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    “CONTRO DI ME ACCUSE INESISTENTI, ERA L’AZIENDA A CHIEDERMI DI PRESENTARE IL MIO LIBRO IN GIRO” - MONICA MAGGIONI SI SFOGA DOPO L’OPERAZIONE DELLA GUARDIA DI FINANZA NEL SUO UFFICIO: “SI TRATTA DI ACCUSE PRETESTUOSE. SONO POCHE CENTINAIA DI EURO PER TRENI E TAXI, PER UN LAVORO CHE RIVENDICO COME FATTO IN NOME DELL'AZIENDA”


     
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    Francesco Manacorda per “La Repubblica”

     

    mario orfeo monica maggioni mario orfeo monica maggioni

    «Stiamo parlando di un libro che parte da un' iniziativa fatta come direttore di RaiNews e che ho presentato anche su sollecitazione della stessa Rai, come sempre avviene. Stavo lavorando per promuovere un lavoro fatto con tutta la mia redazione sul "terrorismo mediatico" dell' Isis e nato da un mio editoriale in cui annunciavo che non avremo più mandato in onda i video di propaganda dei terroristi; un' iniziativa che era diventata un tema di interesse e di impegno per tutta l' azienda. E invece da giugno stiamo leggendo titoli sulle «note spese della Maggioni», come se dietro si celasse chissà che. È chiaro che c' è un' operazione che va avanti da tempo, peraltro su episodi già ampiamente chiariti».

    MONICA MAGGIONI MONICA MAGGIONI

     

    Monica Maggioni, presidente della Rai, avrebbe certo preferito che la giornata andasse liscia così: intorno al tavolo ovale del consiglio d' amministrazione al settimo piano di viale Mazzini lei, il gran capo del World Economic Forum Klaus Schwab e un piccolo gruppo di giornalisti invitati per capire dove punterà il prossimo Forum di Davos, quando come ogni gennaio i Ricchi&Potenti di tutto il mondo si riuniranno nelle Alpi svizzere.

    MAGGIONI LETTA MAGGIONI LETTA

     

    Ma nella Rai dei mille veleni basta un attimo per precipitare dalle vette alpine nella palude dei sospetti, circondata da scarsa solidarietà aziendale e stretta invece nell'«operazione», come la chiama lei. Una caduta che ieri mattina ha le sembianze dei sei uomini sei della Guardia di Finanza che arrivano nel suo ufficio per prelevare documenti e che provoca anche una chiamata di Nino Rizzo Nervo, l'"ufficiale di collegamento" con la Rai di Palazzo Chigi, che vuole capire se quello che sta accadendo a viale Mazzini debba essere fonte di preoccupazione o meno.

     

    laura boldrini monica maggioni laura boldrini monica maggioni

    Così, a margine del dibattito con il guru di Davos che racconta dei suoi incontri da Pechino a Washington e dopo i discorsi "alti" sulla necessità di riforme in Europa, una Maggioni tutt' altro che intimorita accetta di parlare con qualche collega di quello che sta accadendo. Anzi «riaccadendo, visto che le carte che sono venuti a prendere sono esattamente quelle che avevamo già dato all' Anac di Cantone. Questa volta invece si parte da una denuncia su cui si muove la magistratura. Ma - lo ripeto - si tratta di accuse pretestuose. Sono poche centinaia di euro per treni e taxi, per un lavoro che rivendico come fatto in nome dell' azienda».

     

    Maggioni è esplicita, ma a chi l' ascolta detta le sue condizioni: «Niente interviste da riportare sul giornale. Non voglio dare peso e importanza a questi attacchi ». La presidente della Rai non gradirà dunque queste righe. La cronista che Maggioni è stata ed è, forse, capirà. Del resto, spiega ancora, vuole combattere quella che considera una vera e propria campagna ostile: «Ci sono già stati organi di stampa che hanno "impapocchiato", hanno scritto impropriamente di queste cose e sono stati querelati. Hanno dovuto transare».

    MAGGIONI MAGGIONI

     

    I capitoli contestati riguardano le note spese, ma anche alcuni appalti concessi da RaiNews ai tempi della sua direzione: «Ci sono temi di implementazione, di produzione, di cui abbiamo dato i documenti. Ma si tratta di contratti fatti dalla produzione di cui non ho contezza di nessun tipo».

     

    Poi l' elenco puntiglioso delle trasferte contestate, che un assistente le va a prendere e che come è ovvio ricalca integralmente i documenti già portati dalla Rai per lo stesso caso in Commissione di Vigilanza, dove la presidente era sotto attacco dei cinque Stelle: «Qui ero al Salone del Libro di Torino, qui al Festival di giornalismo di Ferrare, A Pescasseroli, dove mi aveva invitato Dacia Maraini, non riuscii nemmeno ad andare...». Si potrebbe continuare, e Maggioni, continua, ma il punto che le sta a cuore è un altro: «Ma stiamo scherzando?

     

    MAGGIONI MAGGIONI

    Stavo facendo il mio lavoro. Ero la faccia della Rai che andava in giro a parlare di un tema importante per l' azienda. Del resto anche in Commissione di Vigilanza Carlo Freccero ha detto che avrei dovuto fare ancora di più per portare in giro il libro», dice citando non a caso il consigliere Rai designato da quei grillini che l' hanno messa sulla graticola. Se Maggioni è serena non si può più chiedere; non da quando Renzi si è appropriato del copyright dell' aggettivo rovesciandone l' auspicio: «Non c' è un problema di sostanza, ma quello che accade mi fa molto ragionare su ciò che accade nel paese. Le accuse inesistenti che galleggiano per mesi provocano danni».

     

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