1 - 5STELLE CRIMI NEL MIRINO. RIPARTE LA GUERRA PER LA LEADERSHIP
Alessandro Trocino per il “Corriere della Sera”
luigi di maio vito crimi
La faglia interna dei 5 Stelle segue l' irrisolto dualismo tra ala progressista, che fa capo a Roberto Fico, e quella più sensibile alla concorrenza politica della Lega, che si ricollega a Vito Crimi, Carlo Sibilia e Luigi Di Maio. Ma le tensioni sulla regolarizzazione dei migranti mettono in luce, oltre alle divergenze ideologiche, anche la debolezza della leadership, con Vito Crimi finito nel mirino di molti, perché giudicato «inconsistente», «troppo debole», «senza carisma».
carlo sibilia giuseppe conte
Giudizi impietosi, affiorati nelle chat e in Parlamento, che hanno il loro innesco con la vicenda dei migranti. Perché nella notte di domenica, quando è stata raggiunta una prima intesa, c' era proprio Crimi, assieme a Riccardo Fraccaro e Alfonso Bonafede.
patuanelli fraccaro
Dall' altra parte, Dario Franceschini e Giuseppe Provenzano e Andrea Orlando, che hanno avuto buon gioco nel portare a casa il testo che volevano. Solo la mattina Crimi si accorge del possibile boomerang politico: «Cos' avete fatto, il salva-caporali ?», gli dicono. Lui stesso si rende conto, anche perché legge le chat interne. Ci sono Laura Castelli, Vittorio Ferraresi, Carlo Sibilia, Giuseppe L' Abbate. Se la prendono con lui, che candidamente ammette: «Più leggo la norma, più mi rendo conto che qualcosa non quadra». Ma come, gli dicono, «più leggi la norma?
LAURA CASTELLI
Non l' avevi letta?». Certo, c' è anche chi non condivide le critiche ed è a favore della regolarizzazione dei migranti, come spiega Giuseppe Brescia (vicino a Fico): «Lo dico da quando eravamo al governo con Salvini. Per fortuna sono in buona compagnia, visto che la penso come il magistrato De Raho che dice che un' operazione del genere sarebbe un ottimo colpo alle mafie che sfruttano il caporalato».
nicola morra foto di bacco (1)
Questo per Crimi è solo l' incidente finale, perché da tempo è sotto accusa per lo scarso peso che ha il reggente, restato in sella solo grazie all' emergenza virus. Ma assieme al contagio si sta esaurendo anche la tregua, che ha fatto rinviare gli Stati generali a fine anno. Il Movimento è sempre più atomizzato. Beppe Grillo è sparito, stufo di una creatura che non lo diverte più. Davide Casaleggio è sempre meno ascoltato. La sua piattaforma, Rousseau, non viene usata neanche per le call interne (si usa Zoom) e pochissimi pagano l' obolo dei 300 euro al mese. Nicola Morra è livido di rabbia, nascosto dalla Comunicazione proprio mentre provava a rimediare agli errori di Bonafede sulle scarcerazioni dei mafiosi.
GIANLUIGI PARAGONE E ALESSANDRO DI BATTISTA
Alessandro Di Battista lavora «con il favore delle tenebre», come direbbe il premier, in sintonia con Gianluigi Paragone. Il suo appello sui social contro Claudio Descalzi all' Eni non è stato fortunato. Si è parlato di corrente: ma i firmatari sono soprattutto un drappello di scontenti.
In tutto questo,i gruppi contano sempre meno, come il Parlamento. Un deputato invita a dare un occhio più complessivo: «Avete notato che non sorride più nessuno?
Dove sono finiti i ragazzi baldanzosi e rumorosi di una volta? Ora si difendono dietro la ragione di Stato per mantenere la loro poltrona. Sono tristi e non sanno bene che ci fanno al governo. Guardate il Blog delle Stelle : qualcuno lo legge ancora?».
In questo panorama mogio, spicca il sorriso di Di Maio. In un sinedrio di brevilinei, spicca a sorpresa come un gigante. Alla Farnesina si sta difendendo bene e il sorriso lo perde solo ogni tanto.
di battista di maio
Come ieri, quando ha lanciato un attacco contro chi aveva scritto di un suo intervento deciso su Crimi: «Retroscena strumentale e, ne siamo certi, pilotato da figure a noi ben note». Tutti si sono chiesti: a chi si riferisce? A Fico? Improbabile. A Giuseppe Conte, e al suo portavoce Rocco Casalino? Non è sfuggito il duello di visibilità mediatica tra i due, nel caso di Silvia Romano.
Ma quanto starà in sella Crimi? Il senatore Emanuele Dessì non ha fretta, ma si chiede: «Non si era parlato di leadership collettiva? Credo che sia diventata urgente».
Nel frattempo si scaldano ai banchi di partenza i nuovi leader potenziali. Si parla di Nicola Morra, Paola Taverna, Alessandro Di Battista. E poi ne restano altri due, pronti a sfidarsi: Di Maio e Conte.
2 - I GRILLINI IN ORDINE SPARSO GRANDI MANOVRE DI DI MAIO E TORNA LO SPETTRO SCISSIONE
Mario Ajello per “il Messaggero”
luigi di maio vito crimi 3
Raccontano a Palazzo Chigi: «Deve intervenire Beppe Grillo. Sennò, Di Maio fa saltare tutto». Cioè? Nei 5 stelle qualche amico di Di Maio e molti suoi nemici spiegano così l'esplosione in corso nel movimento e la guerriglia contro la sanatoria dei lavoratori agricoli: «Luigi non solo vuole tornare a fare il capo politico ma è anche convinto che un governo di centrodestra allargato lo può propiziare lui».
Spaccando M5S e tornando nel patto con Salvini perché il primo amore non si scorda mai, perché una vera rottura tra i due non c'è mai stata e perché un esecutivo diverso da quello attuale, che nella fase 2 sta annaspando, è molto atteso da più parti. Di Di Maio, guarda caso, Giorgetti, il più impegnato a delineare il dopo Conte, dice: «E' uno dei pochi grillini che ha sale in zucca». Chissà se lo pensa sul serio.
LUIGI DI MAIO INCONTRA BEPPE GRILLO A ROMA 2
Di sicuro nel pantano attuale, in cui l'esecutivo in corso sembra soverchiato dalle difficoltà ma non si vede un'alternativa, Di Maio ha intuito che può avere qualche carta in mano. Questa: intostare lo scontro con il Pd (che oltretutto sta premiando nel sondaggi: nell'ultima settimana per Swg il movimento è cresciuto di quasi un punto ed è al 16,7), spingere la ministra renziana Bellanova alle dimissioni sul tema immigrati e così mandare tutto all'aria. Strategia avventata? Addirittura fantapolitica? Chissà. Ma nel Pd prendono tutto molto sul serio. E si spera in un intervento di Grillo che blocchi la manovra attribuita a Di Maio.
silvia romano e luigi di maio
Il presunto ma smentito sgambetto di Conte sull'arrivo di Silvia Romano, ossia l'aver cercato di estromettere dalla vicenda la Farnesina, sarebbe stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso della diffidenza tra ministro e premier. E il pacchetto d'attacco nella strategia di Di Maio sarebbe formato da lui stesso più Crimi, Sibilia, il viceministro degli Esteri Di Stefano, gran parte dei parlamentari campani e siciliani e tutti gli altri convinti che alcuni ministri stellati siano troppo teneri rispetto alle sirene dem (per non dire di Fico ormai considerato una costola del Nazareno e del Colle).
GIUSEPPE CONTE - SILVIA ROMANO CON I GENITORI - LUIGI DI MAIO
Nella strategia di Di Maio che vuole tornare ad essere il capo politico (e gli Stati Generali del movimento congelati per l'emergenza potrebbero tenersi addirittura in estate e da lì uscirà la nuova leadership) non rientrano certo la ministra Catalfo che si affanna nei tavoli tecnici a far funzionare il governo né la collega Azzolina all'Istruzione che il Pd considera quasi un'affiliata o altri esponenti grillini di governo che si sentono di sinistra, ma gente come la viceministra dell'Economia, Laura Castelli, che non vuole o mostra di non volere piegarsi a quella a quello che nei movimento qualcuno chiama «il complesso dei migliori» di cui storicamente sono malati i comunisti e i loro succedanei.
conte di maio
LA ROAD MAP
Far cadere Conte è dunque la polizza di sopravvivenza politica di Di Maio. Anche se l'azzardo è evidente. Ma la confusione generale aiuta le manovre o le velleità dell'ex e magari prossimo capo politico stellato. Nella guerra per bande grilline, c'è Nicola Morra, presidente della commissione Antimafia, che è stato quello che ha insistito per perché venisse fuori il caso delle scarcerazioni dei mafiosi che ha inguaiato il ministro Bonafede.
luigi di maio giuseppe conte
Ed è chiaro a tutti, nel movimento, che alla base di questo ci sia il risentimento non ancora smaltito da parte di Morra per non essere diventato Guardasigilli o almeno, essendo di professione insegnante, ministro dell'Istruzione. E il rompete le righe stellate, condizione necessaria a Di Maio per tentare il ribaltone di governo, passa anche dalla rottura ormai totale tra il movimento e la Casaleggio Associati che pretende l'oblo mensile dai parlamentati in cambio di un servizio poco funzionante quel è la Rousseau. Chi non è al governo nella squadra rossogialla, e magari lo era in quella gialloverde, lo potrà essere nella prossima compagine che magari si vedrà a creare se la road map di Di Maio non va a sbattere in un vicolo cieco.
BEPPE GRILLO LUIGI DI MAIO ALESSANDRO DI BATTISTA
Ma c'è il problema Dibba, l'ex amico di Luigi ora temutissimo. Il Che Guevara di Roma Nord, questo il timore di gran parte dei parlamentari stellati, aspirerebbe a fare il capo politico e si gioca la sua partita in chiave anti-Pd. Che è proprio la chiave che Di Maio cerca di togliergli e di attribuirsi. In una manovra che, dopo la celebrazione della pax grillina di questi mesi, fa riemergere o almeno serpeggiare lo spettro della scissione.