Daniele Capezzone per “La Verità”
emmanuel macron schiaffeggiato 1
Mario Draghi rischia di essere un protagonista fortunato sulla scena europea, nella nuova grande partita di potere che sta per cominciare: un imprevedibile incrocio di circostanze fa sì che la sua attuale ascesa coincida per un verso con la fine della stagione di Angela Merkel, che sarà inevitabilmente sancita dalle elezioni politiche del prossimo settembre in Germania, e per altro verso dalla crisi di Emmanuel Macron, che al momento appare difficilmente reversibile.
ARMIN LASCHET ANGELA MERKEL 2
Insomma, un ciclo politico finisce, portando via alcuni protagonisti ingombranti; un nuovo ciclo non si intravvede ancora; e dunque, fatalmente, può allargarsi - per autorevolezza personale ed esperienza - il ruolo da interpretare per l'attuale premier italiano, nonché già governatore della Bce. Ieri a Berlino Draghi ha visto l'attuale cancelliera tedesca, mentre dal 4 al 6 luglio sarà Sergio Mattarella a recarsi in Francia (previsti un incontro con Macron e una lectio magistralis alla Sorbona).
sergio mattarella e mario draghi
La situazione in Germania è difficile da decifrare: fino a qualche settimana fa, la Cdu era descritta come in estrema difficoltà, mentre si dava per acclarata una enorme crescita dei Verdi. L'ultima tornata amministrativa ha mostrato invece una ottima tenuta dei democristiani.
ursula von der leyen, emmanuel macron, charles michel, angela merkel e mario draghi al g7 1
Ma settembre è lontano, e molte cose possono accadere da qui ad allora: notoriamente, peraltro, la politica tedesca conosce accelerazioni capaci di esaltare o stroncare in tempi rapidissimi le ambizioni di vari protagonisti: si pensi alla velocità con cui è entrata e subito dopo uscita di scena Annegret Kramp-Karrenbauer, che era stata designata come erede della Merkel e che invece, com' è noto, è stata divorata in poche settimane; o si pensi anche alle difficoltà maggiori del previsto con cui sta partendo la stagione alla guida dei Verdi di Annalena Baerbock.
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Quanto a Macron, le elezioni di domenica sono state disastrose per lui. Molto male le liste locali legate a En Marche, la sua creatura politica (i maligni hanno immediatamente parlato di «retromarche»); malissimo l'affluenza alle urne, segno di una disaffezione dei francesi rispetto all'offerta politica esistente.
emmanuel macron e mario draghi al g7
E la stessa frenata del partito di Marine Le Pen non è necessariamente tranquilizzante per l'inquilino dell'Eliseo: se risalgono i gollisti tradizionali rosicchiando qualcosa alla Le Pen, per Macron diventa difficile ripetere la campagna di demonizzazione della destra che gli riuscì qualche anno fa. Macron ha di recente subìto un'altra umiliazione notata da pochi: in un sondaggio commissionato dal think tank transalpino Le Millénaire, il politico più popolare in Francia è risultato essere nientemeno che uno straniero, il premier Uk Boris Johnson, con il 51% degli elettori francesi che risultano avere un'opinione positiva su di lui, contro appena il 33% di Macron.
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Un bello schiaffo morale per l'uomo dell'Eliseo, che non ha mai smesso di provocare e punzecchiare il conservatore britannico. Dunque, tornando a Draghi, che già ha - su un altro piano - canali solidissimi con Washington, pure il quadro europeo sembra aprirgli spazi impensabili al momento del suo insediamento a Palazzo Chigi.
SEI BELLA COME IL Whatever it takes di mario draghi
E a questo punto, per l'ex uomo di Francoforte gli scenari sono almeno tre. Primo: protrarre la sua esperienza a Palazzo Chigi fino al 2023 (e perfino oltre, se le successive elezioni non dessero vincitori certi).
A militare a favore di questa tesi ci sarebbe l'implementazione del Recovery plan, ma anche (lo ha fatto notare Francesco Galietti su Policy Sonar) la necessità di mantenere l'Italia saldamente nell'asse atlantico, in tempi di nuova guerra fredda con Pechino.
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Seconda possibilità: essere eletto al Quirinale a inizio 2022, diventando il regista della politica italiana per sette anni, oltre che l'ombrello capace di garantire credibilità internazionale ai futuri governi.
Oppure, terzo scenario: sfruttare un'occasione che potrebbe aprirsi a metà del 2022, quando ci sarà da sostituire l'incolore belga Charles Michel alla guida del Consiglio europeo. Draghi potrebbe cogliere quell'occasione, e, considerando la debolezza dell'attuale Commissione guidata da Ursula von der Leyen (che peraltro a quel punto sarà a un anno e mezzo-due dalla fine del mandato), potrebbe assumere un'indiscutibile centralità nell'assetto istituzionale Ue.
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Aveva ragione Niccolò Machiavelli, tra le altre cose grande giocatore di carte: come si sa, una delle sue pagine più intense e commoventi, al tempo della sua cacciata dal governo, fu proprio quella in cui descrisse la sua giornata, per metà trascorsa a giocare a carte in bettole e taverne, e per l'altra metà, la sera, a scrivere e a coltivare in solitudine la parte più nobile di sé.
Il gioco delle carte insegna che esistono, nella vita e nella storia, anche circostanze e fattori che non possono essere controllati: il gioco riproduce la competizione feroce che è propria della vita reale, abitua ad agire e non a subìre, e a sfruttare un'eventuale circostanza propizia. È l'opportunità che il destino potrebbe ancora una volta offrire a Draghi.
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