LA PAGINA DEL MESSAGGERO SULLA FUGA DAL LAVORO
1 - ANCHE IL WELFARE FAMILIARE DIETRO LA FUGA DAL POSTO FISSO
Graziella Melina per “il Messaggero”
I posti di lavoro nella pubblica amministrazione sono disponibili, ma in pochi vi ambiscono.
Troppo lontana la sede, troppo basso lo stipendio. L'allarme del ministro delle Infrastrutture conferma il paradosso tutto italiano. «Su 320 funzionari di amministrazione che sono stati messi a concorso - ha precisato Enrico Giovannini - una quota consistente ha rinunciato, evitando di prendere servizio a meno che non gli fosse stata indicata una sede al Sud».
La questione certo non riguarda solo le motorizzazioni che hanno perso il 50% del personale in 20 anni. I concorsi spesso vanno deserti. Imprenditori e ministri sanno che la questione va risolta al più presto. «C'è da fare un grande lavoro sulla politica dei redditi - ha ribadito ieri il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi - Abbiamo proposto un taglio del cuneo fiscale, un intervento shock da 16 miliardi, così si potrà mettere in tasca agli italiani 1.223 euro per chi ha un reddito di 35mila euro per tutta la vita lavorativa».
enrico giovannini foto di bacco (3)
La partita si gioca sul nodo stipendi. «Le competenze più fresche e aggiornate - ha spiegato Vittorio Colao, ministro dell'Innovazione e della Transizione digitale - vanno retribuite per quanto valgono veramente, senza risparmiare sui salari. Gli stipendi reali, soprattutto da noi in Italia, sono ancora troppo bassi».
NO AL TRASFERIMENTO
Per gli esperti delle politiche attive, il rifiuto del posto fisso è dunque la conseguenza più evidente delle storture del sistema. Se i giovani non sono disposti ad allontanarsi troppo, spiega Maurizio Del Conte, ordinario di Diritto del lavoro dell'Università Bocconi di Milano, è solo per un calcolo di opportunità. «Con l'aumentare del differenziale del costo di vita tra Nord e Sud - precisa Del Conte - diventa sempre più costoso per una persona spostarsi in un'altra regione. Non dimentichiamo che in passato il divario non era così alto, in più c'era la prospettiva del posto fisso ma con la possibilità del trasferimento. Ora non è più così semplice ritornare nella regione di origine».
STIPENDI BASSI IN ITALIA
Gli stipendi bassi, insomma, non lasciano scelta. «Se una persona soprattutto giovane del Sud fa un concorso per esempio per diventare docente di sostegno per un anno in un qualunque paese del Centro Nord - rimarca Andrea Volterrani, sociologo dell'Università Tor Vergata di Roma - con lo stipendio, se va bene, copre appena le spese per l'affitto e le bollette. Solo chi riceve un supporto dai genitori riesce a farcela senza troppo affanno».
domenico de masi
Ma se ci si trasferisce e si ha una famiglia da mantenere la situazione diventa insostenibile. «Prima le condizioni di vita dei lavoratori erano disperate, e quindi le persone si spostavano di più - ricorda Volterrani - Ora lontano da casa e senza una rete di supporto pubblico non si può far fronte da soli alle difficoltà quotidiane».
LA VITA PRIVATA
Di sicuro, dopo i due anni di emergenza Covid le esigenze di chi cerca un lavoro ormai sono cambiate.
«Le trasformazioni sociali prodotte dalla pandemia hanno avuto effetto non solo in Italia - chiarisce Pasqualino Albi, ordinario di diritto del lavoro dell'Università di Pisa - La tendenza delle persone a rinunciare al lavoro e a dimettersi riguarda anche gli Stati Uniti, oltre che l'Europa. Forse ora c'è un punto di non ritorno, la pandemia in sostanza ha inciso su come si concepiscono le relazioni sociali e le priorità nelle scelte di vita».
stipendi
Il mondo del lavoro, spiega Domenico De Masi, professore emerito di sociologia del lavoro dell'Università la Sapienza di Roma, «si è sempre preoccupato di stuzzicare i bisogni quantitativi, quindi il denaro, l'aumento di stipendio e ha sempre trascurato l'introspezione, la convivialità. Ormai i giovani hanno capito che le gratificazioni non sono solo quelle economiche».
CARRIERA E INCERTEZZE
A rendere il mondo del lavoro ancora più squilibrato c'è poi il fenomeno sempre più preoccupante del precariato. «Un tempo un giovane sapeva che poteva contare sullo scatto di stipendio, si faceva carriera - ricorda De Masi - Oggi si è assunti per esempio come navigator, per tre anni. Poi però questi giovani si ritrovano senza lavoro come prima». Il posto fisso, dunque, se c'è, però è a tempo determinato.
lavoro precario 6
«Molto spesso le posizioni bandite per esempio in occasione del Pnrr - spiega Del Conte - sono di supporto al personale, ma non ci sono percorsi di carriera chiari. Non si capisce, infatti, quale sarebbe poi il punto di arrivo e gli sviluppi successivi». Quindi, «invece di stupirci quando osserviamo il fenomeno delle rinunce - suggerisce Albi - dovremmo metterci nella prospettiva di un giovane che ha l'esigenza di guadagnare e guardare al proprio futuro. Noi saremmo in grado di accettare un lavoro che prevede un impegno forte, poco retribuito e senza una prospettiva?».
bernabo bocca foto di bacco
2 - BERNABO’ BOCCA: «OFFRIAMO 1.300 EURO AI CAMERIERI MA GLI HOTEL NON TROVANO NESSUNO»
Francesco Bisozzi per “il Messaggero”
«Negli hotel mancano circa 100mila addetti, tra camerieri, facchini e receptionist. Risultato? Gli albergatori che hanno carenza di personale sono costretti a rinunciare alle prenotazioni e ad affittare solo il 70 per cento delle camere che hanno a disposizione». Lancia l'allarme il presidente di Federalberghi, Bernabò Bocca.
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«Colpa delle prestazioni di sostegno al reddito, dal reddito di cittadinanza alla Naspi, e del lavoro nero», sottolinea l'imprenditore. Non solo. Se si faticano a trovare i lavoratori del turismo è anche perché, spiega Bocca, c'è stata una fuga verso il pubblico: «Dopo due anni di Covid e di cassa integrazione in molti hanno approfittato dei concorsi per trovare lavoro nella Pa, dove almeno lo stipendio è garantito».
Le aziende del settore faticano a trovare stagionali. Cosa sta succedendo?
«Non si spiega. In un Paese in cui si registra un tasso di disoccupazione del 10 per cento è paradossale che non si trovino persone disposte a lavorare. Non sono in difficoltà solo gli alberghi, ma anche ristoranti e negozi. Si fa difficoltà a reperire camerieri, facchini, receptionist. Nel complesso sono circa 300mila i posti scoperti, di cui 90mila negli hotel. Non è solo colpa del reddito di cittadinanza, ma è chiaro che il sussidio dei Cinquestelle è un disincentivo al lavoro».
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Ci spieghi meglio.
«La carenza di personale nel settore del turismo dipende a mio avviso da un insieme di fattori. La bonus economy e il reddito di cittadinanza rappresentano uno di questi fattori. Ma anche il sommerso incide: ai percettori del reddito di cittadinanza o della Naspi basta fare qualche lavoretto in nero per riuscire ad arrivare a fine mese. Servono più controlli».
E poi?
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«In questi due anni di crisi molti lavoratori del nostro settore si sono reinventati. In tanti hanno approfittato dei concorsi per entrare nel settore pubblico, dove avevano la sicurezza dello stipendio. Magari hanno anche accettato di guadagnare qualcosina in meno pur di avere più garanzie».
Ma un cameriere o un facchino quanto guadagna al mese in un albergo di medie dimensioni?
«Parliamo di 1.300 euro netti al mese in media. Una cifra che prima del reddito di cittadinanza avrebbe fatto gola a molti».
Anche la pandemia potrebbe avere inciso, non crede?
«La pandemia ho tolto motivazioni e cambiato le priorità delle persone. Questo è indubbio. Ma a fine mese tutti noi dobbiamo pagare le bollette».
BERNABO' BOCCA FEDERALBERGHI
Il ministro Massimo Garavaglia ha proposto di lasciare il 50 per cento del reddito di cittadinanza a chi accetta un lavoro stagionale. È d'accordo?
«Penso che bisogna intervenire sulla misura, ma non trovo giusto che si versi il sussidio a chi lavora. A chi accetta di fare lo stagionale per tre mesi sospenderei il reddito di cittadinanza per il periodo in cui lavora, per poi riattivarlo quando sta fermo».
Gli albergatori che non hanno personale a sufficienza come si comportano?
«Sono costretti a occupare solo una parte delle camere. Chi non ha abbastanza camerieri si accontenta di dare ai clienti il 70 per cento delle stanze».