso e consumato in tutto il mondo.
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Proprio per questo, è finito nel mirino di LVMH, il colosso francese che si occupa di lusso ma attraverso Moet Hennessy anche di liquori e vini, in particolare di bollicine. Tra i suoi marchi c’è dagli anni ’50 Chandon, un vino frizzante simile al Prosecco (e da non confondere col pregiato champagne Moet & Chandon), venduto principalmente nei suoi Paesi di produzione e cioè Usa, Brasile, Argentina, Australia e Cina.
Adesso però per Chandon, che non viene prodotto in Francia ma è un brand inventato da francesi, è arrivato il momento di tornare a casa, di sbarcare sul mercato europeo.
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E lo farà entrando direttamente nel mondo dei cocktail, che è in piena espansione e cresce cinque volte di più di quello del vino. Quello azzardato da LVMH è un vero e proprio affronto ad una bevanda che ormai è diventata icona dello stile di vita italiano: entro maggio in Francia, Usa, Regno Unito, Germania e altri Paesi del Nord e dell’Est Europa lo Chandon arriva direttamente sotto forma di spritz, con l’inequivocabile denominazione “Chandon Garden Spritz”.
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Le bollicine usate sono quelle prodotte nei vigneti argentini, alle quali vengono aggiunte scorze d’arancia macerate. Lo spritz originale infatti viene sempre servito accompagnato da una fetta di arancia, ma i francesi giurano che un prodotto pre-confezionato possa comunque essere di qualità e aderente alle aspettative del consumatore: “Il Garden – sostiene la presidente di Chandon Sibylle Scherer – è tutto tranne che un cattivo vino mascherato da aperitivo. Il risultato finale è molto equilibrato e gli ingredienti sono tutti di alta qualità”.
La bottiglia di questo spritz alla francese costa 19 euro e viene venduta anche attraverso l’e-commerce Chandongarden.com. In bar e ristoranti il prezzo sale a 35 euro, oppure 8-10 euro a bicchiere, più o meno come il drink originale venduto in città come Milano e Parigi.
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Basterà a LVMH per mettere nell’angolo il Prosecco? Sarà molto difficile, visto che il vino veneto viene da anni di grande espansione e successo e forse non è mai stato così popolare come adesso: nel 2015 ha superato il miliardo di euro di export, nel 2019 le colline dove viene prodotto sono state riconosciute come patrimonio UNESCO e sempre in quell’anno è diventato il vino italiano più consumato all’estero, soprattutto nel Regno Unito e con un exploit proprio a casa dei rivali transalpini, dove le sue vendite sono aumentate in un solo colpo del 50%.
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Nel 2020, le bottiglie di Prosecco vendute nel mondo sono state 92 milioni, contro i 20 milioni dello Chandon (venduto principalmente in Usa e Argentina).
Ad oggi le bollicine valgono solo il 6% del mercato totale del vino, ma non è detto che la sfida dello spritz non possa in qualche modo innescare un potenziale di ulteriore crescita. Con l’Italia che parte in prima fila, e i francesi ad inseguire.
“Chandon vuole la sua parte nel mercato dell’aperitivo. Non vuole lasciare che gli italiani Aperol e Prosecco si approprino di un cocktail inventato dagli austriaci”, arriva a scrivere il quotidiano francese Les Echos, fornendo una lettura storica non proprio precisa. Chi è l’editore di Les Echos? LVMH.
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