VOTO TRUMP
Maria Giovanna Maglie per Dagospia
Sono state le elezioni più cruente della storia recente degli Stati Uniti ma non è vero che sono state delle brutte elezioni, una brutta campagna elettorale, come non è vero che i due candidati che in queste ore si stanno giocando la presidenza degli Stati Uniti siano candidati sgraditi all'elettorato americano. Lo dividono, questo sì, come non accadeva da tanto tempo e nemmeno negli ultimi tempi del secondo mandato di W Bush tanta denigrazione era stata sprecata per un personaggio ormai saldamente nella politica come è Donald Trump a tutti gli effetti.
trump 9
Però Trump è anche il candidato repubblicano che ha preso il numero più alto di voti nelle primarie e Hillary Clinton per numero di voti è seconda solo a Barack Obama. Però i comizi degli ultimi giorni hanno visto la partecipazione di folle enormi come chiunque abbia osservato le elezioni degli ultimi vent'anni non ricorda. Certo, a Philadelphia c'era Bruce Springsteen e c'erano Barack Obama e Michelle e Bill Clinton ad aumentare l'entusiasmo per la candidata democratica, nei giorni precedenti c'erano stati Beyoncé, Lady Gaga e divi pop rock rap a profusione.
SPRINGSTEEN
Donald Trump invece ha fatto tutto da solo e anche se non è il favorito di questa giornata elettorale, potete giurare che i suoi elettori scalerebbero una montagna pur di andare a mettere il voto per lui nel seggio, a dimostrazione di quale ondata in parte di protesta in parte di speranza il miliardario newyorkese così stravagante e neofita abbia suscitato nell'intero Paese, da New York al profondo mondo rurale.
SPRINGSTEEN LADY GAGA MADONNA HILLARY
Il vero lavoro brutto l'hanno fatto giornali e televisione americani e di rimessa del resto del mondo perché loro hanno raccontato una campagna sbagliata fin dall'inizio, loro hanno finto che da una parte ci fosse l'unta del Signore e dall'altra un clown senza storia e prospettiva. Il lavoro brutto l'hanno fatto anche i partiti perché probabilmente le primarie democratiche avrebbero avuto un esito diverso se l'intero comitato elettorale non avesse brigato e tramato perché fosse Hillary Clinton la candidata e sarebbe mica male lo spettacolo di Bernie Sanders contro Donald Trump.
La voglio vedere la Clinton presidente non stare a sentire le sirene protezionistiche di sinistra di Sanders e della Warren. il lavoro brutto l'hanno fatto i repubblicani, che dopo aver realizzato lo sforzo di schierare tanti candidati importanti all'inizio delle primarie, hanno tardato e resistito a capire che gli elettori erano andati più avanti di loro e davvero volevano , anzi esigevano qualcosa di nuovo. Alla demonizzazione di Trump hanno stoltamente contribuito nel tentativo di aggirare una crisi che li aveva già e comunque colpiti.
hillary clinton e bernie sanders
Queste elezioni sono storiche per molte ragioni, per esempio perché il Partito Democratico, che nacque per rappresentare classi bianche povere, razze diverse e derelitti del paese, col metodo del tax and spend, è diventato il partito delle due punte del Paese, i ricchi e abbienti da una parte, gli illegali dall'altra.
Il Partito Repubblicano nelle mani di Donald Trump è diventato sì il partito delle classi bianche e dei maschi bianchi in prevalenza, ma non più e non solo di ricchi imprenditori un po' squali, al contrario di quella classe lavoratrice dell'America profonda e delle città industriali che la globalizzazione dirigista e forzata ha lasciato senza prospettive e impoveriti.
Vedremo:
10:00 di sera, le 4 del pomeriggio da noi, cominciano a circolare voci spesso selvagge sugli exit poll, che non possono essere resi noti prima che Sato per Stato si chiudano i seggi. I seggi chiudono in Indiana a mezzanotte e nello stato del candidato vicepresidente Mike Pence la vittoria di Trump dovrebbe essere sicura. Ma è anche uno Stato interessante per la battaglia del Senato perché se lì perde il candidato repubblicano i democratici hanno maggiori possibilità di avere la maggioranza nella Camera alta.
MIKE PENCE GOVERNATORE INDIANA
All'una del mattino italiano arriva finalmente la Florida e lì si capiscono un po' di cose non solo perché sono 29 voti elettorali ma anche perché se non prende quelli Donald Trump può salutare la presidenza. Non è detto però se la votazione è testa a testa che per molte ore la Florida dia il risultato, e se la votazione è testa a testa in Florida ma anche in Virginia allora le conclusioni dei sondaggisti sulla vittoria assicurata della Clinton si comincerebbero a infrangere sulla realtà.
All'una e mezzo del mattino Ohio e North Carolina sono stati nei quali Trump deve vincere, se invece anche uno solo dei due va alla Clinton la signora può stappare lo champagne. Anche in questi Stati però non è detto che ne sappiamo niente per ore; non dimenticate che è una battaglia all'ultimo sangue. In Nord Carolina per esempio molto dipende da quanti neri si presentano a votare perché nel 2004 e 2008 per Obama fecero la fila, lo stesso entusiasmo non hanno dimostrato in campagna elettorale per la Clinton.
TAFFERUGLI IN NEVADA TRA FANS DI CLINTON E SANDERS
Siamo alle 2:00 del mattino e chiudono i seggi in Pennsylvania e Michigan, Stati della rust belt dove l'appello di Trump alla classe bianca lavoratrice in crisi non solo economica ma anche di identità ha incontrato la risposta più forte in campagna elettorale. E questi Stati sono un suo personale obiettivo di vittoria, ma non sono affatto sicuri. In Pennsylvania e sicuramente diventato forte nei suburbi di Philadelphia.
Alle 3:00 del mattino 40 stati su 50 hanno finito di votare e se la Clinton si è presa anche la Georgia e il Missouri è arrivata anche ai 270 voti elettorali necessari per diventare presidente. Non è detto che succeda questa volta, ma per esempio Bill Clinton nel 1992 era arrivato a 274 voti elettorali solo con la metà orientale degli Stati Uniti.
trump a raleigh north carolina
Alle 4:00 però ci sono i risultati del Nevada che è l'ultimo degli Stati swing, degli Stati terreno di battaglia, e dove probabilmente Donald Trump ha perso grazie ai latini che hanno votato in grande quantità già prima del giorno del voto. Alle 5:00 infine si chiudono i voti sulla West Coast lasciando solo Alaska, ed e’ il caso di ricordare che i 78 voti elettorali di California Washington Oregon Hawaii sono assicurati per Hillary Clinton e per qualsiasi democratico.
obama e hillary clinton a charlotte in north carolina