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Nicola Bambini per www.vanityfair
Urla e pianti dal salotto. Un grande classico di famiglia, col papà che arriva di corsa dalla cucina e trova i due figli piccoli che si accapigliano per il controllo della televisione. «Ha cominciato lui», «zitto bugiardo»: ognuno tira l’acqua al suo mulino, ricostruire l’accaduto appare impossibile. Nessun problema: il padre con le mani mima il gesto del monitor, poi torna in cucina per riguardare l’episodio sul tablet e consultarsi con la moglie. «Guarda, in questo istante gli ha strappato il telecomando dalle mani»: punito il colpevole,giustizia è fatta.
Ecco cosa accadrebbe se anche i genitori avessero a disposizione la Var, acronimo di Video Assistant Referee, la «moviola in campo» che lo scorso weekend ha fatto il suo esordio in Serie A. Una novità clamorosa in grado di aiutare gli arbitri nelle cosiddette «game-changing situations», ossia le situazioni di gioco che possono cambiare una partita: assegnazione di gol e rigori, espulsioni dirette oppure scambi di persona. In questi quattro casi il direttore di gara può fermare l’azione, rivedere l’episodio sul monitor a bordo campo e poi prendere la decisione.
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La tecnologia per ristabilire l’ordine, quindi. Ma quali effetti avrebbe se fosse applicabile alla quotidianità, in una sorta di «Truman Show» dove tutto è costantemente ripreso e quindi ri-visionabile in qualsiasi momento? Sarebbe il caos. Per strada si creerebbero capannelli di persone intorno ai vigili urbanimentre all’angolo di un incrocio riguardano la dinamica di un incidente: «Non c’è dubbio, era già scattato il rosso». Per non parlare delle aule dei tribunaliche si trasformerebbero in delle specie di cinema: «Sì, possiamo dare le attenuanti generiche».
Tutti con gli occhi puntati sui monitor. «Le garantisco che ho già pagato», urlerebbe la signora in fila dal macellaio malfidato che vuol essere sicuro di non essere fregato. «Mi hai tradito, ti lascio», si sentirebbe gridare dalla finestra di una coppia di fidanzati, salvo poi arrivare la pronta rettifica: «Anzi no, prima lo voglio rivedere». E allora via col video-check. Lui suderebbe freddo sapendo di non essere esente da colpe, ma poi la scelta finale sarebbe comunque a discrezione della compagna: quello scambio di saluti molto affettuoso nasconde qualcos’altro?
Eccolo, il punto debole. Perché la vita, così come lo sport, non sempre è bianco o nero. E’ più spesso una scala di grigi, di fronte alla quale ognuno dice la sua, in base alla propria sensibilità e al proprio giudizio. Quindi ben venga la Var (nello sport), ma guai ad abusarne e trasformarla in una «ricerca ossessiva della verità». Se usata in maniera corretta – e quindi solo per specifici casi – può dare una grande mano agli arbitri durante la partita, ma non deve togliergli la tranquillità per interpretare a loro discrezione determinati episodi.
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Perché, nonostante tutto, una strigliata ad entrambi i figli resta ad oggi il metodo più diffuso. E senza dubbio anche il più efficace.