1. TUTTI I DUBBI SULLE (FARLOCCHE?) STIME ALLARMISTICHE DEL CTS PER LA RIAPERTURA
Gianfranco Polillo per www.startmag.it
gianfranco polillo
C’è un documento (“Valutazione di politiche di riapertura utilizzando contatti sociali e rischio di esposizione professionale”) che, a quanto pare, ha guidato le più recenti decisioni governative sulla fase 2. Il paper, composto da una ventina di cartelle, pieno zeppo di grafici, diagrammi e tabelle, è stato redatto dal Comitato tecnico scientifico e sottoposto al vaglio del presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, prima del varo del nuovo decreto, che ha stabilito le nuove regole. Criteri che hanno sollevato più di un vespaio e fatto insorgere uomini di chiesa e semplici cittadini. Per non parlare di tutti coloro – imprenditori, commercianti, professionisti e via dicendo – che, non avendo altri redditi se non quelli prodotti dal proprio lavoro, temono giustamente per il proprio futuro.
La pubblicazione di quel documento è stato, al tempo stesso, una cosa positiva. Trasparente avrebbe chiosato il presidente del Consiglio. Ma anche, per molti versi, imbarazzante. Presenta una struttura, infatti, scarsamente intellegibile anche per coloro che hanno dimestichezza con i numeri e le statistiche. Si presta quindi alle più varie interpretazioni. Ha riportato ad esempio, la Repubblica che “se tutti i comparti avessero subito via libera, senza telelavoro e con le scuole aperte, la prospettiva sarebbe la necessità di 151 mila posti di terapia intensiva già a giugno e un numero di ricoveri, a fine anno, pari a 430.866”. Cifre terrificanti.
giuseppe conte a bergamo con mascherina
In effetti questi dati sono riportati in una specifica tabella, tralasciandone una ancor più raccapricciante che mette nel conto le diverse probabilità di contagio per classi d’età. I picchi previsti, nel caso di apertura del manifatturiero, edilizia, commercio ed alloggi, sono pari a 151.231 casi di terapia intensiva, nella giornata dell’8 giugno, nel caso in cui vi sia riapertura delle scuole e nessun telelavoro. A 109.970 casi (picco 8 agosto) lasciando le scuole aperte, ma senza telelavoro. A 85.079 (un po’ più della metà) nel caso in cui le scuole rimanessero chiuse, ma con presenza di telelavoro, nel qual caso il picco avverrebbe il 31 agosto. Nelle tre ipotesi le terapie intensive a fine anno sarebbero pari rispettivamente a 430.866 casi, 397.472 e 365.198.
Tutte queste ipotesi inoltre scontano limitazioni per gli over 65. “Sono queste le raccomandazioni – commenta Repubblica – che hanno spinto Conte a prolungare nei fatti il lockdown. Ma il premier non ha seguito tutte le indicazioni del comitato, che consigliava di mantenere il divieto di fare attività motoria solo vicino alle proprie abitazioni. L’ultimo Dpcm, invece, prevede la riapertura dei parchi. E nessuna limitazione è stato imposta, al momento, alla circolazione degli anziani”. Circostanza, quest’ultima, che riempie di gioia.
GIUSEPPE CONTE CON MASCHERINA
Riconoscendo pienamente i nostri limiti, confessiamo di non essere in grado di validare né le cifre indicate, né le sottostanti metodologie. Operazione del resto difficile, vista la carenza di informazioni fornite. Un dato tuttavia non può non far riflettere e generare allarme. Dal 24 febbraio, data in cui sono iniziate le rilevazioni da parte della Protezione civile, a ieri, i casi di terapia intensiva sono stati, in media, 2.272. Con la punta massima di 4.068 casi del 3 aprile. Un numero che non è commensurabile con quello indicato dal rapporto del Cts, che ipotizza un salto pari a circa 30 volte. Che naturalmente vi può anche essere, ma che andrebbe, comunque, analizzato e soprattutto spiegato.
Anche perché se quello dell’8 giugno fosse il dato effettivo, immaginando i rapporti che già hanno caratterizzato il decorso della pandemia, fino ad oggi, dovremmo avere, già in quella data, un numero di ospedalizzati pari a più di 1,3 milioni di malati e oltre 3,8 milioni di contagiati. Che, a fine anno, diverrebbero più di 11 milioni. Quasi il 17 per cento dell’intera popolazione. Il disastro che porterebbe alla chiusura dell’intero Paese.
sabino cassese foto di bacco (2)
Quindi attenzione. E’ stato un errore prevedere di affrontare la fase 2 con il semplice ricorso a un Dpcm. Altri – da Sabino Cassese a Antonio Baldassarre e Gustavo Zagrebelsky – hanno avanzato dubbi di costituzionalità. La stessa Marta Cartabia, in qualità di presidente, nella sua relazione annuale sul funzionamento della Corte Costituzionale, ha avuto parole inequivocabili, “sollecitando la collaborazione e il coordinamento fra le varie istituzioni, dal Parlamento al Governo, dalle Regioni alla magistratura”.
Se si fosse scelto la strada di un decreto legge, anziché di un Dpcm, la validazione delle cifre contenute in quel documento sarebbe avvenuto in contraddittorio, secondo le formule previste dai Regolamenti parlamentari. Forse la stesura finale non sarebbe cambiata. Ma almeno avremmo avuto qualche certezza in più circa la natura dei pericoli verso i quali il Paese sta correndo.
2. ALCUNE CONSIDERAZIONI MATEMATICO STATISTICHE SUL DOCUMENTO RIAPERTURE COMITATO TECNICO SCIENTIFICO
https://www.holdingcarisma.it/
Di seguito proponiamo a mero titolo di dibattito statistico matematico una analisi del documento che secondo fonti pubbliche (articolo di Repubblica del 28.04 consultabile qui )
avrebbe portato il governo a prendere le decisioni in merito al programma di riapertura.
1. Si dice che si utilizza un ifr (uguale tasso di fatalità) su contagi pari 0,657% (Pagina 2):
reparto di terapia intensiva brescia 22
Pertanto calcolando il numero di decessi ufficiali (8.311) in Lombardia al momento del picco della terapia intensiva (3 Aprile - come noto inferiore ai dati Istat differenziali rispetto all’anno scorso e quindi stima chiaramente per difetto) si tratta di 1.385.000 contagiati
2. Si dice (figura 1) che il tasso di incidenza di “caso critico” su infezioni (quindi i 1,3 milioni di casi in Lombardia) sia stato stimato partendo dal tasso di infezione e letalità di cui sopra. Pagina 2
3.Poiché i casi di terapia intensiva in Lombardia sono stati al picco 1.381 e attualmente circa 724, si desume che l’incidenza tra casi terapia intensiva e infezione (il grafico di figura 1) è mediamente 0,1% (divisione semplice fatta secondo i metodi del comitato tecnico scientifico). Il grafico presuppone un’incidenza per fascia di età, che anche stimando a zero fino a 60 anni di età, arriverebbe per semplicità a circa 0,3% mediamente oltre i 60 anni di età. Nel grafico di Figura 1 (CHE È LA BASE DI TUTTO IL RAGIONAMENTO PRO CONTINUAZIONE LOCKDOWN E DEL MODELLO DEL COMITATO TECNICO SCIENTIFICO) tale incidenza oscilla tra 1% e 6% (mediamente 3,5%) con un errore di almeno 10 volte (10x)!!!
reparto di terapia intensiva brescia 17
Anche ipotizzando che il fabbisogno di letti terapia intensiva in Lombardia sia stato 2.000 e non 1.381 l’errore resta superiore a 6x. Analizzando la situazione del Veneto, dove non c’è stata scarsità di letti di terapia intensiva, l’errore resta di 6x.
4. Proseguendo nell’analisi, il caso di Scenario A (tab 2 - pag. 11), cioè tutto aperto sempre nelle ipotesi del comitato tecnico scientifico, si arriva a 150k casi di terapia intensiva l’8 giugno e 440k casi totali cumulati al 31 dicembre:
--> applicando l’esperienza di incidenza della terapia intensiva in Lombardia di cui sopra, e utilizzando i parametri molto conservativi del cts, si arriva a sostenere che partendo dal dato consuntivo in Lombardia (0,1% al picco) esisterebbero in Italia 150 milioni di cittadini (151k/0,1%) ndr con età superiore a 20 anni perché come noto sotto tale età l’incidenza della terapia intensiva è trascurabile. Vorremmo conoscere subito i 100 milioni di connazionali a noi ignoti.
RESPIRATORE PER LA TERAPIA INTENSIVA
5. Calcolando il dato complessivo e stimando che le persone che sono stati in terapia intensiva in Lombardia siano finora a circa 3.500 in totale (dato non comunicato ma probabilmente sovrastimato) con una incidenza di 0,17% sul totale casi in Lombardia si arriva a una stima di popolazione italiana di di 260 milioni di abitanti (440k/0,17% - calcolato sempre con i parametri cts). Anche in questo caso vorremmo conoscere i 200 milioni di connazionali a noi ignoti.
6. Nel modello sviluppato dal cts apparentemente tutte gli scenari conseguenti sono coerenti con quello che dalla lettura attenta appare un errore di calcolo (sempre che nel documento non siano riportate assunzioni non comunicate).
Non essendo scienziati e virologi e non lavorando per il governo ci siamo sicuramente sbagliati. Vorremmo però che qualcuno correggesse la nostra semplice matematica, basata su parametri di ifr (0,657%) che potrebbero essere anche inferiori sulla base esperienza internazionale (New York, Singapore, Diamond Princess, Qatar, Islanda) e su una serie di altre assunzioni del modello, in particolare quella relativa alla chiusura scuole.
terapia intensiva 2
Anche accettando quelli che appaiono errori di calcolo, notiamo che il modello in 45 dei 46 scenari esaminati conclude che le previsioni di picco della terapia intensiva sono significativamente inferiori alla capacità nazionale (ca. 9.000 posti), salvo poi raccomandare uno scenario di apertura molto lento comunicato dal Governo in data domenica 26 aprile.
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