Maria Giovanna Maglie per Dagospia
Hillary Clinton rende note le cifre milionarie delle sue ultime tasse per tentare di spingere Donald Trump a fare la stessa cosa. Lui da quell'orecchio non ci sente, a quanto si sa le sue tasse sono all'esame del IRS, la temuta Agenzia del fisco americano. Si parla di' una cifra ridotta per via degli investimenti in costruzioni ma che sarebbe in linea con le leggi vigenti di deducibilità.
WOLF BLITZER DELLA CNN FA IL TIFO PER HILLARY CLINTON
Certo, se fosse un evasore, non sarebbe a piede libero a fare campagna elettorale, qui non si scherza con l’IRS. Certo, gli americani amano sapere quanto pagano i politici almeno quanto vogliono sapere in che condizioni di salute si trovino realmente gli aspiranti alla carica numero uno del Paese.
E qui sta un grosso problema di Hillary Clinton, non solo perché i due candidati hanno 70 anni e dunque suscitano qualche interrogativo in più, ma lui sembra in salute ed energia più brillanti di lei; anche perché negli ultimi giorni impazzano chiacchiere su mai superati presunti disturbi neurologici della Clinton, rinfocolate da alcune cadute, incertezze di movimento, e persino da una misteriosa penna che sta sempre in mano alla guardia del corpo che non la molla un secondo, e che conterrebbe un farmaco contro le convulsioni, il Diazepam.
Certo, per essere la candidata senza rivale che tutti i giornali e le tv dipingono, Hillary Clinton resta nervosa e indisponibile alle domande della stampa; i suoi cari ancora di più, visto che ieri Bill Clinton, non pago di aver ottenuto l'incredibile non incriminazione della moglie per la vicenda delle mail distolte, occultate e distrutte, ha dichiarato in un comizio che il direttore del FBI ha detto “un sacco di stronzate”, testuale, sulla vicenda.
IL BODYGUARD DI HILLARY CLINTON TIENE UNA PENNA DI DIAZEPAM?
Alla grande capacità retorica, l'ex presidente, che fu beccato a istruire la sua vecchia amica e oggi Attorney General, Loretta Lynch, sull'argomento nell'hangar di un aeroporto, accompagna una vistosa arroganza.
E’ la Dynasty dei Clinton, abituati che la nazione perdoni le loro bugie. Però un po' di nervosismo comincia a vedersi anche tra alcuni esponenti della stampa tanto amica. Dice Chris Cuomo, anchor della Cnn che “più di quello che abbiamo fatto per lei non si può proprio fare”, e lo dice mentre l'emittente scivola niente meno che al terzo posto negli ascolti. È vero, più faziosi e schierati di così quelli della Cnn non avrebbero potuto essere fino ad ora. Perfino ridicoli, visto che sotto la dichiarazione di Trump su Obama “fondatore dell’Isis”, hanno ritenuto di mettere la scritta “non è vero”.
Un veterano come Wolf Blitzer si è consentito di inscenare una danza di gioia con brindisi in tribuna stampa per la nomination di Hillary Clinton,e solo qualche giorno fa un ex agente segreto legato a Donald Trump si è alzato e ha lasciato lo studio di Don Lemon dicendo che gli impediva di parlare. Saranno anche scene frequenti da noi ma negli Stati Uniti prima della folle campagna del 2016 tutto questo non accadeva., i giornalisti mascheravano decentemente la loro quasi totale appartenenza al fronte liberal.
loretta lynch
Ripeto, per essere la candidata già vincente che tutti dipingono, e dall'altra parte esserci un candidato di nuovo messo all'angolo del suo partito, sbeffeggiato per le dichiarazioni brutali e le gaffes che commette, tanto che la vulgata è che lo fa apposta perché vuole perdere così invece che con i voti, Hillary Clinton e nervosa e si sottrae incredibilmente al confronto diretto. L'ultimo sondaggio del Rasmussen reports dà i due candidati a 3 punti di differenza, lei a 43 e lui a 40; e attribuisce un insperato 8 per cento al semisconosciuto candidato libertario Gary Johnson. Il quale minaccia di presentarsi sul serio ai dibattiti che diventerebbero a 3 invece che a due.
Con l'avvicinarsi dei dibattiti e della fase finale, un po' di nervosismo affiora tra i media pur schierati per il comportamento reticente di Hillary Clinton e del suo gruppo. Scrive Annie Karni su Politico che la candidata democratica ha trovato un altro modo per evitare la stampa lanciando un format nel quale si fa finalmente intervistare, ma invece che da un giornalista da un sostenitore arruolato per la bisogna.
GARY JOHNSON
Si chiama With her, con lei, lanciato su iTunes, promette di essere un racconto dall'interno della vita di Hillary in campagna elettorale. L'intervistatore si chiama Max Linsky, in un quarto d'ora si guarda bene dal porre qualunque domanda sull'avversario Donald Trump, sulle mail, sul rapporto della Fondazione Clinton con la campagna Clinton; preferisce concentrarsi sull' esperienza emotiva e umana che la candidata sta vivendo, sulla figlia, su come mantiene la calma, sull'ultimo pensiero prima di andare a dormire.
Ne esce un quadretto edificante con frasi indimenticabili del tipo “di solito mi alzo, mi vesto, esco dalla stanza, mi fanno un grande briefing, e ogni giorno seguo una routine regolare”.
Commenta Lisa Smith, che è una esperta stratega dei democratici che non c'è niente di nuovo, la Clinton fa come ha sempre fatto Barack Obama, e cioè usa blog fotografie e video strettamente controllati dalla sua gente; ma siccome ci sono importanti questioni e dubbi di affidabilità legati alla sua candidatura, che si rifiuti di tenere conferenze stampa con libere domande dovrebbe preoccupare l'intera stampa e l'opinione pubblica. Da notare che anche le fotografie sono state per mesi fatte da una fotografa personale e poi distribuite alla stampa.
TRUMP CLINTON
Linsky, finito sotto accusa per l’intervista così sdraiata, risponde che sa benissimo che non si tratta di giornalismo. “Non sono un giornalista e non sono imparziale, sono proprietario di una rispettata piccola compagnia, sono un grande sostenitore della Clinton e sono felice che me l'abbiano chiesto”. A scanso di equivoci, pur essendo un fan, lo hanno anche pagato.
Il dibattito di metà agosto sul ruolo dei media nell’appoggiare smaccatamente lei e denigrare regolarmente lui, che almeno finora sulle provocazioni ha costruito la sua narrazione, comincia a prendere un verso nuovo, come se la categoria sentisse l’esigenza di giustificarsi.
donald trump christie hillary clinton
C’è chi sostiene che a distogliere l’attenzione dalle mancanze della Clinton siano state quelle ben più vistose di Trump, insomma che il vero nemico di se stesso sia lui, e così si assolve; ma che la campagna della candidata democratica, tra omissioni, reticenze, mancate risposte e misteri negati cominci ad irritare molti ambienti, è finalmente chiaro.