P.CHIGI,ALIMENTARI-SUPERMERCATI APERTI NEL WEEKEND
(ANSA) - "I supermercati, gli ipermercati e i negozi di generi alimentari resteranno aperti durante il fine settimana". È quanto precisano fonti di Palazzo Chigi in merito ad alcune ipotesi circolate in queste ore.
code al supermercato
CORONAVIRUS:GALLERA, RIDURRE ORARI SUPERMERCATI GRAVE ERRORE
(ANSA) - Per l'assessore al Welfare della Lombardia Giulio Gallera ridurre gli orari del supermercati sarebbe "un grave errore". Lo ha detto in collegamento all'Aria che Tira su La7. "Io li lascerei aperti sempre" per evitare assembramenti e resse nei negozi di alimentare. "Non c'è un' emergenza alimentare, non creiamo il panico nella gente che pensa di non trovare da mangiare, si affollerà e già oggi ci sono code molto lunghe perché si rispettano le regole del distanziamento. Non ha senso chiudere alle 18", ha concluso Gallera.
CORNAVIRUS:MILANO,CODE AI SUPERMERCATI, 1 A FAMIGLIA
(ANSA) - Nuove lunghe code hanno caratterizzato l'ingresso ai supermercati, a Milano, dopo le proposte di una stretta sulle libertà di movimento e anche sulla gestione delle rivendite alimentari. In fila tanta gente preoccupata, tornata con i trolley come non si vedeva dall'inizio del'emergenza. All'Esselunga di via Fuché, una delle più frequentate nel capoluogo lombardo, alle 7 del mattino la coda si articolava sui 4 lati del grande isolato, con tempi di ingresso superiori all'ora-ora e mezza. Al vicino Carrefour in piazza Diocleziano, un '24 ore', altra lunga coda e apertura contingentata negli orari, con ingresso di una sola persona per famiglia. "Abbiamo visto che arrivava il camion dei rifornimenti e siamo venuti qui - ha detto una signora, in fila con una grossa valigia-trolley - ma se lo avessi saputo avrei lasciato mio marito a casa".
code al supermercato
LA SPESA A DOMICILIO ARRIVA IL MESE PROSSIMO
Claudia Osmetti per “Libero quotidiano”
Chi aspetta fino ad aprile e chi la fila la fa addirittura on-line. Il coronavirus cambia anche i supermercati. Perché son settimane che ce lo ripete la qualunque: bisogna stare a casa, guai a uscire e tocca sfruttare questa benedetta tecnologia per fare tutto quello che prima facevamo di persona. Spesa inclusa. Giusto, giustissimo. Ché la salute è la prima cosa. Però, poi, bastano due giorni (e mezzo Paese riversato sul computer di casa) che iniziano i problemucci. Saremo pure un popolo di navigatori, ma con internet è un' altra storia. Primo: i siti arrancano. Caricano a fatica, vanno in crash (come dicono gli smanettoni più consumati).
Cioè si bloccano di continuo. Secondo: le richieste aumentano e i tempi di consegna si dilatano modello orologi di Dalì. Quindi tanti auguri, ci vogliono almeno due settimane per vedere il fattorino alla porta. Terzo: tanti paesini della provincia italiana manco ce l' hanno un servizio delivery vero e proprio e si devono affidare a qualche associazione di buon cuore che aiuta vecchietti e over65.
IL CAOS
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Comprare un chilo di spaghetti e un cesto di banane in rete sta diventando un calvario. Praticamente ovunque. La grande distribuzione è in tilt: da un lato subissata di clienti che fanno scorte e rifornimenti, dall' altro paralizzata da una mole di ordini che per evaderli tutti ci vorrebbe un esercito. Le cronache locali di questi giorni raccontano che a Milano i tempi di attesa si aggirano sui dieci giorni. In media, il che significa che i lombardi più sfortunati possono aspettare anche due settimane prima di ricevere le sporte di cibo.
Ordini la farina ora e ti arriva il mese prossimo. Non proprio comodissimo. A Torino va leggermente peggio (fino a 13 giorni d' attesa), a Firenze leggermente meglio (una settimana secca). Ma l' antifona è uguale in tutto lo Stivale: le consegne veloci sono un ricordo di quando Covid-19 non ci obbligava a restare in salotto.
«È incredibile, sto facendo la coda per accedere al sito on-line del mio supermercato e fare la spesa. Siamo alla frutta» twitta Stefano. E allega uno screenshot che più chiaro di così non si può: «Potrai accedere al servizio in 55 minuti, se vuoi puoi lasciare la coda», gli dice l' applicazione.
«L' ultima spesa l' ho fatta il 10 marzo, sarà in consegna lunedì 23», si sfoga su Facebook Daniela. «Aspetto una settimana e il giorno prima della consegna mi arriva un messaggio che dice: "Gentile cliente, siamo spiacenti di informarla che il suo ordine è da ritenersi annullato e che non effettueremo alcuna consegna". Assurdo», sbotta Fabio sui social.
È il caos più totale. Per carità, non è colpa di nessuno. Stiamo provando tutti a reinventarci una vita normale in un momento che di normale non ha punto niente. Neanche la spesa. Questo mese le vendite on-line hanno registrato il +81% rispetto a marzo 2019 e il +30% rispetto a gennaio. Esselunga, la catena di super della Madonnina, da sola deve fare i conti con una richiesta di ordini a domicilio che è passata, in tre settimane, dall' 1 al 20%.
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ORDINI IN CODA
E infatti è proprio la grande distribuzione quella che fa più fatica. I milanesi lo sanno bene: la già citata Esselunga, al momento, non riesce a consegnare prima del 3 aprile e i clienti che si riversano sul suo portale telematico, sotto l' indicazione "data di consegna", si trovano un laconico "non specificata". Il traffico congestionato su Amazon Prime fa saltare (alle volte) gli slot di consegna: vuol dire che il servizio resta attivo, ma non è possibile richiederlo in quel preciso momento e quindi bisogna aspettare un giorno anche solo per avanzare l' ordine.
L' azienda di Bezos, tra l' altro, ha deciso di dare priorità ai pacchi di prima necessità da qui al 5 aprile in modo da tutelare le richieste più urgenti dei suoi clienti. Carrefour consiglia a chi non è anziano o malato di "fare la spesa in uno dei nostri punti vendita" pur di non intasare gli ordini virtuali; Conad si è vista lievitare le richieste giornaliere da 3mila a 90mila in pochi giorni.
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Paradossalmente a far scendere i numeri della media d' attesa sono i piccoli negozi e le botteghe all' angolo della strada. I commercianti di quartiere, che fino a l' altro ieri non si sarebbero mai sognati di consegnare a domicilio e che, invece, ora si sono organizzati in quattro e quattr' otto con WhatsApp e il furgoncino della ditta. Meglio di niente. Anzi, ad avercene. Loro funzionano pure di più. Hanno un giro più contenuto e riescono a evadere tutte (o quasi) le richieste. Ma per il resto, fare la spesa on-line è un terno al lotto.
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