Andrea Priante per il “Corriere della Sera”
Zlatan Vasiljevic
Uccise nel giro di 20 minuti, mercoledì mattina. Secondo la «ricostruzione più logica ma non definitiva» fatta dagli investigatori, la prima donna ammazzata da Zlatan Vasiljevic, 42enne disoccupato bosniaco, è stata l'ex compagna Gabriela Serrano, venezuelana di 36 anni, con cui aveva chiuso una relazione tre mesi fa. Con una scusa, la contatta al telefono. Concordano un appuntamento a Vicenza.
Lei viene in auto da Rubano, nel Padovano, lui giunge a piedi perché gli hanno tolto la patente per ubriachezza. Devono avere avuto una discussione dentro la Mazda 2 perché il cadavere della donna verrà trovato poi sul sedile posteriore destro.
L'orario stimato è quello delle 9 e 10. «Uno o due colpi» di pistola la centrano alla tempia. Poi verso le 9 e 30 Vasiljevic, vestito elegante, ex camionista, si presenta in via Vigolo, periferia di Vicenza. Sa che qui la sua ex moglie Lidija Miljkovic - stessa età, madre dei suoi figli, un 16enne e una 13enne - lavora come colf e sta per andare al lavoro.
Zlatan Vasiljevic e le due donne uccise 19
Se quella di prima era stata un'esecuzione, questo è un agguato. Attende la donna appostato dentro l'auto (dove c'è sempre il cadavere di Gabriela) e la centra con cinque colpi esplosi con una pistola 7, 65 con la matricola abrasa.
A questo punto il bosniaco sgomma via lanciando una prima bomba a mano che ha con sé, una micidiale «M-52» fabbricata nell'ex Jugoslavia.
Poi raggiunge la tangenziale e si ferma in un'area sosta, ne scende con altre due granate, con l'idea, forse, di fare una strage. Una la lancia nel fossato parallelo alla A4. Poi tira la seconda oltre il guardrail. Intanto la colossale caccia all'uomo coordinata dal questore di Vicenza Paolo Sartori porta a individuare la Mazda intestata al marito di Gabriela, il suo connazionale Alezandro Naja che sta a Maiorca.
Zlatan Vasiljevic e le due donne uccise 33
Dentro ci sono il cadavere della donna e accanto quello del bosniaco, che si è tolto la vita sparandosi.Ma perché Vasiljevic - violento, pregiudicato, condannato per maltrattamenti all'ex moglie - era a piede libero?
Nelle carte si legge che l'uomo aveva aggredito Lidija tre volte nel 2019, violentandola - fu la denuncia - e puntandole un coltello alla gola. Arrestato il 27 marzo di quell'anno, trascorse 9 mesi ai domiciliari avviando poi un percorso di cura dall'alcol e partecipando a un programma rieducativo specializzato nel trattamento dei volenti. Il gip revoca gli arresti ma non si fida e gli impone il divieto di avvicinamento alla ex moglie. Dopo il rito abbreviato e l'Appello del 2 febbraio 2021 la condanna scende a un anno e sei mesi (pena sospesa). Vasiljevic torna così libero.
Zlatan Vasiljevic LIDIJA
Va detto che, se anche la Corte d'appello l'avesse costretto al carcere, mercoledì il bosniaco sarebbe stato comunque fuori, visto che non risulta che Lidija abbia mai più denunciato tentativi di intrusione da parte dell'ex. «Non so se, in questa vicenda, qualcuno ha mancato di attenzione. Ma dal punto di vista del procedimento penale è stato fatto tutto ciò che si poteva» assicura il presidente del tribunale di Vicenza, Alberto Rizzo. «Il sistema giudiziario è intervenuto prontamente, adottando i provvedimenti per neutralizzare il rischio di nuovi reati». Ma Gabriela? Anche lei aveva denunciato il marito - racconta l'avvocata della donna Alessandra Neri - sottoposto a un divieto d'avvicinamento in sede civile «violato due settimane fa e per questo, mi ha detto, lo aveva denunciato».
2 - SCONTI E PROCESSI LENTI ZLATAN LIBERO DI UCCIDERE
Valeria Di Corrado per “il Messaggero”
Zlatan Vasiljevic serrano lidia
È ancora più inquietante e folle il piano che mercoledì mattina ha portato Zlatan Vasiljevic a uccidere, a distanza di poche ore, le sue due ex e poi a togliersi la vita con la stessa pistola usata per sparare contro di loro. Dalle testimonianze raccolte finora e dalla visione delle telecamere di sorveglianza, gli investigatori della Squadra mobile (coordinati dal Questore di Vicenza Paolo Sartori) ritengono plausibile che il 41enne bosniaco abbia ucciso con un colpo alla nuca Gabriela Serrano, la donna di 36 anni venezuelana con la quale aveva una relazione fino a un paio di mesi fa, poi - dopo aver spostato il cadavere sul sedile posteriore - sia andato a cercare l'ex moglie Lidia Miljkovic.
La 42enne di origini serbe - dalla quale si era recentemente separato legalmente - stava per iniziare il suo turno di lavoro da domestica in una villa a Schio, un comune del vicentino dove abitava con i genitori e i figli di 13 e 16 anni avuti da Zlatan.
L'ex marito le ha sparato 6-7 proiettili con una semiautomatica che deteneva illegalmente.
Zlatan Vasiljevic E LE DUE DONNE UCCISE
Lidia proprio quella mattina avrebbe dovuto firmare il rogito con il nuovo compagno per l'acquisto di una casa. «Vorrei che giudici e assistenti venissero al funerale e guardassero bene quella bara», si è sfogato l'uomo, Daniel Mondello.
SCAMPATA UN'ALTRA MORTE A quel punto, il 41enne si è dato alla fuga mettendosi alla guida senza patente (sequestrata per abuso di alcol) della macchina del marito della Serrano, con il corpo della donna presumibilmente all'interno del veicolo. Braccato dalla polizia, ha lanciato due granate sull'autostrada Venezia-Milano: una è finita nel fossato dello spartitraffico e un'altra invece è rotolata a un paio di metri da un'auto che percorreva la carreggiata. Il bilancio dei morti avrebbe potuto contare un'altra vittima: la bomba infatti è esplosa distruggendo una fiancata e i vetri del parabrezza.
Lidia Miljkovic femminicidio vicenza
Alla fine Zlatan si è accostato in una piazzola di sosta lungo la Tangenziale Ovest della città, parallela alla A4, e si ucciso con la stessa arma (una 7,65 con matricola abrasa) che aveva usato per sparare alle sue ex donne. Quando gli artificieri sono entrati nella vettura Vasiljevic aveva ancora in pugno la pistola con un colpo in canna e nel marsupio una seconda pistola. Sono stati trovati anche 4 caricatori. Le granate sembra fossero dei residui del conflitto nell'ex Jugoslavia. D'altronde Zlatlan tornava spesso in Bosnia per andare a trovare la madre.
«ZLATAN ERA DEPRESSO» Probabilmente a fargli perdere il senno è stata la recente rottura con Gabriela, che ha fatto riaffiorare in lui la rabbia per il fallimento mai digerito del matrimonio con Lidia. È un terribile gioco di specchi quello vissuto dalle vittime, legate a doppio filo non solo nella morte (per mano dello stesso killer), ma anche per le violenze patite dai rispettivi mariti.
La Serrano aveva ottenuto un ordine di protezione dal coniuge e forse si era messa con Zlatan pensando fosse diverso. Ma la Miljkovic l'aveva denunciato per maltrattamenti iniziati già nel 2012: un primo procedimento giudiziario era ancora in fase dibattimentale davanti al tribunale di Vicenza; mentre un secondo - che aveva portato al suo arresto il 26 marzo 2019 - si era concluso in primo grado con una condanna a un anno e 10 mesi di reclusione, perché era caduta l'accusa di stupro. Pena ridimensionata nel 2020 in appello a un anno e mezzo, che i giudici avevano deciso di sospendere.
Lidia Miljkovic femminicidio vicenza
Dopo essere stato in carcere e poi ai domiciliari, Zatlan era tornato libero; nonostante avesse già minacciato di morte l'ex moglie nel maggio 2018 con una pistola scacciacani (poi sequestrata) e nel febbraio 2019 con un coltello da cucina, e nonostante il gip che lo aveva fatto arrestare scriveva che «le tendenze controllanti e prevaricatorie dimostrate dall'indagato potrebbero subire un'escalation in termini di gravità e condurre a tragiche conseguenze». «L'ho sentito al telefono il giorno prima di questa tragedia - racconta l'avvocato Alessandra Neri - era depresso e demotivato. L'avevo esortato a trovarsi un lavoro per mantenere i figli che non vedeva da tempo, magari come cameriere. Mi ha risposto che non lo avrebbero mai preso perché aveva 41 anni, era sovrappeso ed era brutto».
Lidia Miljkovic femminicidio vicenza