Maria Giovanna Maglie per Dagospia
frank giustra ha donato 31 milioni alla fondazione clinton
Uranium one, è la parola magica, quella prova che per trovarla valeva anche la pena di rischiare. Oggi il presidente difende il figlio che si è stoltamente incontrato con un'avvocatessa russa ed è uscito con un pugno di mosche nel tarda primavera del 2016. Lo fa con tweet e non solo, “cercava di avere informazioni e il suo comportamento è trasparente”, e poi ricorda che siamo in piena witch hunt , caccia alle streghe, niente di più.
In verità deve essere furioso per l'ingenuità con la quale il figlio è caduto in un trappolone tesogli da qualcuno, probabilmente per avere una prova a futura memoria che contatti con i russi c’erano stati nella campagna Trump.
l inchiesta del ny times su uranium one
Ma che cosa cercava Donald junior, di quale prova era così avido da correre il rischio, ammesso che si sia reso conto? Qualcuno ha scritto che sperava di avere informazioni su contributi illegali alla campagna di Hillary Clinton, ma la verità è che The Big One è Uranium One, ed è uno scandalo i cui contorni non sono mai stati definiti tanto da diventare una prova (ma che tutti conoscono).
le carte che dimostrano che il segretario di Stato Hillary Clinton ha fatto un sacco di favori e consentito affari a governi e istituzioni straniere in cambio di soldi in varie forme ma in quantità enorme alla Fondazione Clinton, soprattutto sotto forma di discorsi del marito Bill pagati cifre spropositate, e che lo ha fatto anche con la Russia e Vladimir Putin in un affare nel quale è stato venduto patrimonio americano.
CLINTON CASH IL LIBRO DI PETER SCHWEIZER
Di più, nella primavera del 2015, quando ancora Donald Trump non era un pericolo perché la sua candidatura rappresentava soltanto una meteora, ed invece si andava definendo come quasi certa e monopolizzante la candidatura di Hillary Clinton, fu proprio il New York Times a tirare fuori la vicenda, con grande enfasi e promettendo di andare avanti nell'inchiesta, ripreso con altrettanto vigore dal Washington Post.
Solo che poi arrivò il tycoon e diventò l'unico nemico, com'è ancora oggi, alla faccia del buon giornalismo, delle opinioni separate dalla cronaca, del dovere di pubblicare ciò che è degno di essere pubblicato.
Nell'aprile del 2015 infatti il NYT rivela che, mentre era alla guida del Dipartimento di Stato, la candidata alle Presidenziali Usa potrebbe aver favorito l'acquisizione da parte della russa Armz, controllata dall'agenzia atomica russa (Rosatom) della canadese Uranium One, la società che controllava, e controlla tutt'oggi, un quinto della produzione Usa di uranio, quantità importanti che vanno dall'Asia centrale fino all'America.
Andiamo per ordine. La vendita di Uranium One toccava interessi strategici degli Stati Uniti, doveva quindi essere approvata da un Comitato di cui facevano parte i rappresentanti delle maggiori agenzie governative in materia di sicurezza. Tra loro , e con un ruolo preminente c’era anche Hillary Clinton, il segretario di Stato.
le donazioni alla fondazione clinton dal business dell uranio
C'è un libro che racconta tutto, si chiama. Clinton Cash: The Untold Story of How and Why Foreign Governments and Businesses Helped Make Bill and Hillary Rich , del giornalista conservatore Peter Schweizer, è un'inchiesta di 186 pagine sulle entrate della Fondazione Clinton, nata nel 2001 come associazione filantropica. Il Times lo ha usato come base per l'inchiesta per raccontare la vendita da 610 milioni di dollari del 51% della società di estrazione di uranio Uranium One alla Rosatom, agenzia nucleare russa, approvato nel 2010 da un comitato federale di cui faceva parte il Dipartimento di Stato di Hillary.
Tra il 2008 e il 2010, un progetto della Fondazione Clinton ha ricevuto 2,35 milioni di dollari dalla Fernwood Foundation, controllata da colui che prima della vendita era il presidente di Uranium One. .
bill e hillary clinton al seggio
Secondo il Washington Post , che ha condotto un'inchiesta separata dal libro di Schweizer, tra le 429 organizzazioni che dal 2001 al 2013 hanno pagato per i discorsi di Bill Clinton circa 100 milioni di dollari, 67 erano donatrici della Fondazione di famiglia: avrebbero versato circa 26 milioni.
E se l'Amministrazione Obama ha chiesto fin dai giorni dell'entrata al Dipartimento di Stato di Hillary di rendere pubblici i dati delle donazioni, nulla appare sul sito della transazione legata all'uranio.
Volete un esempio? Un discorso di Bill Clinton a Mosca, pagato mezzo milione di dollari da una finanziaria russa, probabilmente legata al Cremlino. Un discorso tenuto poco dopo l’annuncio dell’operazione Uranium One.
donald trump junior e ivanka
Chi ha inciuciato davvero allora con la Russia del cattivo Vladimir Putin?