Paolo Mastrolilli per “la Repubblica – Affari & Finanza”
STEVE JOBS E BILL GATES
C'era una volta la favola del visionario digitale, che si sacrificava a diventare imprenditore solo per il nobile scopo di migliorare l'esistenza di noi poveri mortali. Magari lungo la strada inciampava in qualche business miliardario, ma era solo un incidente di percorso che nulla aveva a che fare con le sue vere intenzioni.
bill gates e steve jobs
Per esempio, durante le violente proteste del 2015 a Ferguson, Missouri, dove il poliziotto bianco Darren Wilson aveva ammazzato il diciottenne nero Michael Brown per aver rubato un pacchetto di sigari, tra il fumo dei lacrimogeni mi sembrò di intravvedere un ragazzo con la barba che somigliava dannatamente a Jack Dorsey, fondatore di Twitter.
Jack Dorsey 3
Passeggiava insieme ai manifestanti, tenendo sotto braccio un signore. Incuriosito mi avvicinai e chiesi: «Cosa ci fa un miliardario in questo caos, a rischiare la pelle?». Lui non fece una piega: «Sono qui a protestare con mio padre, perché è la città dove sono cresciuto. Conosco bene gli abusi razziali su cui è costruita, e considero un dovere civico far sentire la mia voce per la giustizia».
bill gates e steve jobs copia 3
Oppure Steve Jobs, che aveva una visione messianica della sua presenza sul pianeta Terra. Come mi raccontò Charles Jolley, oggi ceo di URB-E, ma allora responsabile della iCloud di Apple: «Una volta andai a presentargli un prodotto che avevo sviluppato, e lui rimase tanto schifato da lanciarmi il cellulare in testa. Uscii dall'ufficio e andai a casa, supponendo che quel gesto equivalesse al mio licenziamento.
bill gates e steve jobs copia 2
Qualche giorno dopo Steve mi chiamò e chiese: perché non sei al tuo posto? Io ribattei: mi hai tirato il cellulare in testa e pensavo di essere stato licenziato. Lui replicò: l'ho fatto perché te lo meritavi, ma non significa che ti abbia dato il permesso di arrenderti. Torna subito qui e realizza un prodotto all'altezza. Risposi d'istinto: hai perfettamente ragione. Quella roba faceva vomitare. Ora torno, la rifaccio, e sarà spettacolare».
O magari quando mi capitò di intervistare Bill Gates a Las Vegas, mentre faceva ancora il ceo di Microsoft. Come prima cosa, spiegò che i suoi figli non avrebbero ereditato la sua fortuna: «Vivranno bene, è ovvio. Però devono trovare la loro strada. Se gli regalassi tutti i miei miliardi li corromperei. Io poi sono diventato ricco grazie alla società in cui ho avuto la fortuna di crescere, e penso di avere il dovere di restituirle quanto mi ha offerto».
Paul Allen e Bill Gates
Quindi, interrogato sulla ragione per cui si alzava ancora la mattina per gestire la sua azienda, mi guardò come fossi un alieno: «Perché il sogno che avevamo io e Paul (Allen, ndr) quando cominciammo non è ancora stato realizzato».
Questa era l'epopea del visionario digitale. Ma quanto è rimasto di tutto ciò, tra Elon Musk che si sveglia una mattina e minaccia di licenziare il 10% dei dipendenti di Tesla, Mark Zuckerberg che si vende o si fa fregare da Cambridge Analytica, Sheryl Sandberg messa alla porta perché usa i soldi di Facebook per il suo matrimonio, Elizabeth Holmes che finisce in galera per aver truffato i creduloni investitori di Theranos, o WeWork di Adam Neumann che nell'immaginario di Hollywood è diventato la serie televisiva "WeCrashed"?
mark zuckerberg
Quando gli imprenditori erano i padroni delle ferriere, nessuno si faceva illusioni. Era un mondo di lupi, solo i più feroci potevano sopravvivere. Ma come è possibile che un illuminato come Musk costringa i suoi operai a costruire le futuristiche Tesla elettriche dentro una tenda come la GA4, tirata su in California?
Magari usando il nastro adesivo per rattoppare i pezzi difettosi? Ci si può fidare di uno così, quando dice di volere Twitter per proteggere la libertà di espressione, e poi la prima cosa che fa è garantire a Trump il diritto di tornare a spacciare bugie con cui avvelena la democrazia?
sheryl sandberg e mark zuckerberg 1
Possibile che si rifiuti di fare filantropia con Gates, sfottendolo con un tweet in cui ritrae la sua pancia come se fosse un uomo incinto, solo perché ha scommesso 500 milioni di dollari "short" contro Tesla? E il divorzio di Bill da Melinda?
E Jeff Bezos che promette di trasferire l'umanità su Marte, affinché abbia un "piano B" per la sopravvivenza, ma poi minaccia i dipendenti quando si azzardano a fondare il sindacato di Amazon, secondo la denuncia del National Labor Relations Board?
Elizabeth Holmes
Hollywood non crede ai propri occhi, e scommette alla grande sul "bad entrerpreneur", come scrive il New York Times. Prima "The Social Network", dove Zuckerberg si difende sostenendo che «non sono un cattivo ragazzo ». Poi "Super Pumped", dove il fondatore di Uber Travis Kalanick viene bocciato in quanto «non abbastanza umano».
Elizabeth Holmes
Oppure "The Dropout", dove Amanda Seydfried tenta di interpretare le patologie psicologiche di Elizabeth Holmes. "WeCrashed", dove Jared Leto svela l'imbroglio di Adam Neumann, o le biografie di Jobs con le crudeltà verso sua figlia, in attesa di vedere anche Google e gli altri.
La Bbc si è chiesta se è solo un caso, oppure la "dark side" del visionario digitale è "baked in" nella cultura della Silicon Valley. E la risposta è sì. La nuova fase critica dipende in larga parte dalle contingenze, tipo Covid, guerra in Ucraina, inflazione.
elon musk al met gala
Come ha notato Le Monde, dal novembre 2021 i titoli tecnologici hanno bruciato il 25% del valore, e Apple ha perso il podio di azienda più ricca al mondo in favore della compagnia petrolifera saudita Aramco.
Secondo il sito Layoffs.fyi, a maggio i licenziamenti nel settore tecnologico sono stati 15.600, il massimo dal 2000. Netflix perde abbonati e taglia il personale, ma anche Amazon considera «un esubero» il suo milione e 600.000 dipendenti. C'è crisi e bisogna ridurre i costi, normale effetto dei cicli. Ma l'orizzonte resta radioso e si tornerà a crescere.
Festa di Capodanno di Jeff Bezos 2
Rimane da capire se anche il mito del visionario digitale ne uscirà intatto, oppure resterà per sempre scalfito. Prima di tutto perché ne abbiamo fatto dei miti, ma sono esseri umani con tutti i difetti del modello originale.
Poi perché potere e ricchezza esagerati fanno girare la testa. Ma soprattutto perché la cultura della segretezza che avvolge questo mondo, la necessità di proteggere la propria idea geniale, la strategia "Fake it till you make it" col marketing fino a quando diventa vera, se lo diventa, corrompono senza rimedio. Anche quando si riesce ad avere successo e cambiare sul serio il mondo.