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    "MA SIAMO VICINO A REGGIO CALABRIA?" - BUFERA SOCIAL SUL PARROCO DI LEINI', IN PIEMONTE, CHE E' SBOTTATO DOPO CHE GLI AMICI DI UNA COPPIA DI SPOSI HANNO FESTEGGIATO IL MATRIMONIO  PORTANDO UN CARRO AGRICOLO COLMO DI SACCHI DI RISO E GRANO FUORI DAL SAGRATO DELLA CHIESA - IL SACERDOTE  S'E' INFURIATO PERCHE' FINITO IL TRADIZIONALE LANCIO, IL PIAZZALE E' RISULTATO INVASO DAI CHICCHI E SI E' SFOGATO SUI SOCIAL: "PASSERO' DI NUOVO COME IL ROMPICOGLIONI..."


     
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    Da quotidianocanavese.it
     

    Chiesa di Leini Chiesa di Leini

    Basta lasciare il sagrato della chiesa in uno stato pietoso dopo i matrimoni. Il parroco di Leinì, don Pierantonio Garbiglia, sbotta contro i festeggiamenti sopra le righe che lasciano gli spazi parrocchiali in uno stato di degrado: «A volte, mi chiedo se Leinì sia vicino a Reggio Calabria o a Courmayeur?». L’uscita ha, inevitabilmente, fatto molto discutere. Il religioso è finito nel mirino delle critiche sui social per il riferimento al sud Italia, giudicato da molti «discriminatorio» e «inopportuno». Don Pier è subito corso ai ripari, eliminando il post incriminato con tanto di scuse: «Mi scuso per il post precedente.
     
    Non voleva essere discriminatorio e se è stato letto come tale chiedo scusa doppiamente. Tanto più ogni volta che ho un invito a celebrare un matrimonio in giro per l'Italia ci vado di corsa, nei limiti dei miei impegni parrocchiali. Mi fa sempre onore e piacere». La questione di fondo però resta e anche l’appello di don Pier ad una maggiore sobrietà in certe occasioni:

    Leini Matrimonio Leini Matrimonio

     
    «Mi chiedo se un carro di carnevale e due motrici di camion, e mezzo quintale di grano e riso buttati siano veramente segno di festa e di sobrietà!? È inutile nasconderci dietro a un dito o all'essere ipocriti. I matrimoni in chiesa ormai di cristiano hanno ben poco, a cominciare dalle feste al celibato (sia per lei che per lui, sia chiaro, per par condicio!) fino al lasciare la piazza della chiesa dopo i festeggiamenti in uno stato pietoso». Il parroco di Leinì non ci sta: «Quello che fa più male è essere trattati come schiavi.
     
    Essere servi è evangelico. Essere schiavi, no! Trattare da schiavi gli altri è quando qualcuno fa il padrone nella vita di altri o a casa di altri, anche nella casa e piazza della comunità e poi se ne va, quando in nome di "questa è l'offerta per la chiesa" ci si permette di lasciare degli spazi e ambienti confronto i quali le stalle dei contadini arrossiscono. Lo so. È uno sfogo. È una partita persa e io passerò di nuovo come il "rompi", come da otto anni molti mi ritengono qui a Leinì. Non importa. Se non si parla, non si educa. È umiliante anche per i volontari, che appunto, sono volontari e non schiavi. Pertanto, da ora in avanti. Vuoi sposarti a Leinì? o a Mappano? Bene. Procuratevi un'impresa di pulizia che dopo il matrimonio pulisca chiesa e piazzale. Pace e bene».

    Lancio riso Lancio riso

     
    Su Facebook gli utenti si sono divisi tra chi si è schierato apertamente dalla parte del parroco e chi, invece, oltre a sottolineare il post non opportuno, ha sostenuto che con la «busta» ricevuta per celebrare il matrimonio il sacerdote avrebbe avuto il denaro per chiamare una impresa di pulizie... C'è anche chi ha invitato il don a denunciare tutto ai carabinieri. Gli invitati dell'ultimo matrimonio che ha scatenato la reazione del parroco hanno comunque precisato di aver pulito il sagrato della chiesa.

     

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